Il Movimento 5 Stelle ha depositato un’interrogazione parlamentare invitando il Ministro Maurizio Martina a chiarire la posizione e il ruolo tra Andrea Ghiselli (dirigente del Centro di ricerca per gli alimenti e la nutrizione – CREA-NUT – alle dipendenze del ministero, oltre che responsabile della stesura delle nuove Linee guida per una sana alimentazione, ufficiosamente considerato anche portavoce del centro di ricerca) e le industrie alimentari. Nell’interrogazione presentata dalla parlamentare Chiara Gagnarli del M5S e membro della Commissione Agricoltura della Camera, si pone l’accento sul conflitto d’interessi dovuto al duplice ruolo di Ghiselli di ricercatore pubblico e di consulente di alcune grandi industrie agroalimentari operanti in Italia, prendendo spunto dalla denuncia evidenziata da Il Fatto Alimentare.
L’interrogazione sul conflitto di interessi di Andrea Ghiselli
Nel testo si legge che il ricercatore accumula incarichi pubblichi, come la partecipazione al gruppo di lavoro per la revisione dei livelli di assunzione di riferimento (LARN), alla Commissione unica per la dietetica e la nutrizione, alla Commissione per la ristorazione scolastica presso il Ministero del Lavoro, le consulenze per l’autorità garante della concorrenza e del mercato, e alcune importanti collaborazioni con l’industria dolciaria, come il lavoro effettuato fino a pochi giorni fa di coordinatore scientifico del sito Merendineitaliane.it, spazio finanziato dai principali produttori italiani di biscotti e merendine, o la partecipazione al panel scientifico di AIDEPI (Associazione delle industrie del dolce e della pasta italiane che raccoglie marchi come Ferrero, Barilla, Bauli, e altri), per il quale è stato retribuito fino a 8 mesi fa.
Aziende e istituzioni
“Queste grandi aziende alimentari – commenta la deputata Chiara Gagnarli – hanno lanciato una campagna di centinaia di migliaia di euro a favore dell’olio di palma su quotidiani come il Corriere della sera, La Stampa, Il Resto del Carlino e ci sembra opportuno che il ministro Maurizio Martina si esprima su questa vicenda e più in generale sulla posizione dei ricercatori degli Enti da lui controllati, per garantire l’affidabilità e l’indipendenza del mondo scientifico italiano legato all’alimentazione. D’altronde il codice disciplinare del Crea Nut – conclude la parlamentare 5 Stelle – già prevede delle disposizioni a garanzia dell’imparzialità del lavoro dei propri ricercatori”. Infatti, l’articolo 26 vieta espressamente di «accettare, a qualsiasi titolo, compensi, regali o altre utilità in connessione con la prestazione lavorativa e di astenersi dal partecipare all’adozione di provvedimenti degli Enti che possano coinvolgere direttamente o indirettamente interessi propri».
In questa vicenda spicca l’assordante silenzio da parte delle associazioni di consumatori che non sembrano interessate alla questione. Tace anche il Ministero della salute che dovrebbe avere a cuore gli aspetti collegati all’alimentazione degli italiani.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
E’ assolutamente intollerabile che chi ha un incarico pubblico possa svolgere attività in ambito privato; ciò dovrebbe essere motivo di automatico ed immediato esonero dall’incarico pubblico. Altrettanto intollerabile è l’assunzione di più che un incarico pubblico, per fare un solo esempio: parlamentare e sindaco.
Le lobby sono molto potenti in Italia e temo ma spero di sbagliarmi che il silenzio del Ministro stia propria ad indicare questo.
Io non sono molto d’accordo con questo articolo.
Secondo me una cosa non deve per forza escludere l’altra.
io penso che prima di tutto una persona è un professionista, se fa parte del Ceranut non è detto che non possa svolgere la sua attività da consulente.
Detto questo bisogna chiaramente vedere se è in grado di essere imparziale nel suo lavoro presso i centri di ricerca.
Se non lo è allora sorge un problema, ma se comunque è imparziale e svolge anche il lavoro da consulente ben venga, magari riesce a far pressione alle industrie nel migliorare certi aspetti.
Giovanni, secondo la tua opinione, occorrerebbe una giuria per giudicare l’operato di un professionista che lavori sia in ambito pubblico che in quello privato. uno spreco di risorse. sarebbe molto più semplice se ci si impiegasse tracciando un solco non oltrepassabile tra i due interessi, pubblico e privato, che ne eviti la commistione, badando bene che chiunque sia destinato a curare affari pubblici abbia trascorsi assolutamente trasparenti. sarebbe meglio per tutti.
Completamente in accordo con la richiesta; eticamente deve stare solo nella parte pubblica e non svolgere consulenze di parti private ed in conflitto di interessi!!!
Non sempre condiivido le vostre opinioni. Talvolta mi sono sembrate un po, per così dire, “estreme”. Ma in questo caso, emblematico di come nel nostro Paese ci sia un accentramento di cariche e poteri a tutti i livelli in barba a qualsiasi etica prosessionale , vi riconosco un coraggio enorme.
Poi magari la persona citata è la più onesta di questo mondo anche se, almeno l’onestà intellettuale, sarebbe quella di ammettere di avere dei limiti. Qualcuno potrà dire a chi continua ad accumulare beni e denari che le casse da morto col portapacchi non le hanno ancora inventate?