«Sai che per smaltire una bibita zuccherata o un succo di frutta occorrono circa 50 minuti di corsa?» È bastata una domanda così, affissa a grandi lettere su un distributore di bevande, per ridurre del 50% il consumo di tè freddo, drink energetici e in generale bibite zuccherate da parte di adolescenti, prevalentemente di colore, di alcuni quartieri disagiati di Baltimora.
Negli Stati Uniti la lotta alle bevande dolcificate (grande passione dei ragazzi e tra le principali cause dell’epidemia dilagante di obesità) è diventata un impegno fondamentale per diverse amministrazioni pubbliche e esperti di sanità, che cercano di trovare strumenti davvero efficaci. Sarah Bleich, con i suoi colleghi della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health, ha pensato che una chiara indicazione del contenuto calorico delle bevande potesse essere d’aiuto in questo senso, mettendo alla prova l’idea con un piccolo esperimento.
In una prima fase, i ricercatori hanno monitorato 400 acquisti di bevande in distributori posti in quattro centri commerciali di Baltimora da parte di adolescenti di colore (età compresa tra i 12 e i 18 anni). Nella fase successiva, hanno affisso ai distributori tre differenti tipi di cartelli, con tre domande volte a rendere sempre più esplicito il contenuto calorico di bibite zuccherate e succhi di frutta. Poi hanno preso nota di 400 acquisti effettuati sempre dallo stesso target di consumatori per le tre tipologie di distributore (per un totale dunque di 1200 acquisti).
Le domande, su cartelli ben visibili, a colori vivaci, erano le seguenti:
1) Sai che una bottiglia di bibita zuccherata o di succo di frutta fornisce circa 250 calorie?
2) Sai che una bottiglia di bibita zuccherata o di succo di frutta fornisce circa il 10% dell’apporto quotidiano raccomandato di calorie?
3) Sai che per smaltire le calorie di una bottiglia di bibita zuccherata o di succo di frutta occorrono circa 50 minuti di corsa?
I risultati sono stati molto incoraggianti: la semplice presenza di un cartello con un’indicazione del contenuto calorico ha ridotto del 40% circa l’acquisto di bibite zuccherate e succhi di frutta, a favore dell’acqua. Nel caso del cartello sull’attività fisica necessaria a smaltire le calorie della bevanda (indubbiamente la più immediata e comprensibile), l’acquisto si è ridotto del 50%.
Certo, i risultati dello studio, pubblicato di recente sull’American Journal of Public Health, andranno confermati anche per altri gruppi di consumatori e bisognerà verificare se una riduzione dell’acquisto di bibite zuccherate in un distributore corrisponda effettivamente a una riduzione del consumo complessivo di questi prodotti, ma sicuramente Bleich e colleghi indicano una strategia promettente su cui lavorare.
Valentina Murelli