Se il riscaldamento del clima continuerà con i ritmi attuali, o magari procederà ancora più in fretta, presto tutto il bacino del Mar Mediterraneo potrebbe essere interessato da un’infezione che in Italia, purtroppo, conosciamo bene: quella da Xylella fastidiosa. Il batterio, veicolato dalla cicala Philaenus spumarius, detta anche sputacchina, potrebbe colpire duramente Grecia, Spagna, Portogallo e Francia, oltre all’Italia, e continuare ad ampliare verso nord e verso est il suo areale di diffusione, apportando danni incalcolabili all’agricoltura. Almeno fino a quando non sarà disponibile qualche rimedio più efficace della potatura.
Per prevedere i possibili scenari, in particolare per quanto riguarda uno dei settori più importanti, quello vinicolo, un gruppo di ricercatori di Consiglio Nazionale delle Ricerche Spagnolo di Palma di Maiorca, già autori, in passato, dell’identificazione di una delle origini dell’epidemia europea – quella americana – ha messo a punto un modello. E grazie a esso ha mostrato che cosa potrebbe accadere nei vigneti, se non si riuscisse a frenare l’aumento delle temperature.
Lo studio Xylella fastidiosa
Per elaborare le loro stime, i ricercatori spagnoli si sono avvalsi dei dati meteorologici e delle informazioni relative alle epidemie degli ultimi anni. Fino ai primi anni duemila, infatti, la Xylella non era presente sul suolo europeo, anche se aveva già devastato i vigneti della California. Poi, oltre al contagio degli ulivi pugliesi, la sputacchina ha portato la Xylella nei mandorleti delle isole Baleari, rendendo necessaria l’estirpazione dell’80% delle piante, e in alcune zone di Alicante. Partendo dai dati raccolti finora, gli autori hanno quindi calcolato che cosa succederebbe con aumenti di temperature di 1,5, 2, 3 e 4°C (rispetto alle temperature medie dell’era preindustriale) e riferito i risultati non solo alla distribuzione geografica, ma anche al singolo paese, a parametri quali le produzioni di vini di origine controllata e ad alcuni singoli vigneti.
Hanno così visto che, dal punto di vista geografico, tutti e quattro gli scenari prevedono un allargamento via via sempre più ampio dei vigneti interessati dall’infezione, con l’Italia colpita lungo tutta la penisola, e poi la Grecia fino alla Turchia, la parte meridionale della Francia, la Spagna e il Portogallo.
Temperature e vigneti
Se l’incremento si fermasse a 1,5°C, considerando il solo criterio geografico, i paesi più colpiti sarebbero la Grecia e il Portogallo, con un aumento del rischio di infezioni del 12 e del 2%, rispettivamente. Ma se si arrivasse a +4°C, i valori sarebbero, rispettivamente, +63% e +47%, numeri definiti “impressionanti”. Anche l’Italia e la Francia sarebbero a rischio elevato, anche se inferiore, mentre la Spagna, che è il secondo produttore europeo, rimarrebbe su livelli non troppo diversi da quelli attuali.
Osservando le previsioni in base alle produzioni a origine controllata, la situazione cambia in peggio: molte di esse, tra le quali quelle della Toscana, quelle della zona meridionale della Francia, quelle della zona spagnola di Penedés, e quelle dell’area di Bairrada, in Portogallo, con 2°C in più sarebbero ad alto rischio di scomparsa, proprio per il loro stretto legame con una specifica zona.
Le previsioni e il sito
Pur come le limitazioni del caso, e con le variabili impossibili da considerare oltre un certo livello come quelle dei microclimi, il modello ideato dai ricercatori spagnoli potrebbe essere utile per cercare di non farsi cogliere impreparati, e per programmare contromisure efficaci. Tra l’altro, gli stessi autori hanno dato vita un sito nel quale le stime saranno sempre aggiornate, e che aiuta a capire la gravità del rischio incombente.
Come dimostra amaramente proprio il disastro pugliese, con i suoi 21 milioni di ulivi abbattuti, affidarsi alla speranza che non succeda nulla, e pensare che le previsioni scientifiche siano infondate è il modo migliore per trovarsi in situazioni dalle quali è quasi impossibile uscire senza danni giganteschi a interi settori. Al contrario, predisporre tutte le misure possibili (tra le quali quelle finalizzate all’eliminazione delle cicale sputacchine, o al loro contenimento, e la sorveglianza attiva, soprattutto nelle zone a rischio maggiore) è possibile, doveroso, e porta a qualche risultato utile.
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Giornalista scientifica