Il consumo di zucchero degli italiani è tornato di attualità visto che se ne è parlato nuovamente a proposito della tassazione sulle bevande analcoliche dolcificate e contenenti edulcoranti. Alla fine l’obiettivo di ridimensionarne il consumo di queste bibite per finanziare parte dei livelli essenziali di assistenza sanitaria è saltato, e il problema del consumo elevato non è stato affrontato.
Come si presenta la situazione? Dai dati raccolti nei siti web si nota una certa carenza di numeri, peraltro non sempre coincidenti.
– Sul sito di Federalimentare trovo che gli italiani nel 2007 avrebbero occupato gli ultimi posti in Europa nel consumo di dolci, con 25,5 kg annui di zucchero a testa, contro i 58,5 kg della Gran Bretagna. Inoltre rispetto alla media europea (32,7 kg, fonte Eurostat), avremmo consumato circa il 25% di zucchero in meno.
Il dato è stato confermato da Eridania, azienda leader nel settore secondo cui in Italia siamo a 26 kg pro capite annui, considerando sia i consumi diretti (zucchero come ingrediente di prodotto, come ad esempio merendine o bibite), sia quelli indiretti (il cucchiaino aggiunto al caffè).
Un altro dato interessante è quello sulla quantità fornita da cibi o bevande preconfezionate che rappresenta più della metà. Nel 2010 il 6,4% della spesa è stato destinato a zucchero e prodotti dolciari
– Il consumo di bevande zuccherate (soft drink) è in aumento in quasi tutti i Paesi europei negli ultimi dieci anni, soprattutto nel Nord-Europa rispetto ai Paesi mediterranei e maggiore fra gli uomini rispetto alle donne. Ecco i dati in cui Italia e altri stati europei sono a confronto salute.gov.it.
– Secondo Assobibe, sulla base di dati Eurisko, i consumi di bevande gassate in Italia si attestano sui 50 litri annui, molto al di sotto dei livelli degli altri Paesi europei (154 litri della Repubblica Ceca, 102 del Belgio, 101 della Spagna, 100 del Regno Unito, 82 litri della Germania)
– Non ho trovato dati sulle diverse fasce di età ma l’indagine “Okkio alla salute” ci offre qualche stima sul consumo di bibite dei bambini italiani aumentato negli ultimi anni, soprattutto per quanto riguarda le bevande zuccherate e/o gassate (Epicentro.iss.it).
Nel 2008, lo studio ha evidenziato che il 41% dei bambini italiani assumeva bibite zuccherate e/o gassate almeno una volta al giorno con percentuali diverse nelle regioni italiane. Nel 2010 si è passati al 48%. (Okkio alla salute, 2010). In una giornata media, secondo le dichiarazioni delle madri, riferendosi esclusivamente ai consumi abituali fuori pasto ovvero la colazione, la merenda del mattino, quella del pomeriggio ed eventuale spuntino dopocena (ma non include i pasti, cioè il pranzo e la cena), il 41% dei bambini fra i 2 e i 12 anni consuma almeno una bevanda zuccherata. All’interno di queste prevalgono succhi di frutta (31%) e tè (12%), mentre le bevande gassate sono in minoranza (6%). (Eurisko)
Se la proposta di legge di tassare le bibite fosse passata sarebbero stati comunque numerosi gli aspetti da approfondire: a quale livello di edulcoranti si introduce la tassazione? Tutte le bibite analcoliche sono oggette al provvedimento o esclusivamente le bibite gassate?
Per gli appassionati di infografiche sul tema alimentazione-salute, ecco un esempio sull’uso e l’abuso dello zucchero. Il poster contiene numerosi dati sugli consumi negli USA ed è stato curato da un gruppo di ricercatori e designer della OnlineNursingPrograms.com ringraziando Emily Turner per avermi contattato e condiviso con me il grafico.
Gianna Ferretti docente della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Politecnica delle Marche e blogger di Trashfood
Giornalista scientifica
Il problema è che lo zucchero nn è solo nelle bibite, ma in tantissimi prodotti alimentari che si trovano sui banchi dei supermercati. Si dovrebbe insegnare ”educazione alimentare” in tutte le scuole perchè la gente sia consapevole che un eccesso di zucchero provoca gravi danni alla salute e impari a leggere accuratamente le etichette alimentari. Non è imponendo diviti che si apprende, ma educando!!!
E’ difficile evitarlo lo zucchero, in tutte le sue forme, anche quando si leggono attentamente le etichette. Oltre all’educazione alimentare, bisognerebbe obbligare l’industria a ridurne la concentrazione nelle ricette, senza però sostituirlo poi con edulcoranti.