Bufale in rete: troppi falsi video di maiali morti destinati a wurstel e hamburger e di polli usati per le cotolette allarmano i consumatori
Bufale in rete: troppi falsi video di maiali morti destinati a wurstel e hamburger e di polli usati per le cotolette allarmano i consumatori
Redazione 30 Luglio 2014Da circa un anno circola sul Web un video, “Como se hacen los hotdogs y salchichas?”, che mostra cosa succede nelle aziende produttrici di würstel e salsicce. È il tipico video che riesce a ottenere molte visualizzazioni su YouTube perchè contiene: immagini truci, musica ad effetto e soprattutto un montaggio fantasioso. Nel video, infatti, si vede una macchina tritatutto in cui vengono fatte cadere delle carcasse di maiali. Ciò che ne esce è progressivamente trasformato in una poltiglia che, pare ovvio, viene inserita nei würstel che finiranno sulle tavole degli ignari consumatori. L’effetto è strabiliante ma c’è un piccolo problema, si tratta di immagini assemblate in modo da raccontare una falsa storia. Insomma siamo di fronte ad una bufala. Siamo di fronte a due diversi video montati in successione per raccontare una storia inesistente. Nel primo si vedono le immagini di un impianto per lo smaltimento di carcasse suine tramite incenerimento a fini sanitari, mentre nel secondo si vede una linea di produzione di würstel. Per correttezza va detto che l’utilizzo di certi scarti o rifiuti non è permesso neppure per i mangimi zootecnici o il pet food, figuriamoci per un prodotto destinato all’alimentazione umana.
Una domanda sorge spontanea: chi può davvero credere che, anche nel Paese meno sensibile alle norme salutistiche, igieniche ed ambientali, delle carcasse di animali possano essere tritate per diventare cibo da vendere al supermercato? Forse chi ha fra i propri obiettivi quello di disincentivare il consumo di carne, demonizzandone il settore. Il video in questione, che al momento sfiora le 700mila visualizzazioni, non sembra essere stato preso eccessivamente sul serio (leggendo alcuni commenti), ma rilancia un annoso e serio problema: quello delle bufale in Rete, a cui questo giornale ha giustamente dedicato un’intera sezione. Se si naviga on-line o si frequentano i social network, è purtroppo normale imbattersi in notizie false e mistificatorie che, circolano anche per anni con il solo scopo di generare traffico o di difendere a tutti i costi la propria visione del mondo anche con informazioni che, nel migliore dei casi, creano confusione.
Di video e di post privi di senso che inondano il Web se contano migliaia. Uno, molto simile a quello dei maiali è il video sulla Slaughter Mobil, dove si vede un impianto di fabbricazione finlandese per la soppressione di animali a fini sanitari che permette di accelerare le operazioni di abbattimento per limitare la diffusione di malattie quali l’aviaria. Da questo video è stato tratto un leggendario post (condiviso solo su facebook da 14mila persone) intitolato “Tutta la verità sulla cotoletta di pollo”. Il post racconta che le carcasse di polli macinate veng0no poi utilizzate per preparare cotolette. Un altro esempio? Tutti gli articoli in cui si dice che, mangiando carne, si assumono fino a 9 grammi di antibiotici l’anno.
La libertà di opinione è da difendere, ma questo non deve essere confuso con la libertà di diffondere notizie false. Che questi video o articoli “ruba-click” vengano presi o meno sul serio è un problema da non sottovalutare perché creano confusione, senso di insicurezza e danneggiano intere linee di produzione come quella della carne, che con tutti i suoi difetti, cerca di correggere i propri difetti.
Benessere animale, sostenibilità, norme igienico-sanitarie ed ambientali: chi ha a che fare con il settore zootecnico, sa benissimo che sono temi di primaria importanza, e sempre al centro dell’attenzione. Oltre al rispetto dell’ambiente e degli animali da allevamento, mantenere intatta la propria reputazione porta a non fare perdere il lavoro, cosa che può riuscire a fare un video di qualche buontempone affamato di visibilità.
Il Fatto Alimentare ha interpellato l’azienda in cui è stato girato il filmato che ci ha dichiarato: «Il video ritrae falsamente i nostri hot dog John Morrell come se fossero ottenuti da carcasse di suino intere. Siamo orgogliosi di utilizzare per i nostri prodotti solo carne e processi di trasformazione ispezionati e approvati dallo USDA (il Dipartimento dell’agricoltura Usa, ndr). Per vedere come in realtà facciamo i nostri hot dog, basta vedere questo episodio di “Come è fatto”, (programma in onda su Sky TV) girato nei nostri stabilimenti. Chi ha delle domande può sempre contattarci tramite il sito».
Mario Pandolfi
© Riproduzione riservata
Foto: istockphoto.com
Resta il fatto che la “carne separata meccanicamente” è una realtà,come anche Il fatto alimentare ha scritto più volte, e e come è segnalato sull’etichetta di molti wurstel. Le bufale restano tali, ma almeno avranno il merito di indurre la gente a riflettere su quello che contengono i cibi che si mangiano.
Mi spiace contraddirti Paola, ma non induce affatto a riflettere su quello che contengono i cibi, induce solo a demonizzare un prodotto, a portare avanti in modo aggressivo una linea di pensiero di persone chiuse di mentalità, che non sono in grado di difendere il loro pensiero in modo educato e senza dover ricorrere ad aggressioni verbali e fisiche e che giocano la loro forza sul terrore della gente.
E si, c’è la CSM, quindi? capisco l’impatto nauseante dell’idea, ma alla fine anche i tagli interi vengono sminuzzati in poltiglia, è un prodotto di scarsa qualità merceologica, non igienica o sanitaria.
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bisogna sostenere l’informazione, vera e ragionata e se alcune categorie vogliono far valere il proprio pensiero, che lo facciano in modo onesto.
Per inciso, dopo aver visto il video mi chiedo, se le immagini delle carcasse macinate fossero vere, quale sarebbe il motivo di trattare così delle carcasse destinate all’incenerimento..se non per farne farine o altri preparati di cui preferisco non immaginare l’utilizzo..
Così come Il Fatto Alimentare anche sul Blog è stata creata la categoria destinata alle Bufale & Inesattezze, tuttavia il popolo del web sembra non recepire il messaggio ovvero che diffondere motizie false e/o inesatte significa solo creare Disinformazione e, in seconda battuta, a furia di gridare “al lupo” quando arriva la notizia vera, l’allarme di cui tenere conto, ecco che si passa oltre.
Giusto ieri un’amica, di solito attenta, è caduta nella trappola dell’elenco di marche di cibi contaminati dai metalli pesanti e lo ha ripubblicato su Faceboook; in questo caso, dopo la mia segnalazione, si è quasi scusata per essersi fatta fregare da quello che sembrava un un avviso vero, corredato da un articolo di giornale, il che la dice lunga sulla qualità della stampa, come più volte ha sottolineato Roberto La Pira nei suoi articoli.
La maggioranza dei navigatori presi in fallo, però, se ne esce con un: “che male c’è ad inoltrarlo?”
E qui casca l’asino, perchè i danni sono quelli che ho raccontato in apertura e che si abbinano con la scarsa consapevolezza che spesso si è responsabili della condivisione superficiale che diffama aziende e/o persone; al pari degli insulti scritti con leggerezza sulla bacheca Facebook.
Chi diffonde con leggerezza questi appelli, talvolta in calce indica frasi tipo “meditate, gente, meditate…”
Ecco, appunto, pensateci sempre prima di cliccare su “Invio/Condividi” senza sapere che cosa state inoltrando.
@Paola Emilia: Ho forti dubbi che la gente utilizzi questi video taroccati come stimolo per farsi delle domande.
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L’approccio del popolo del web credo possa essere diviso in due filoni principali ovvero quelli che leggono i titoli (ad esemnpio) o vedono questi video, si formano un’opinione e non approfondiscono e quelli che invece cercano informazioni che, però, difficilmente troveranno su FB, imballato com’è da contenuti discutibili e/o superficiali.
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Lo si può vedere analizzando il Fatto Alimentare. Sul sito ci sono commenti spesso ben argomentati, magari critici, ma quasi sempre nei limiti della critica civile.
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Poi vado sulla bacheca FB e vedo commenti talvolta demenziali, accuse di vario genere, tanta maleducazione e via dicendo.
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E quindi ogni piattaforma web ha il suo pubblico…
D’accordissimo sulla necessità di controllare bene prima di condividere qualcosa..quello che mi colpisce e’ che in realtà secondo me le immagini più disgustose sono quelle che si trovano nel filmato vero di SKY tv….qualcuno può pensare che quel miscuglio di ritagli di carne, sale e aromi sia cibo sano?
E’ l’uso di questi aggettivi che rende difficile per molte persone orientarsi in maniera critica.
Che vuoi dire con cibo “sano”? Perchè mai dovrebbe essere deleterio per la salute?
Definirei sano un alimento in cui l’apporto calorico è accompagnato dalla presenza di nutrienti e micronutrienti. Un cibo troppo ricco di sale aggiunto e abbondantemente addizionato di amico( mi riferisco al filmato di sky tv) non lo è, in questo caso anche l’aggiunta di spezie sembra voler mascherare la scarsa qualità di altri ingredienti….Volendo mangiare carne di maiale o pollo, una fetta di prosciutto o una coscia di pollo sono certamente più “sani”.
Ma come può, da qualche immagine, arrivare alla conclusione che nell’impasto ci sia una percentuale di sale maggiore che in una fetta di prosciutto?
Mi pare che il suo approccio sia quantomeno approssimativo.
io mi associo alle affermazioni di Vincenzo,
l’uso della parola “sano” è diventato ormai largamente diffuso e utilizzato in modo in proprio.
sano non è uguale a nutriente, non è uguale a qualità. Inoltre si fa sempre lo stesso errore, paragonare i prodotti.
Paola, quello che dici tu secondo me è sbagliato, una preparazione avrà sempre degli ingredienti addizionati, se no sarebbe materia prima e nessuno mangia materia prima.
Inoltre vorrei sottolinearti che il prosciutto cotto è esattamente come il wurstel, addizionato di sale, aromi ed additivi.
Il suo concetto di “sano” oltre ad essere arbitrario e soggettivo non ha significato se non viene associato anche al concetto di “corrette modalità e quantità di consumo”.
Cibi “sanissimi” portano comunque danni in caso di abuso o se inseriti in una dieta squilibrata. E una dieta squilibrata e dannosa può essere benissimo composta totalmente da cibi che lei definirebbe “sani”.
Parlare di cibo “sano” senza introdurre altre variabili non ha senso. Non esiste cibo sano “in sè”.
Anche la stessa acqua potabile peraltro, sanissima, è letale in caso di abuso…
Qualche precisazione.Io sono toscana e quando parlo di prosciutto intendo prosciutto crudo:che non contiene altro che carne di maiale e sale,forse qualche spezia. Ed è certamente salato, ma qui il sale ha una ragion d’essere -conservare la carne -nei wurstel serve dare sapore a un prodotto in genere di qualità non eccelsa, e che non è quasi mai 100% carne.Certo che non esiste un cibo sano”in se” ma esistono cibi più o meno adatti, nutrienti, genuini.(ps nessuno mangia materia prima? Se mangio una mela, o metto una fetta di carne in padella, la faccio cuocere un pochino e poi la mangio, cosa sto mangiando? Sono le aziende alimentari che hanno interesse a orientare i consumi verso preparazioni che consentono di aumentare il prezzo rispetto al prodotto di base…
Anche se si mangia bistecca scottata comunque non si sta mangiando materia prima. Una volta fatto un qualsiasi processo di trasformazione non si può parlare di materia prima.
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può essere fatta l’obbiezione di carni mangiate crude, come carpaccio o tartare, ma anche loro hanno un condimento.
non dico che i wurstel siano il prodotto di miglior qualità nutrizionale e merceologica che ci sia, ma non è detto che debba essere per forza demonizzato a prescindere.
poi parli del prosciutto crudo, anche qui dipende da marca, da marchio e da onestà di chi produce, non è vero che non ha nulla se non sale e spezie, forse quelli DOP, ma ti sei mai chiesta cosa c’è dentro a quelli delle sottomarche nei supermercati con nomi meno altisonanti??
Allo stesso modo esistono i wurstel fatti di solo suino, sale e spezie.
Articolo interessante, c’è molto da sfatare su falsi miti e bufale alimentari. La frase nell’articolo:
“Una domanda sorge spontanea: chi può davvero credere che, anche nel Paese meno sensibile alle norme salutistiche, igieniche ed ambientali, delle carcasse di animali possano essere tritate per diventare cibo da vendere al supermercato?”
Mi ha fatto riflettere su quanto in realtà i consumatori disinformati siano capaci di credere alle cose più bizzarre, ma peggio ancora, chi si avvicina ad un certo tipo di informazioni e le travisa e le assorbe completamente con piglio complottista. Un ragazzo giorni fa presso il negozio dove lavoro mi ha candidamente detto che “la coca cola la fanno con i feti abortiti dei bambini maschi”.
Se qualcuno crede a questo, il resto è tutta discesa…
Osservazione interessante e corretta..però,perdonatemi se mi viene da osservare che -anche se quelle immagini sono false e le procedure non sono quelle- in realtà i wurstel SONO fatti con pezzi di animali morti macinati….Forse ci sarebbe da fare una riflessione sulla difficoltà che molti di quanti mangiano carne hanno ad ammettere che si stanno nutrendo di un animale morto..(quanto alla qualità dei wurstel,ce ne sono solo di puro suino, ma molti dei wurstel in commercio contengono carne -di pollo o tacchino-separata meccanicamente e altri ingredienti come amido….)
Allora però se vogliamo parlare seriamente lo facciamo, altrimenti è inutile.
Che centra adesso “l’animale morto”????
Anche gli insaccati sono pezzi di animale morto macinato, anche il prosciutto è un pezzo di animale morto.
Siamo seri, queste cose si chiamano lavorazioni, è la cosa più normale del mondo.
E’ diverso dire che carcasse intere vengono triturate, con organi e tutto, e poi insaccati per fare wurstel dal reale processo di produzione.
Quindi se dobbiamo discutere in maniera seria, come merita questo eccellente strumento che è il Fatto Alimentare lo facciamo, altrimenti è inutile.
Resta il fatto che quelle che chi lavora e mangia la carne chiama “lavorazioni” ,per chi non mangia carne sono “pezzi di animali morti”.In tutto questo non c’è niente di poco serio, falso o fuori argomento. Però mi sembra inutile continuare qui questa discussione che rischia di diventare un dialogo poco interessante per i lettori
Di questo mi ero accorto subito, ma nessuno aveva colto la bufala. Maiali di varie pezzature, morti non macellati, nell’impasto dei wurstel, secondo
il principio “quello che non strozza, ingrassa!”. Disonestà morale di certi animalisti.