La vitamina B3 o niacina, consigliata da decenni per migliorare il profilo lipidico e prevenire le malattie cardiovascolari, se assunta in eccesso potrebbe avere effetti opposti a quelli sperati. E questo significa che, forse, la sua presenza in numerosi alimenti andrà rivista. Inoltre, il suo metabolita responsabile del possibile danno, chiamato, 4PY, potrebbe diventare un nuovo marcatore di rischio, da dosare nel sangue.
Sono davvero importanti le implicazioni di uno studio appena pubblicato su Nature Medicine dai cardiologi e ricercatori della Cleveland Clini di Cleveland, Ohio, perché capovolgono quanto si è pensato per moltissimo tempo su questa vitamina o, per meglio dire, sulla sua assunzione tramite integratore o alimento fortificato. E chiariscono anche alcuni paradossi noti da tempo che, finora, non avevano una motivazione plausibile. E poiché si tratta di una ricerca condotta su più fronti, e scientificamente inattaccabile, è probabile che ci siano presto effetti rilevanti. Vediamo che cosa è stato scoperto.
Lo studio sulla niacina
Lo studio è articolato in diversi approcci, applicati a quattro popolazioni di pazienti. Inizialmente, i ricercatori hanno verificato i livelli di niacina nel plasma di oltre un migliaio di persone con una malattia cardiovascolare stabilizzata, e dimostrato che esisteva una relazione tra la sua concentrazione e il rischio di eventi gravi quali gli infarti.
Quindi hanno controllato i due metaboliti finali della stessa niacina, il 2PY e il 4PY, in altre due popolazioni, una statunitense di oltre 2.300 persone e una europea di oltre 800 persone, controllando che cosa era successo nell’arco dei tre anni successivi ai dosaggi. Hanno così confermato che chi aveva elevati livelli dei due, soprattutto del 4PY, aveva anche un significativo aumento di rischio di eventi cardiovascolari gravi.
A quel punto hanno fatto un altro tipo di verifica. Esistono varianti genetiche associate a un aumento della concentrazione di 2PY e 4PY. Anche in questo caso, gli autori hanno confermato, in ulteriori 900 persone, che chi ha quella variante è più a rischio. Infine, hanno effettuato alcuni test e hanno capito che, dei due metaboliti, quello realmente pericoloso è 4PY.
Il ruolo del 4PY
Per quanto riguarda il meccanismo d’azione, il quadro ipotizzato sembra plausibile. Il 4PY è il metabolita finale della niacina, e viene prodotto in grandi quantità in risposta soprattutto a una concentrazione eccessiva della vitamina, per smaltirla. La sua azione, tuttavia, è infiammatoria, e questo spiega perché esso possa costituire un rischio cardiovascolare. Non solo. Da anni è noto un effetto paradossale della supplementazione con niacina. Anche se i suoi effetti sul colesterolo cosiddetto cattivo, le LDL, sono stati dimostrati da decenni, dal punto di vista clinico una sua assunzione anche in dosaggi elevati non assicura affatto benefici proporzionali alla dose, anzi. Se l’ipotesi dello studio è vera, ora c’è una spiegazione. La niacina in eccesso provocherebbe il rilascio di grandi quantità di 4PY. Quest’ultimo, provocando un’infiammazione, controbilancerebbe i suoi possibili benefici, fino a dare un effetto opposto, negativo.
Le implicazioni
Le conseguenze di questo studio sono di due tipi. Innanzitutto, la niacina è presente, come elemento fortificante, in numerose farine e alimenti di vario tipo, e per questo si può avere un accumulo inconsapevole. Ma se è importante evitare gli eccessi, probabilmente bisognerà condurre nuovi studi che permettano di capire se è davvero il caso di aggiungerla, e in quali quantità. Inoltre, bisognerà rivedere molte linee guida e indicazioni, che in oltre 50 paesi per anni hanno avallato l’aggiunta di niacina agli alimenti, senza particolari limitazioni. E contrastare anche le recenti spinte pubblicitarie che la propongono come anti-aging.
Per la niacina sembra in definitiva valere quanto già osservato per altre vitamine come la E: è necessario evitare carenze, ma anche eccessi, perché i rischi di effetti negativi sulla salute sono significativi.
La seconda implicazione, non meno importante, riguarda l’aspetto più clinico, perché secondo gli autori 4PY potrebbe presto diventare un nuovo indicatore di rischio cardiovascolare, essendo anche facile da dosare nel sangue.
Nel frattempo, concludono i cardiologi statunitensi, c’è un modo sicuro ed efficace per avere i giusti livelli di niacina senza correre pericoli: mangiare frutta e verdura fresche, abbandonando i supplementi e gli alimenti ai quali è stata aggiunta, a meno che non sia il medico a consigliarli esplicitamente.
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Giornalista scientifica
Non ho ancora letto tutto lo studio per bene, ma mancano dei dati importanti, ovvero le dosi della supplementazione e se si tratta di acido nicotinico o di nicotinammide, che hanno effetti diversi. Nello studio si parla di niacina utilizzata per la risuzione del colesterolo. Per questo scopo si usano normalmente preparati medicinali (non integratori) di acido nicotinico a lento rilascio con dosaggi anche di 1000-3000 mg al giorno, mentre il limite per l’acido nicotinico negli integratori è di 10 mg al giorno (quello di nicotinammide è 54 mg al giorno in Italia).
Gli effetti deleteri dell’acido nicotinico peraltro non sono affatto una novità, c’è un’opinion dell’EFSA in merito del 2002 (22 anni fa) che già ne menziona diversi.