Dopo anni di discussioni, il Dipartimento dell’Agricoltura Usa ha pubblicato le linee guida per l’etichettatura degli alimenti contenenti Ogm, che è aperta alla consultazione del pubblico sino al 3 luglio. Le linee guida sono previste dalla legge federale sull’etichettatura approvata nel 2016 durante la presidenza Obama e le nuove disposizioni dovrebbero entrare in vigore nel 2020.
Tuttavia, come riportano il New York Times e Food Navigator USA, sono molte le questioni che le linee guida lasciano aperte, a partire dalla denominazione degli ingredienti geneticamente modificati, che non verrebbero chiamati Ogme non conterrebbero l’espressione “geneticamente modificato”. Dato che ormai il termine ha assunto un significato stigmatizzante, questi ingredienti sarebbero definiti “bioenginereed” e sarebbero contrassegnati con il marchio “BE”. Il Dipartimento dell’Agricoltura ha proposto diverse ipotesi di marchi, di cui molti caratterizzati da un sole che ride.
Il marchio “BE”, inoltre, non verrebbe applicato a tutti gli alimenti che sono stati prodotti con ingredienti geneticamente modificati ma solo a quelli in cui gli Ogm sono rilevabili. Ciò potrebbe ridurre significativamente il numero di prodotti, perché ne sarebbero esentati, ad esempio, gli zuccheri e gli oli altamente raffinati, come quelli ottenuti da barbabietole e mais geneticamente modificati, in cui la sequenza modificata del Dna non è individuabile. Sarebbero esentati dall’etichettatura anche gli alimenti in cui l’ingrediente primario è carne non Ogm, come lo stufato di manzo, anche se contengono altri ingredienti geneticamente modificati.
Come osserva Food Navigator USA, se le linee guida finali confermeranno queste maglie larghe, è prevedibile che chi vorrà garantire i consumatori sull’assenza di Ogm nei propri prodotti farà ricorso alla certificazione di terze parti.
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