I rappresentanti delle politiche agricole dell’Unione Europea e degli Stati Uniti d’America hanno siglato un intesa sul biologico. L’ accordo di partenariato è volto a promuovere il commercio delle derrate agroalimentari realizzate con metodo biologico, mediante il mutuo riconoscimento dei rispettivi ‘standard’. Un’intesa che vale almeno 38 miliardi di euro, pari al valore degli scambi di derrate ‘bio’ tra i due grandi mercati.
Il 15 febbraio, al ‘Bio Fach World Organic Fair’ di Norimberga, il Commissario europeo Dacian Ciolos e il Vice-Segretario USA all’Agricoltura Kathleen Merrigan hanno concordato l’equivalenza dei requisiti di produzione e certificazione del biologico vigenti in UE e negli Stati Uniti.
L’amministrazione Obama mette così a segno un altro importante risultato nella ‘food politics’ USA, dopo il ‘Food Safety Modernization Act‘. Con interessanti prospettive anche per l’agroindustria europea, che finalmente avrà la possibilità di valorizzare oltreoceano le proprie produzioni bio/’organic’ senza dover affrontare gravosi oneri di burocrazia. Prima dell’accordo – che sarà applicato dal primo giugno 2012 – i prodotti biologici delle due sponde dell’Atlantico dovevano conformarsi a due standard differenziati.
“Questa partnership è importante soprattutto per le piccole e medie imprese” ha dichiarato il Commissario Ciolos. Raccogliendo il plauso di ‘leader’ europei come il primo ministro britannico David Cameron e la cancelliera tedesca Angela Merkel, i quali hanno sottolineato la necessità – in questa contingenza economica – di favorire le transazioni commerciali intercontinentali.
L’Unione Europea ha già realizzato simili accordi con altri Paesi extra-UE tra cui Argentina, Australia e Nuova Zelanda, Costa Rica, India, e Svizzera. Ma l’intesa del 15 febbraio ha un valore economico non paragonabile alle precedenti, poiché gli Stati Uniti sono il primo partner commerciale europeo (con il 14,4% degli scambi) cui segue la Cina (13,8%, secondo i dati raccolti dalla Commissione europea nel 2010).
Vale la pena di aggiungere che a livello globale il 90% delle vendite di prodotti biologici ha luogo negli USA e in UE (dati elaborati dal ministero dell’Agricoltura della Repubblica Federale Tedesca). L’accordo di partenariato con gli USA ha un importante rilievo anche per l’Italia, in quanto primo produttore di biologico in Europa. Nei dettagli, il riconoscimento è escluso per i vegetali USA realizzati con l’ausilio di antibiotici (streptomicina su mele e pere), nonché per i prodotti UE di origine animale trattati con antibiotici e prodotti ittici.
Quanto alla documentazione: per i prodotti USA saranno richiesti certificati di importazione in UE da parte di agenti accreditati USDA (United States Department of Agriculture), così come per i prodotti europei sarà necessario un certificato di importazione negli Stati Uniti da parte di apposito ente accreditato. In merito ai requisiti di informazione al consumatore, le etichette dovranno recare il nome dell’ente accreditato di certificazione (USA o UE) e potranno citare il logo del biologico USDA o UE. Come da prassi, i prodotti esportati dovranno riportare le informazioni obbligatorie previste nel Paese di destinazione.
Dario Dongo
Per maggiori informazioni:
http://www.ams.usda.gov/AMSv1.0/NOPTradeEuropeanUnion
Articoli correlati:
“USA, Obama firma il “Nutrition Bill””
“È ora di muoversi. In senso letterale”