Com’era facile prevedere il parere espresso dall’Efsa il 30 settembre sulla tossicità del Bisfenolo, anche se non riduceva la dose giornaliera accettabile, ha fatto bingo. La Commissione europea ha esaminato il documento e ha deciso di vietare dal marzo 2011 la produzione e la commercializzazione di biberon con Bisfenolo A. I tempi sono contingentati blocco della produzione entro il marzo 2011 e divieto di vendita dal giugno 2011 (vedi allegato ).
Il dossier elaborato dagli esperti Efsa di Parma a settembre, evidenziava la presenza di diversi studi sugli effetti avversi, rilevati in esperimenti su animali esposti al BpA durante la fase dello sviluppo a dosi di molto inferiori rispetto a quelle impiegate per determinare la dose giornaliera tollerabile. Gli studi sottolineavano alterazioni biochimiche del sistema nervoso centrale, effetti sul sistema immunitario e una maggior predisposizione al tumore della mammella. Pur tuttavia gli esperti hanno rilevato parecchie lacune in questi lavori, e hanno preso tempo impegnandosi ad esaminare i nuovi dati che verranno pubblicati. Per dovere di cronaca va detto che Catherine Leclercq, membro del gruppo di esperti Efsa e ricercatrice presso l’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione di Roma, aveva espresso un parere contrario al documento, ritenendo che i dubbi sulla tossicità del BpA erano tali da prendere in considerazione una riduzione dell’esposizione del BpA soprattutto per i bambini piccoli e le donne in gravidanza o in allattamento.
La Commissione europea probabilmente ha preso una posizione di precauzione e ha deciso che in attesa di nuovi dati è meglio vietare di vendita.
Per orientarsi vale la pena ricordare le dichiarazioni rilasciate a settembre a ilfattoalimentare.it da Alberto Mantovani direttore del reparto di tossicologia alimentare e veterinaria dell’Istituto superiore di sanità. “Secondo alcuni studi il BpA produce effetti simil-estrogenici ed alterazioni della risposta endocrina ed immunitaria sull’organismo. La questione è delicata perché quando si valutano i rischi per il bambino, bisogna considerare oltre alla contaminazione dovuta al contatto diretto del biberon con il latte, anche l’apporto derivante dalla contaminazione ambientale dovuta all’uso del bisfenolo A come additivo delle plastiche in moltissimi oggetti. Da qualche anno la comunità scientifica sollecita una regolamentazione più severa per gli interferenti endocrini (Ie) ormai considerati contaminanti ubiquitari. La lista degli Ie purtroppo è lunga e comprende anche, tra gli altri, le famose diossine, i ritardanti di fiamma utilizzati in apparecchiature elettroniche e nelle tappezzerie, diversi pesticidi. Una crescente quantità di dati scientifici ritiene che il feto ed il bambino sono particolarmente a rischio anche in presenza di dosi di interferenti endocrini molto più basse di quelle che causano effetti nell’adulto”.
Per rendersi conto della situazione va però detto che già altri paesi hanno deciso autonomamente di vietare la vendita di questi biberon, ritenendo validi i dati scientifici sui rischi in presenza di dosi molto basse di Bisfenolo A nei biberon. In prima fila troviamo la Francia che il 10 maggio di quest’anno ha vietato la vendita dei biberon contenenti BpA, seguita dall’Inghilterra e dalla Danimarca. Anche in America diversi stati hanno vietato questi biberon il recentemente anche la Food and Drug Administration ha diffuso un comunicato elencando i rischi per la salute correlati alla presenza di (BpA) in alcuni recipienti di plastica per alimenti.
L’Agenzia americana ha infatti modificato il parere espresso in precedenza, sulla base di pubblicazioni dell’Istituto nazionale della salute (Nih) che avanzano riserve sulla presenza del BpA nel cibo. La questione è stata segnalata in agosto 2009 dalla rivista dei consumatori americana Consumer Reports. Il mensile in un test condotto in laboratorio su alcuni alimenti confezionati ha riscontrato tracce della sostanza in quasi tutti i 19 prodotti esaminati (succhi di frutta, verdure in scatola, tonno, carne in scatola, conserve, pelati, zuppe, piatti pronti), compresi i prodotti biologici.
Il paese considerato più “oltranzista“ è però quello del Canada dove il divieto per i biberon in policarbonato è entrato in vigore due anni fa, e fra poche settimane verranno introdotte nuove restrizioni con l’inserimento del BpA nella lista delle sostanze tossiche.
La situazione in Italia è migliorata visto che adesso la maggior parte dei biberon in vendita non contengono BpA. Da noi ci sono marche come Nuk, Mebby, Mam e Avent-Philips che da anni vendono biberon senza BpA e altre come chicco Chicco che hanno ha iniziato solo nei primi mesi del 2010 ad affiancare i vecchi biberon con Bisfenolo A a quelli senza il composto. Proprio in questi giorni il sito Baby Green ha pubblicato l’elenco aggiornato dei biberon senza Bisfenolo A venduti in Italia
La scheda
Il Bisfenolo A (BpA) costituisce oltre il 70% del materiale plastico conosciuto con il nome di policarbonato, e per rendersi conto si tratta di una produzione annua pari a di 3 milioni di tonnellate nel mondo.
Si tratta del principale componente del policarbonato utilizzato per imballaggi e contenitori, ed è anche un componente delle resine epossifenoliche, impiegate nel rivestimento interno delle scatolette di metallo di alimenti e bibite, dei coperchi dei vasetti di omogeneizzati e di bottiglie di vetro. E’ anche presente nelle stoviglie di plastica e in diversi contenitori per alimenti nei serbatoi domestici dell’acqua potabile e nei tini per il vino ed è classificato come interferente endocrino ( ovvero sostanze che possono entrare in conflitto con le sostanze ormonali dell’uomo) e può interferire anche con la tiroide.
Roberto La Pira
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