La notizia di tre persone che sarebbero morte in Italia a per avere mangiato würstel crudi contaminati da Listeria monocytogenes è passata quasi inosservata, anche se è scattato l’allarme in molte catene di supermercati. Il Fatto Alimentare è l’unico sito che ne parlato in un articolo che abbiamo pubblicato il 26 settembre dopo avere visionato documenti del Sistema di allerta rapido europeo (Rasff). Successivamente alla pubblicazione del nostro articolo, il numero di vittime è stato rivisto, anche con un aggiornamento della notifica Rasff. Ad oggi il numero di casi è salito da 61 a 76 mentre quello dei morti è sceso da sei a tre. Lo hanno confermato fonti del ministero della Salute all’Ansa, che hanno specificato come i decessi si siano verificati a dicembre 2021, marzo e giugno 2022 in Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna tra persone immunocompromesse o particolarmente fragili.

I cartelli nei punti vendita in cui si annunciava il ritiro dei prodotti sono apparsi venerdì 23 settembre, e in molti casi non compariva il marchio del prodotto. Gli annunci riportavano solo il nome dell’azienda produttrice indicata in etichetta (Agricola Tre Valli Soc. Coop, stabilimento di piazzale Apollinare Veronesi 1, a San Martino Buon Albergo, in provincia di Verona) e il marchio di identificazione (IT 04 M CE). Nei cartelli però i würstel Aia e gli altri marchi coinvolti non compaiono quasi mai, e questo rende difficile l’identificazione da parte dei consumatori. C’è di più: sulle confezione dei würstel Aia, ad esempio, si trova solo la sede del produttore (Prodotto nello stabilimento S.Martino B.A. (VR) Bollo CE IT 04 M CE) e non il nome dell’azienda Agricola Tre Valli. Questo vuol dire che per risalire alle confezioni contaminate bisogna controllare il bollo europeo (Bollo CE IT 04 M CE), e la cosa non è del tutto scontata.

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“I würstel – è scritto sulle confezioni  – vanno cotti facendoli ruotare per 3/4 minuti oppure vanno lessati in acqua bollente per 3/4 minuti”

Il problema riguarda almeno tre tipi di würstel Wudy Aia (Classico, Formaggio e Classico snack) con data di scadenza dal 20 settembre 2022 al 5 dicembre 2022. Questo vuol dire che i prodotti possono essere ancora sugli scaffali oppure nei frigoriferi di casa. Nei documenti di allerta diffusi a livello europeo si citano anche altre marche meno conosciute come: Wür, Pavo, Golo, Salumeo di Lidl e Salchicha, per le quali non ci sono indicazioni più precise. Nella lista compare anche il marchio Töbias della catena di supermercati Eurospin (ne parliamo qui), che però l’insegna ha ritirato dagli scaffali con un primo annuncio ufficiale alla fine di agosto 2022 e un secondo avviso a settembre. Un’altra cosa da sottolineare è che la contaminazione riguarda solo i lotti indicati che hanno una data di scadenza compresa fra il 20 settembre 2022 e il 5 dicembre 2022.

Tutto ha avuto inizio il 2 agosto, quando sul Sistema di allerta rapido per alimenti e mangimi (Rasff) della Commissione europea compare la notifica da parte dell’Italia di un focolaio di Listeria monocytogenes ceppo ST 155, che conta già 29 casi e due morti, distribuiti principalmente tra Lombardia ed Emilia-Romagna. In breve tempo, incrociando i dati con i campioni conservati nel database nazionale genomico di Listeria monocytogenes dell’Istituto superiore di sanità i casi accertati dal 2020 salgono a 33, distribuiti in nove regioni italiane.

Si arriva così al 12 settembre, quando, dopo quasi un mese senza aggiornamenti sulle cause del focolaio, fanno la loro comparsa sulla scena per la prima volta i würstel. Il ministero della Salute notifica alla Commissione europea che, mentre i casi accertati salivano a 61, a casa di un paziente sono stati trovate le confezioni integre di due lotti di würstel a marchio Töbias contaminati dallo stesso ceppo di Listeria del focolaio.

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Dopo due anni di indagini sul focolaio di Listeria il 12 settembre 2022 fanno la loro comparsa sulla scena per la prima volta i würstel.

Un numero di vittime e di persone coinvolte così elevato è da collegare alla cattiva abitudine molto diffusa di mangiare i würstel crudi. Sulle confezioni è scritto “Da consumarsi previa accurata cottura”, ma la gente legge poco, è distratta e non sa che bisogna cuocere i würstel prima di metterli a tavola. Basta pensare a quante insalate riso si preparano in estate, aggiungendo würstel tagliati a pezzetti senza averli sottoposti a cottura. Fare bollire è invece assolutamente necessario per neutralizzare i batteri ancora presenti. È vero che la linea di produzione prevede la pastorizzazione dei würstel, ma in questo caso la contaminazione è presumibilmente avvenuta dopo il trattamento termico nella fase di confezionamento (il report Rasff parla di contaminazione ambientale).

La stessa Aia riporta sulla confezione fra le modalità d’uso la frase “Preparazione: cuocere in padella o alla piastra rigirando per 3/4 minuti oppure lessare in acqua bollente per 3/4 minuti”. Per questo motivo l’azienda non ha fatto direttamente il richiamo dei würstel dando l’annuncio, ma la comunicazione è stata diffusa dal produttore ai supermercati. Se i consumatori avessero seguito in modo scrupoloso le indicazioni non ci sarebbero state tre vittime e 66 persone coinvolte. La responsabilità è anche dell’Azienda Agricola Tre Valli perché se, come è presumibilmente avvenuto, la contaminazione si è verificata alla fine della linea di produzione, l’azienda una volta scoperto il problema avrebbe dovuto procedere in modo tempestivo all’individuazione delle cause e quindi al ritiro e richiamo del prodotto. A questo elemento si affianca purtroppo la leggerezza dei consumatori abituati a mangiare würstel crudi senza seguire le modalità d’uso.

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Le 72 pagine del report europeo che abbiamo letto descrivono in modo particolareggiato l’intera vicenda dei würstel contaminati

La questione è molto seria, tanto che il ministero della Salute ha diffuso venerdì 23 settembre 2022 un lungo comunicato in cui allerta i consumatori, senza però citare i marchi coinvolti, ma solo il nome dell’azienda produttrice la Agricola Tre Valli – IT 04 M CE. Nel testo non si dice che le autorità sanitarie europee hanno diffuso un allerta da cui emerge che i morti sono tre e le persone colpite 71. Stiamo parlando di un problema che è stato rilevato dalle Asl italiane all’inizio di agosto 2022, e per il quale si deve ritenere che ci siano state indagini e approfondimenti che hanno portato a circoscrivere e meglio individuare il fatto e la sua eziologia solo all’inizio di settembre. Il report del Rasff indica il 12 settembre 2022 come giorno in cui si riscontra una carica elevata di Listeria monocytogenes nei campioni. Le autorità sanitarie italiane sono abbastanza sicure della correlazione fra würstel e Listeria, perché attraverso un esame epidemiologico hanno individuato i würstel come probabili responsabili della contaminazione. L’ipotesi è stata confermata da esami successivi che hanno riscontrato la presenza del ceppo di Listeria monocytogenes ST 155 sia sui campioni ancora confezionati sia presso l’azienda Agricola Tre Valli.

In precedenza, nei mesi di agosto e settembre, i sospetti sono stati indirizzati su un formaggio Dop che, in seguito a esami approfonditi è stato scagionato totalmente. C’è da chiedersi perché il ministero non abbia informato in modo adeguato le persone, precisando che il formaggio Dop è stato coinvolto erroneamente nella vicenda. Il secondo interrogativo riguarda la mancata indicazione nel comunicato di venerdì 23 settembre dei marchi coinvolti e delle date di scadenza dei lotti interessati. Eppure i documenti non lasciano spazio a dubbi sulla gravità della situazione e sull’estensione del problema che riguarda la quasi totalità delle regioni italiane. Il documento riporta in dettaglio la lista delle catene di supermercati interessate che hanno distribuito i würstel. Nell’elenco troviamo: Lidl, Eurospin, Esselunga, Penny market, Conad, Sogegross, Unes, Bennet, Prix, Tigros… Di fronte a un caso del genere forse il ministero della Salute dovrebbe scendere in campo ricordando alla gente che i würstel non vanno mangiati crudi.

wurstel salsicce
Perché il Ministero della salute non informa i consumatori sui marchi coinvolti nella contaminazione e sulle date di scadenza dei lotti interessati

Sulla base di quanto riportato nelle 72 pagine del report europeo che fa la cronistoria dell’intera vicenda, siamo di fronte a uno dei casi più gravi di contaminazione alimentare avvenuti in Italia negli ultimi 50 anni sia per il numero di vittime sia per l’ampia distribuzione sul territorio dei prodotti coinvolti.

L’azienda Agricola Tre Valli in un comunicato arrivato ieri in redazione smentisce categoricamente che vi siano evidenze tecnico scientifiche che possano portare a correlare i casi di decesso dovuti a listeriosi e i würstel prodotti da Agricola Tre Valli. “La società cooperativa – si precisa – ha attivato una procedura di ritiro volontario di concerto con le Autorità Competenti con relativo comunicato informativo sul corretto utilizzo dell’alimento esclusivamente a titolo precauzionale, in quanto l’erronea conservazione del prodotto e il mancato rispetto delle indicazioni di cottura riportate in etichetta potrebbero rendere l’alimento non idoneo al consumo sotto l’aspetto microbiologico.

© Riproduzione riservata – Foto: iStock, Fotolia

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Osvaldo F.
Osvaldo F.
27 Settembre 2022 20:42

Nell’articolo avete già manifestato la perplessità per l’operato del Ministero, mi associo e non posso che restare preoccupato, perché siamo abituati a sentire che i nostri controlli sono i migliori, siamo bravissimi ecc. ma certe evidenze lasciano altre impressioni…
Voglio affrontare un altro aspetto, ne ragionavo con amici giorni fa. A proposito di chi usa i wurstel crudi per l’insalata di riso, c’ero anche io, pensavo che quelli piccoli non fosse necessario cuocerli. Già, ma nelle etichette c’è scritto. Ecco, le etichette appunto. Ormai è tutto lì, c’è scritto tutto, ingredienti, avvertenze, allergeni, consigli di cottura, conservazione, numeri verdi, smaltimento delle confezioni, tutto, MA SCRITTO TROPPO PICCOLO. ILLEGGIBILE. Tra l’altro siamo un paese di anziani, sempre più, la vista non deve essere tra le nostre qualità migliori. E poi c’è la “dittatura” della etichetta degli ingredienti: ormai è difficilissimo, tra prodotti nuovi ed altri modificati, fare a meno di leggerla (se si riesce), necessario perché non si sa mai se è quel che appare nelle foto, se hanno messo qualche ingrediente diverso a cui si può essere allergici, se quella bevanda alla frutta contiene quello che pare dalla foto sulla confezione, o invece nel retro scappa fuori che contiene il 40% di succo di mela usato anche come dolcificante ma di cui nella foto non c’è traccia…
Si cerca di salvarsi con un po’ di esperienza, evitando le novità (adesso abbiamo le bevande zero e senza zuccheri aggiunti, ma in realtà se leggi ci sono gli edulcoranti, e anche da recenti articoli vostri non è un bene) e guardando qualche etichetta con calma quando si torna a casa. Ma che fatica!…

Anonimo
Anonimo
Reply to  Osvaldo F.
28 Settembre 2022 14:56

La questione non è mangiare i wurstel crudi anziché cotti, la questione è che un wurstel contaminato, poggiato sul piano d ok lavoro di una cucina, potrebbe contaminare verdure o altri alimenti.
Il problema sembra serio….

giova
giova
Reply to  Osvaldo F.
29 Settembre 2022 10:05

Sui problemi di lettura dell’etichetta mi associo ad Osvaldo, aggiungendo che oltre ai caratteri minuscoli, spesso alcune informazioni sono collocate in punti “improbabili” dell’etichetta. Ho l’impressione che non vi sia una logica nella disposizione grafica – CHE POI E’ COMUNICAZIONE – delle informazioni sul prodotto, mettendo in evidenza contenuti inutili o discutibili addirittura e relegando altri importanti sui margini dell’etichetta, magari leggibili solo capovolgendo l prodotto.

Gianni
Gianni
27 Settembre 2022 21:20

Lavoro da anni nella gdo, non vi dico quante persone aprono le confezioni di wurstel appena prese dai banchi per piazzare in mano ai bambini come spuntino. Ogni commento è superfluo.

giova
giova
Reply to  Gianni
29 Settembre 2022 10:07

Questo conferma la necessità della necessità dell’educazione alimentare. E la scuola dovrebbe essere coinvolta.

Paolo
Paolo
27 Settembre 2022 21:49

Sorprende il fatto che ci sia cosí tanta gente che mangia i wurstel crudi… Non é che tra questi in realtà ce ne sia una buona parte che in realtà li aveva cotti male, ovvero poco? Sarebbe un utile spunto di riflessione per un’utile discussione sulla prevenzione di certe potenziali problematiche

Luciano bachini
Luciano bachini
28 Settembre 2022 10:38

Complimenti per il Vs lavoro, continuate così, non lasciateci soli

daniela
daniela
28 Settembre 2022 11:05

Vorrei far notare che il cartello riporta il coinvolgimento di alcuni lotti con data di scadenza compresa fra il 20 settembre 2022 e il 5 dicembre 2022, ma il consumatore attento non sa “quali” sono i lotti coinvolti e poi trova in vendita prodotti (Wudy) provenienti dallo stabilimento con il bollo ce riportato sul cartello la cui scadenza è compresa tra il 20/9 e il 5/12.
A domanda mi è stato risposto che il cartello è volutamente generico perché uguale per tutta Italia, ma che il pdv aveva ritirato i lotti coinvolti e che se avevo delle perplessità avrei dovuto contattare il numero verde di Agricola Tre valli… questo non è il modo di gestire un allerta sanitaria

Marco
Marco
28 Settembre 2022 11:25

L’articolo è ottimo come molti altri del sito.
Intravedo, però, una certa faziosità poiché, nell’elenco dei supermercati che distribuiscono AIA, non vedo COOP (che lo distribuisce anche online).
Peccato!!!

Vito
Vito
28 Settembre 2022 14:07

Scusate, su ogni confezione di wurstel da me acquistata (di marche diverse) si legge “DA CONSUMARSI PREVIA COTTURA”.
Vuol dire che prima di mangiare sti wurstel vanno cotti.
Ora, mi spiace dirlo, ma la colpa é del consumatore.
Se io azienda scrivo che i wurstel vanno cotti prima di mangiarli, sono coperto

Mirco
Mirco
Reply to  Vito
29 Settembre 2022 09:52

Lei ha assolutamente ragione, ma la cucina di casa del consumatore medio non è una sala operatoria o un laboratorio alimentare industriale. I wurstel contaminati potrebbero facilmente essere fonte di contaminazione delle superfici e di tanti altri alimenti che sono usualmente consumati “freschi non cotti”, quindi devono essere SICURI rispetto alle etichette ed alle normative vigenti in materia di contaminanti di natura microbiologica. Credo che non siamo qui a parlare di come le persone nella propria cucina di casa gestiscono le cross contamination, ma di come arrivi sulla tavola degli italiani un prodotto non sicuro.

Giovanni Martellini
Giovanni Martellini
28 Settembre 2022 14:52

Davvero non capisco: quando c’è un’emergenza di questa gravità c’è l’obbligo di informare con ogni mezzo d’informazione il consumatore finale. Indicando il marchio, la tipologia e lotto. Si vuole tutelare il marchio per evitare un inevitabile danno d’immagine?
Ma siamo seri. Nel dubbio di una contaminazione e che può essere letale SI RISPETTANO LE PROCEDURE.
Poi,… Private label e produttore si affronteranno in aula.

Cristina
Cristina
28 Settembre 2022 15:12

Buongiorno, grazie per l’articolo. In effetti nel frigorifero ho dei wurstel Wudy con scadenza novembre 2022, tra l’altro in confezione da tre.

Cristina
Cristina
Reply to  Cristina
29 Settembre 2022 10:55

Mi chiedevo come mai, nel mese di agosto e settembre, alcune catene famose, non abbiano segnalato né ritirato i prodotti incriminati ma addirittura li abbiano messi in offerta a confezioni da tre, incentivando, quindi, l’acquisto.

Claudia Dellerba
Claudia Dellerba
28 Settembre 2022 17:46

Buongiorno, sarebbe importante sapere perchè il ministero della salute non abbia attivato la procedura di richiamo, che implica la ampia pubblicità dei lotti incriminati, in modo che il consumatore possa evitare di consumare ciò che già è stato acquistato (il richiamo arriva nel frigorifero del consumatore), ma sola quella del ritiro (ovverossia ritiro dalla vendita da parte della Ditta interessata). Ai fini della trasparenza, e data la patogenicità di Listeria, è necessario sapere in che modo sia stato applicato il principio di precauzione e quindi perchè sia stato scelto il ritiro anzichè il richiamo.

giova
giova
Reply to  Claudia Dellerba
29 Settembre 2022 10:18

E se fosse stato un compito da Procura? Ai tempi di Guariniello – procuratore competente e scevro da scrupoli nei confronti delle aziende – la Procura piemontese da lui diretta sequestrava i prodotti n tutta Italia. I potenti e gl’interessati – non certo i consumatori – hanno festeggiato il suo pensionamento …

Donata
Donata
29 Settembre 2022 12:57

Esatto. Anche se scritto in piccolo, è risaputo, è DA SEMPRE che i wurstel vanno cotti.

Giuseppe
Giuseppe
29 Settembre 2022 14:00

Sarebbero da approfondire alcune questioni
L’azienda Agricola Tre Valli non è riconducibile direttamente al gruppo AIA?
Gli indizi: la sede dello stabilimento in piazza Apollinare Veronesi è la stessa del gruppo AIA e anche il bollo CEE mi pare sia lo stesso che trovo sulle confezioni di petti di pollo a marchio.
Seconda cosa: è improprio parlare di alimenti crudi, anche se sulla confezione c’è scritto che vanno consumati cotti. I wurstel (pollo, suino, ecc.) sono un insaccato cotto e la pastorizzazione viene fatta solo dopo il confezionamento non prima (perché non avrebbe senso). Quindi in teoria si potrebbero mangiare così come sono appena tolti dalla busta. Quante volte ho mangiato quelli di suino nel pane tal quali, senza scaldarli e non ho mai avuto problemi (anche perché ero in ottimo stato di salute)! Quelli di pollo sono di moda ma la qualità delle carni è sicuramente più scadente di quelli di maiale.
Il fatto che ci sia una contaminazione vuol dire che:
a) la contaminazione è stata massiccia in qualche fase della lavorazione
b) che la pastorizzazione è stata insufficiente per eliminare tutte le potenziali forme patogene presenti
Bisogna infatti ricordare che perché una tossinfezione sia tale occorre che la carica microbica patogena sia molto elevata (si misurano in ufc/g – unità formanti colonia per grammo) e che ha preso il sopravvento rispetto a microrganismi non patogeni quasi sempre presenti come i lattici che resistono anche alle temperature di pastorizzazione

la Spina Antonio
la Spina Antonio
29 Settembre 2022 19:34

Salve, quindi i wurstel vanno consumati cotti.

Me
Me
Reply to  la Spina Antonio
2 Ottobre 2022 10:53

Egregio dott. La Pira,
abbia il coraggio di ammettere che bisogna uscire dall’equivoco che le informazioni “da consumarsi previa accurata cottura” permettano di non considerare il prodotto a rischio, e quindi di poter gestire il sistema di allerta su base volontaria, senza neanche indicare i lotti oggetto di richiamo.
Le ricordo che, fino ad ora, sono morte 3 persone. L’intervento della Procura sarebbe necessario anche in questa fase, in cui azioni di natura maggiormente preventiva potrebbero permettere di salvarne altre di vite. Tutto ciò al di là delle responsabilità penali. Alla faccia dell’elevato livello di tutela della salute pubblica tanto sbandierato dal reg n. 178/2002.

Giulio
Giulio
30 Settembre 2022 08:59

La scritta ” da consumarsi previa cottura ” è il classico alibi che le aziende utilizzano per scaricarsi la responsabilità qualora si verificassero eventi nefasti e viene indicata anche su prodotti che normalmente si mangiano crudi. L’esempio classico sono le ostriche o le tartare di carne alimenti che si mangiano crudi ma nelle confezioni troviamo la scritta previa cottura.

matteo
matteo
30 Settembre 2022 10:03

Non è forse la sede appropriata ma mi piacerebbe sapere come un prodotto cotto e pastorizzato da confezionato possa essere origine di un focolaio di listeria. Da operatore del settore (similare) mi sto scervellando…. temo qualche omissione da qualche parte nella filiera produttiva…

Mario
Mario
30 Settembre 2022 12:21

@Donata
“Anche se scritto in piccolo, è risaputo, è DA SEMPRE che i wurstel vanno cotti.”

Eh… non hai idea di quanti li mangino crudi “perché sono cotti in fabbrica e quindi sterili”, senza minimamente rendersi conto che una contaminazione nella catena di produzione TRA la cottura e il confezionamento è sempre possibile.

E inoltre la confezione passa per cento mani o luoghi certamente non sterili (inscatolamento, magazzino, trasporto, magazzino del super, scaffale del super, nastro della cassa, sporta della spesa, baule dell’auto, ascensore…) prima di arrivare sul tavolo di cucina, e quindi il semplice fatto di aprirla e prendere il wurstel con le mani può contaminarlo.

Ma se pensi che c’è chi li mette a bollire nell’acqua della pasta, magari all’ultimo minuto, giusto per scaldarli, è una gran fortuna che chi non è immunodepresso o fragile se la cavi con un semplice mal di pancia… altrimenti ricoverati e morti sarebbero all’ordine del giorno.

allimprovvisolaragionevolezza
allimprovvisolaragionevolezza
Reply to  Mario
3 Ottobre 2022 08:47

Se fosse così facile morire per aver avuto a che fare con cibi non sterili, l’umanità sarebbe estinta da un pezzo.

Giuseppe
Giuseppe
Reply to  Mario
3 Ottobre 2022 11:03

E’ sbagliato chiamare “sterile” quello che non lo è.
Il wurstel è pastorizzato (non sterile), non elimina tutte le forme microbiche, solo che in genere non ci devono essere i patogeni come la listeria.
La presenza di Listeria è frutto o di una contaminazione massiccia in qualche fase della lavorazione o di un’insufficiente pastorizzazione (che non esclude la prima).
Inoltre non si può nemmeno parlare di alimento “crudo” in quanto vengono cotti e per l’appunto pastorizzati.
Direbbe che il prosciutto cotto che le affettano al banco è un prodotto crudo?
Il fatto di mangiarli così come sono, non dovrebbe essere di per sé pericoloso. Quelli di maiale io li ho sempre mangiati appena tolti dalla busta e non ho mai avuto problema. Certo fossi una persona a rischio per fragilità li consiglieri di scaldarli in modo adeguato.
Diverso è il caso di quelli di pollo, quelli sì andrebbero scaldati a dovere in acqua bollente, prima di consumarli

Negliantadamo
Negliantadamo
3 Ottobre 2022 11:11

Eppure io, anni e anni orsono, ricordo di aver visto confezioni di Wurstel con scritto sopra consumabili a crudo… E proprio da quella volta mi sono poi sempre posto il problema di doverli bollire prima (per insalate di riso, ecc…)
Possibile?

Mario
Mario
3 Ottobre 2022 16:19

@Giuseppe
“E’ sbagliato chiamare “sterile” quello che non lo è. Il wurstel è pastorizzato (non sterile)”

Mi pare del tutto sterile preoccuparsi della semantica a fronte di un pubblico che neppure capisce l’italianissima frase “DA CONSUMARE DOPO COTTURA”. O semplicemente proprio non le legge, le etichette.

“Quante volte ho mangiato quelli di suino nel pane tal quali, senza scaldarli e non ho mai avuto problemi”

C’è anche chi moltissime volte ha attraversato la strada col rosso e, come te, non ha mai avuto problemi.
Tranne l’ultima volta, ma son dettagli.

@allimprovvisolaragionevolezza
“Se fosse così facile morire per aver avuto a che fare con cibi non sterili, l’umanità sarebbe estinta da un pezzo.”
Quindi secondo te possiamo tranquillamente omettere qualunque precauzione, visto che non ci siamo estinti nonostante i milioni di morti per infezioni intestinali?

@matteo
Se non ci fossero errori in una qualunque fase di un processo produttivo nessuna attività umana avrebbe conseguenze negative non volute…

@giova e @Osvaldo
“Sui problemi di lettura dell’etichetta mi associo ad Osvaldo, aggiungendo che oltre ai caratteri minuscoli, spesso alcune informazioni sono collocate in punti “improbabili” dell’etichetta.

Non posso che concordare, in mancanza di una legislazione precisa e cogente i produttori ovviamente evidenziano le foto (artefatte) del prodotto e le informazioni che attirano il consumatore, e di conseguenza penalizzano tutto il resto.

Su una confezione di dimensioni ridotte o minuscole (come le merendine singole, larghe pochi centimetri) vengono poi in continuazione aggiunte etichette più o meno obbligatorie o “importanti”, dai semaforini alle tabelle ed etichette nutrizionali, solidali, ecologiche, di smaltimento, di provenienza, con foglie, fiori, soli, stelle, simboli, sigle… nel mare magnum di questa corsa all’incasellamento di qualunque parametro anche scritte essenziali come la data di scadenza o “da consumare cotto” comportano un’autentica caccia al tesoro.

Valerio
Valerio
12 Ottobre 2022 10:34

Buongiorno, il sistema di allerta rapido prevede che siano le autorità sanitarie (personale di vigilanza delle aziende sanitarie competenti per territorio) ad intervenire per il ritiro dal mercato (per i prodotti ancora in possesso degli operatori del settore alimentare) dei prodotti potenzialmente pericolosi, e per il richiamo dal consumatore finale. Per quanto riguarda il richiamo dal consumatore finale, esiste sempre un evidente conflitto tra la tutela del consumatore e il potenziale danno alle imprese produttrici e distributrici. Mi capita spesso di vedere cartelli in punto vendita che invitano a riportare un certo lotto di prodotto (generalmente formaggi o carni) perché potenzialmente contaminato. Evidentemente se lo stesso consumatore non ripassa dallo stesso punto vendita, non legge il cartello, non controlla i lotti in suo possesso, entro pochi giorni, il cartello non avrà alcuna efficacia. D’altra parte campagne comunicative generalizzate sono costose e possono diffondere il panico, danneggiando tutto un settore e non soltanto le imprese coinvolte direttamente. Va sottolineato che il ritiro/richiamo se il problema emerge in autocontrollo o su segnalazione di un cliente o consumatore è responsabilità dell’impresa, che deve però avvisare tempestivamente le autorità sanitarie. Se invece il problema è rilevato dalle autorità, queste possono intervenire direttamente anche per bloccare in tutta la filiera i prodotti non più in possesso dell’operatore responsabile. Relativamente alle informazioni in etichetta e alle modalità di contaminazione, occorre riflettere su un paio di aspetti. In primo luogo, nonostante la pastorizzazione avvenuta in stabilimento, può sempre avvenire una ricontaminazione in un momento successivo, quindi se in etichetta è riportato l’obbligo di cottura, va rispettato altrimenti evidentemente ci si espone consapevolmente ad un pericolo per la salute. In secondo luogo, la contaminazione può avvenire anche in casa del consumatore, ad esempio una confezione aperta di wurstel in frigorifero può essere contaminata da listeria presente su altri alimenti (verdure crude, carni, ecc.). Le avvertenze sulla cottura necessaria che si trovano su prodotti che sembrerebbero destinati al consumo a crudo sono probabilmente una “furbata” delle imprese. Infatti i requisiti microbiologici per gli alimenti pronti al consumo (ready-to-eat) sono molto più stringenti rispetto a quelli destinati ad una cottura successiva, con conseguente riduzione della carica batterica. Quindi per limitare la responsabilità in caso di problemi, l’azienda inserisce istruzioni sulla cottura. In caso di contenzioso per danni alla salute dei consumatori, il giudice dovrà però tenere conto che l’operatore del settore alimentare deve valutare e limitare al minimo i pericoli derivanti “dall’uso prevedibile dell’alimento”. (principi del sistema HACCP). Quindi se è prevedibile che il consumatore utilizzi l’alimento a crudo anche se sconsigliabile, l’operatore dovrebbe comunque adottare strategie perché questo comportamento non comporti pericoli per la salute. Poi va sempre ricordato che qualsiasi attività umana è soggetta ad errori ed imprevisti. Avendo lavorato nel settore agroalimentare, sono sempre sorpreso che gli eventi gravi che arrivano alle cronache siano in fondo così pochi…

Mario
Mario
12 Ottobre 2022 14:40

Valerio
“nonostante la pastorizzazione avvenuta in stabilimento, può sempre avvenire una ricontaminazione in un momento successivo (…) anche in casa del consumatore, ad esempio una confezione aperta di wurstel in frigorifero può essere contaminata da listeria presente su altri alimenti”

Con buona pace di chi prende con le mani (sporche) la confezione di wurstel (sporca), la getta nel carrello (sporco), la posa sul nastro della cassa (sporco), la apre con mezzi di fortuna (sporchi), ne estrae un wurstel (ormai irrimediabilmente sporco), e ciancicandolo con le mani (sporche) lo passa allle mani (sporche) del bimbo come spuntino da consumare subito, mentre la confezione con i wustel avanzati finirà in frigo e finirà nell’ insalata fredda di riso, wurstel e cetriolini.

Per nostra fortuna, per citare “allimprovvisolaragionevolezza”, “Se fosse così facile morire per aver avuto a che fare con cibi non sterili, l’umanità sarebbe estinta da un pezzo”.