Parola Veg scritta da dolci cubi di zucca luminosi su sfondo turchese vista dall'alto

Le iniziative finalizzate a ridurre il consumo di carne come quella appena conclusa del Veganuary, il mese di gennaio privo di proteine animali (alla quale, nel 2024, hanno aderito 25 milioni di persone in tutto il mondo), possono avere effetti a lungo termine. Le persone che vi prendono parte diventano più sensibili nei confronti dell’impatto ambientale della carne e dei possibili rischi per la salute associati a un consumo eccessivo, e molte di esse modificano permanentemente la propria dieta. Aiutate, talvolta, da un fenomeno che inizia solo ora a essere studiato: il disgusto per la carne stessa.

Gli effetti secondo Veganuary

A fornire una fotografia di ciò che accade a chi si impegna nel Veganuary è la stessa associazione internazionale, che ha inviato oltre 277.000 questionari ad altrettanti partecipanti, ricevendo risposte da poco meno di 6.000 di loro: un campione rappresentativo, anche perché proveniente da diversi Paesi.

Il dato forse più rilevante è quello generale: l’81% dei partecipanti ha affermato di aver cambiato in modo definitivo le proprie abitudini, riducendo di molto il consumo di carne e derivati. Dopo sei mesi, il 27% aveva ancora una dieta totalmente vegetale, il 37% ne aveva una in cui almeno il 75% era costituito da proteine vegetali, il 50% dichiarava di mangiare meno carne rispetto a prima, e il 95% che avrebbe sicuramente partecipato ad altre iniziative simili in futuro.

L’esperienza è stata dunque positiva, e molti hanno riferito di sentirsi meglio. Nello specifico, il 59%, ha affermato di sentirsi più energico, il 57% di avere un umore migliore, il 54% una pelle migliore e il 48% di aver perso peso come desiderava.

Una parte di coloro che hanno vissuto un’esperienza positiva, poi, vive qualcosa di particolare: una sorta di repulsione nei confronti della carne che prima mangiava.

pezzi di falafel con lattuga sulla ciotola polpette polpettine vegetali veg vegetarian
Dopo il Veganuary 2024 l’81% dei partecipanti ha affermato di aver cambiato in modo definitivo le proprie abitudini

Il disgusto per la carne

Il fenomeno è noto da tempo, ed è stato interpretato in due modi: può essere causato da un ripensamento di ordine morale, che spinge a vedere la carne proveniente dagli allevamenti come qualcosa cui si deve rinunciare, per contribuire a salvare il pianeta. Oppure, il disgusto può avere motivazioni evoluzionistiche (che possono esistere, ovviamente, insieme a quelle morali): perdendo l’abitudine a mangiare carne, il corpo la percepisce come estranea e la rifiuta, per evitare di ingerire qualcosa di pericoloso (in quanto teoricamente ignoto). Da qui la nausea, l’assenza totale di desiderio e anzi, il rifiuto.

Finora non ci sono stati molti studi in merito, scrive la BBC in un articolo dedicato al tema, ma i due più importanti, effettuati entrambi dai ricercatori dell’Università di Exeter, nel Regno Unito, giungono a conclusioni simili.

Il primo, del 2022, è stato pubblicato su Frontiers in Nutrition, e ha analizzato che cosa era successo a quaranta persone che avevano preso parte al Veganuary. Un mese di astensione dalla carne aveva indotto in 28 di loro un aumento del disgusto.

Il rapporto con la carne

Il secondo è di un anno prima, ed è apparso su Appetite. In quel caso, l’analisi di un campione più ampio, di oltre 700 persone con tutti i tipi di abitudini alimentari, aveva mostrato che tre quarti dei vegetariani o vegani provava disgusto per la carne, e che tale sensazione, in un arco di tempo di sei mesi, aumentava in chi, pur avendo una dieta inizialmente onnivora o flexitariana, aveva sperimentato una sospensione del consumo di carne per qualche tempo.

Quali che siano le motivazioni, che stanno dando luogo a nuovi studi di psicologia e scienze sociali, ciò che sembra emergere è che impegnarsi nel tentativo di ridurre il consumo di carne modifica profondamente il rapporto con essa, e ricalibra il desiderio di mangiarne. Tuttavia, bisogna che l’impegno duri qualche tempo, perché secondo altri studi la prima reazione, soprattutto in chi è abituato a consumarne quantità importanti, è una sorta di astinenza. Solo dopo qualche tempo può subentrare il disgusto.

Iniziative come il Veganuary e tutte le varianti come quella che prevede di evitare la carne il lunedì o quella che chiede di farlo tutti i giorni prima delle 18, possono quindi aiutare davvero a sensibilizzare le persone e a convincerle a mangiare meno carne, a ridurre le porzioni e a scegliere quella che non proviene dai ruminanti, cioè arriva da maiali, polli, tacchini, conigli e così via, associata a un impatto ambientale decisamente inferiore perché gli animali che non ruminano non emettono metano, ed essendo più piccoli consumano meno risorse.

© Riproduzione riservata. Foto: Depositphotos.com

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