Sono passati meno di tre anni dagli appelli accorati lanciati dall’Oms e da varie autorità sanitarie e scientifiche per ridurre il più possibile il rischio di spillover, come quello di Sars-CoV-2, mettendo fine una volta per tutte ai mercati dove si vende carne di animali spesso selvatici e macellati sul posto senza controlli sanitari. Il tentativo è di vietare il consumo di quella che viene chiamata bushmeat, cioè la carne di mammiferi di taglia media e piccola cacciati nei boschi, nella savane e nelle foreste. Eppure la storia si ripete, sia pure con alcune differenze. Anche perché quegli appelli sono rimasti sostanzialmente inascoltati.
Ora l’attenzione si sposta in Africa e nello specifico in Nigeria, paese che per primo ha vietato la vendita di carne di animali selvatici, per evitare che esploda il vaiolo delle scimmie. Si tratta di una malattia da anni endemica in una dozzina di paesi dell’Africa subsahariana e adesso protagonista di una nuova epidemia, con decine casi segnalati in 57 paesi di tutti i continenti.
Il vaiolo delle scimmie, isolato per la prima volta in un primate da laboratorio nel 1958, in realtà colpisce poco i primati e molto i roditori come i ratti, gli scoiattoli e altri mammiferi di piccola taglia, al punto che alcuni virologi hanno già proposto di ribattezzarlo vaiolo dei ratti. Il primo caso di vaiolo delle scimmie in un essere umano è stato identificato nel 1970 in Congo e, da allora, periodicamente sono stati segnalati focolai più o meno estesi, sempre in Africa, uno dei quali particolarmente grande in Nigeria nel 2017. La mortalità è bassa, attorno all’1%, e la malattia, di solito non troppo grave, passa spontaneamente entro qualche giorno, ma talvolta può essere più pericolosa o letale.
Dal 2019 è disponibile un vaccino, che alcuni paesi stanno ordinando, e dal 2022 un farmaco. Tuttavia, a preoccupare è l’attuale comparsa in così tanti paesi, che potrebbe essere legata ad alcuni grandi raduni. Sono proprio queste situazioni che possono favorire la diffusione dell’ infezioni. Sotto indagine sarebbero un gay pride tenutosi nelle Canarie, cui hanno preso parte 80mila persone, e un rave in Belgio, riferisce l’Associated Press. Secondo i primi sequenziamenti, il virus sarebbe ancora quello africano, senza mutazioni degne di nota, e il contagio avverrebbe sempre per contatto stretto con un malato, per via aerea, ma anche attraverso lesioni della cute o scambio di liquidi corporei, dagli occhi o dal naso. Il conteggio dei casi nei paesi in cui non è endemico il vaiolo delle scimmie è attorno agli 800, nella stragrande maggioranza dei quali non c’è un legame diretto con viaggi in paesi a rischio, e anche questo preoccupa.
Non tutto torna, però, in questa vicenda, e i virologi stanno cercando di vederci più chiaro. Sembra che il virus possa essere trasmesso attraverso il consumo della carne non cotta bene di animali selvatici infetti. Per questo la Nigeria, dove dall’inizio dell’anno sono stati segnalati 21 casi confermati, 66 probabili e un decesso ne ha vietato il consumo, anche per evitare che, andando a caccia, le persone possano essere morse o comunque entrare in contatto con animali infetti. Inoltre, il governo ha emanato specifiche direttive affinché i responsabili degli zoo, dei parchi, delle aree protette e di tutti i luoghi dove vi sono aggregazioni prendano i provvedimenti necessari per evitare contatti diretti tra animali selvatici e persone. Il divieto è stato sottolineato dal direttore del Centro nigeriano per il controllo delle malattie, Ifedayo Adetifa, e dal ministro per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale Mohammad Abubakar, nel tentativo di sensibilizzare la popolazione, anche perché la carne di animali selvatici è sempre stata considerata una prelibatezza e appartiene alla cultura popolare da tempi immemorabili.
L’allarme sulla malattia si sta estendendo ad altri paesi. Su tutti, il Regno Unito, che ha registrato un elevato numero di casi, tra i quali uno dei pochissimi provenienti direttamente dalla Nigeria. Le autorità sanitarie hanno indicato sul sito nel National Health Service alcune misure per limitare i rischi quando si viaggia in zone dove possono essere focolai di vaiolo delle scimmie. La più importante è di evitare di mangiare carne di animali selvatici e soprattutto carne che non sia cotta molto bene in ogni parte. Un consiglio che dovrebbe essere tenuto sempre presente, in attesa che la bushmeat e le carni selvatiche scompaiano dai menu dei ristoranti.
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Giornalista scientifica
Non capisco perché si parli di spillover e non di possibile spillover per il sars-cov-2, quando parecchi scienziati parlano invece origine artificiale. La possibile fuoriuscita da un laboratorio è supportata dal fatto che non si è riusciti a trovare l’animale che possa avere contagiato l’uomo e dal fatto che alcune sequenze del dna del sar-cov-2 sono identiche a sequenze di prodotti ottenuti nelle ricerche eseguite nei vari laboratori di ricerca batteriologica.
Credo che sia molto più “comodo” parlare di spillover e basta.Ammettere FINALMENTE la
fuoriuscita da un laboratorio – effettivamente -sarebbe estremamente imbarazzante.Soprattutto per il
Paese di provenienza – con danni – impossibili da calcolare ed eventualmente – risarcire – .