Nel Regno Unito, tra il 2015 e il 2020 due tra le categorie di alimenti più amate dai bambini, gli yogurt e i cereali da colazione, hanno visto diminuire sensibilmente la quantità di zucchero (rispettivamente del 13,5% e del 14,9%, in media).Tutto ciò è avvenuto in risposta a quanto chiesto dal governo attraverso lo Sugar Reduction Programme, che però ha come obiettivo una riduzione del 20%. Ciononostante, molti prodotti sono ancora ben al di sopra delle quantità consigliate. Ma poiché hanno confezioni studiate apposta per attrarre i bambini, continuano a essere molto popolari. Pertanto, Action on Sugar, l’associazione che si batte per la diminuzione dello zucchero nel cibo, chiede un giro di vite ulteriore. Si ipotizza il divieto di rappresentare sulle etichette personaggi dei cartoni animati, colori brillanti, scritte divertenti e tutto ciò che potrebbe attrarre l’attenzione dei più piccoli sul packaging per tutti i prodotti con quantità medie o alte di zucchero, ma anche grassi saturi e sale.
La richiesta arriva dopo che un’analisi effettuata dai ricercatori della Queen Mary University di Londra su decine di prodotti presenti nei supermercati, che ha rivelato come soltanto nove tipi di cereali e sei di yogurt contengono basse quantità di zucchero, mentre la maggior parte è ancora incredibilmente zuccherata, e in alcuni casi arriva a contenere l’equivalente di quattro cucchiaini per porzione consigliata. L’indagine ha mostrato anche quali sono le catene della grande distribuzione (Gdo) e le aziende peggiori, da questo punto di vista: Aldi, Lidl e Nestlé.
Se si osservano i numeri, poi, si capisce perché l’organizzazione arrivi a chiedere molta più severità. Per esempio, il 47% dei cereali contiene, in una porzione, un terzo della quantità massima di zucchero raccomandata in un giorno per i bambini di 4-6 anni (19 grammi), mentre per gli yogurt la stessa percentuale sale addirittura al 65%. Ma il 91% dei genitori (intervistati in una precedente indagine condotta da Food Active e Children’s Food Campaign) ammette che è proprio la presenza di personaggi dei cartoni sulle confezioni a piacere ai bambini. Il 68% afferma che è difficile assicurare una dieta sana ai figli, proprio a causa del packaging. Proprio per questo, e vista l’inefficacia degli impegni volontari, Action on Sugar ha voluto accendere un faro su questo ambito, meno considerato rispetto, per esempio, a quello della pubblicità televisiva, ma estremamente potente, e capace di sfruttare il cosiddetto ‘pester power’, cioè il potere persuasivo (sui genitori) dei capricci dei bambini che vogliono i prodotti con i loro personaggi preferiti sulla confezione.
Una conferma indiretta della validità della richiesta di Action on Sugar arriva dalla stessa catena di supermercati Lidl, che dal 2017 ha applicato questa strategia anche ad alcuni prodotti più sani come le confezioni di frutta fresca tagliata e pronta da mangiare. Secondo quanto riferisce FoodNavigator da quando sono stati introdotti i disegni accattivanti, le vendite sono salite addirittura del 30%. Inoltre, sui cereali per bambini a marchio Lidl oggi non hanno più confezioni con illustrazioni già dal 2020, anche se continuano a contenere elevate quantità di zucchero. L’azienda si è impegnata a modificare le confezioni di tutti i prodotti – una trentina, che rientrano in 14 categorie merceologiche (tra le quali le merendine, gli snack e le bevande) – considerati poco sani e destinati ai bambini, entro il 2024.
Per quanto riguarda la frutta e la verdura fresche, dirette per esempio ai bambini che praticano attività sportive, confezioni come quelle che hanno personaggi quali Banana-Llama, Tawny Tomatowl o Koala Pears hanno avuto un enorme successo, al punto che le vendite sono aumentate di quasi 250mila unità solo negli ultimi 12 mesi. Nel Regno Unito, i piani di Lidl prevedono di aumentare l’offerta di alimenti sani e sostenibili dell’85% entro il 2025, e di frutta e verdura fresche del 35% entro il 2026.
Il caso di Lidl dimostra che manca, nella Gdo e anche in moltissime aziende singole, la volontà di vendere alimenti più sani: se tutti orientassero la spinta del marketing in quella direzione, anziché in quella del cibo spazzatura, i risultati sarebbero assicurati.
© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos, Lidl GB
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Giornalista scientifica