L’ultimo film di Woody Allen To Rome with Love, è una dichiarazione d’amore all’Italia e alla capitale, ai suoi attori (da Roberto Benigni ad Antonio Albanese, passando per Scamarcio e vari altri), allo stile di vita e un richiamo alla Dolce Vita di Fellini. 

 

Anche se il film non passerà alla storia come uno dei capolavori del regista americano, molti pensano che sarà utile per rilanciare l’immagine del nostro Paese. È questo il pensiero di alcune  imprese più vocate ai mercati internazionali che hanno sostenuto i costi di produzione attraverso [1] il ‘product placement’.

 

Il nome inglese indica una forma di pubblicità indiretta [2] che nel cinema vuol dire collocare alcuni prodotti e oggetti nelle scene. Gli attori diventano quindi dei testimonial che usano un’automobile, sorseggiano una bevanda o mangiano uno snack. 

 

Nel cinema del Novecento, il product placement era prevalente appannaggio delle industrie del tabacco e dei superalcolici – citiamo per tutti Humphrey Bogart, perennemente con la sigaretta tra le labbra – e dell’industria automobilistica, dalla Vespa Piaggio della Dolce Vita alle Aston Martin di James Bond. La pratica era diffusa, ma anche criticata, per cui il settore è stato regolamentato[3].

 

Per quanto ruota attorno al mondo alimentare, ecco alcuni esempi di product placement nell’ultimo film di Woody Allen:

 

– l’acqua San Benedetto, in bottiglie di vetro e PET. È l’unica acqua minerale rappresentata, dal terrazzino dell’hotel che accoglie l’attore-regista al baretto di Trastevere dove si ritrovano alcuni dei protagonisti;

 

– il vino dei Feudi di San Gregorio è presente in diverse scene come quella dell’incontro dei genitori dei promessi sposi;

 

– la birra Peroni viene brandita in casa dal giovane Michelangelo arrabbiato a causa del flop del provino di suo padre;

 

– lo spumante Ferrari è protagonista in primissimo piano per celebrare il successo del primo concerto “sotto la doccia”;

 

– il caffè Illy, citato da un giornalista a commento di una dichiarazione di Roberto Benigni, è protagonista di un “caffè squisito” preparato nell’appartamentino di Trastevere;

 

– un ruolo importante è affidato alle Tic-Tac Ferrero, preludio al primo bacio (“la Tua amica … pochi secondi fa ha messo in bocca una Tic-Tac, secondo Te perché?”). Più discreto il passaggio sulle merendine Fiesta, posizionate nella credenza;

 

– i salumi Beretta, esposti sul tagliere ma anche su un adesivo sul frigo, allorché si prepara “una cena coi fiocchi”;

 

– le conserve di pomodoro Mutti e la pasta Garofalo, ingredienti essenziali della fatidica cenetta.

 

Al di fuori dell’alimentare, si nota la Fiat Punto cabrio per l’amplesso sotto casa, la Lancia emblema dell’essere ‘una celebrità’, e una  Chrysler. Alitalia conduce i coniugi Allen a Roma, con ripresa supplementare dell’aereo in cielo, mentre il suo personale in divisa verde affolla l’aeroporto. Nel bagno dell’attore di grido (Antonio Albanese) brillano i profumi e cosmetici Acqua di Parma, oltre alla crema Marvis. Mancava solo il sigaro Toscano.

 

Un film o un cartellone pubblicitario? Forse entrambi. Il product placement associa un bene di consumo a un’opera in alcuni casi artistica, la cui visibilità supera i confini geografici e talora generazionali. C’è il rischio di influenzare l’estro artistico del regista, per questo è un’operazione da realizzare in modo discreto e intelligente, che non sempre riesce.

 

Dario Dongo

Foto: Ufficio stampa To Rome with Love, studio Lucherini-Pignatelli

 

[1] Si parla di pubblicità indiretta quando determinati prodotti e/o servizi, identificati con i loro segni commerciali, compaiono in un contesto che di per sé non è pubblicitario, bensì di intrattenimento audiovisivo o editoriale

 

[2] Una breve ma interessante analisi del ‘product placement’, del prof. Daniele Dalli dell’Università di Pisa, su http://www.escp-eap.net/conferences/marketing/pdf_2003/it/dalli.pdf

 

[3] Si veda anche http://it.wikipedia.org/wiki/Pubblicità_indiretta

0 0 voti
Vota
3 Commenti
Feedbacks
Vedi tutti i commenti
rob
rob
24 Aprile 2012 16:08

i product placement esistono da quando mondo è mondo, ma sembra che siano stati scoperti solo con questo film. bel modo di guardare i film, eh…

giorgia
giorgia
2 Maggio 2012 23:01

Sono d’accordo con Rob.

chiara
chiara
5 Giugno 2012 20:46

il product placemente è spesso più invasivo e ingombrante nei film discarsa qualità, anche se l’articolo è molto timido nell’ammetterlo