Dopo più di 25 anni dai primi esperimenti, il salmone geneticamente modificato di AquaBounty, di cui Il Fatto Alimentare ha seguito i destini fino dalle prime notizie, circa un anno fa è entrato in commercio negli Stati Uniti. Che cosa è successo da allora? Come è stato accolto? I numerosi e rilevanti problemi segnalati da associazioni ambientaliste e di consumatori sono stati superati? A rispondere a queste domande è Civil Eats, uno dei siti dedicati al cibo più informati e attenti, che pubblica un articolo in cui si affrontano i diversi aspetti della questione.
Per quanto riguarda l’ambiente, permangono le perplessità di molti amministratori locali e di ancor più numerose associazioni ambientaliste. Si teme infatti che il salmone AquAdvantage – salmone atlantico che cresce a una velocità doppia del normale, quindi consumando meno mangime, grazie al gene dell’ormone della crescita della specie Chinook – possa sfuggire al controllo, e dare origine a un disastro ambientale. Nonostante le normative attuali statunitensi e canadesi (altro paese nel quale è stata autorizzata la vendita, insieme al Brasile) prevedano la possibilità di allevare solo esemplari sterili di questo salmone in vasche a terra, senza comunicazione con corsi d’acqua, si teme che qualche evento atmosferico eccezionale possa provocare una fuga accidentale di uova dall’impianto di produzione dedicato, che è molto vicino alla costa. In Norvegia, la fuoriuscita di salmoni (non geneticamente modificati) dagli allevamenti ha inquinato dal punto di vista genetico le popolazioni selvatiche e mostrato che può accadere anche quando, teoricamente, ci sono tutte le precauzioni del caso. Si teme anche che, per motivi di spionaggio industriale, qualche operatore possa trafugare le uova.
L’azienda risponde alle critiche trincerandosi dietro il via libera dell’Fda, che, dopo aver condotto indagini approfondite, non ha trovato elementi di preoccupazione né per la salute né per l’ambiente. Ma non tutti sono d’accordo, a cominciare dal Center for Food Safety, a cui si aggiungono molti esperti che hanno in più sedi sottolineato la pessima qualità dei dati e i rischi ambientali. Anche un tribunale della California la pensa allo stesso modo, mentre il Dipartimento per le Risorse marine del Maine ha vietato di insediare allevamenti offshore di AquaBounty, poiché teme l’uso di uova di salmone geneticamente modificato.
Per quanto riguarda la salute, non ci sarebbero risultati sufficienti a escludere una possibile allergenicità, perché i dati arrivano da soli sei esemplari. Anche i dati sulla presenza di ormone della crescita (sospettato di essere cancerogeno) sono stato ottenuti da esemplari molto piccoli, ben lontani dalla taglia della vendita, e da un altro unico studio altrettanto inconcludente. Infine, questo salmone non sarebbe ottimale neppure come fonte di omega-3, il rapporto tra questi grassi e gli omega-6 sarebbe sbilanciato verso i secondi ancora di più rispetto a quanto già accade nei salmoni allevati.
Negli Stati Uniti ben 80 aziende che detengono 18mila punti vendita e locali hanno rifiutato esplicitamente di acquistare il salmone di Aquabounty; tra esse figurano alcuni colossi della ristorazione quali Sodexo, Compass e Aramark, cui si sono aggiunte le catene della distribuzione Walmart, Costco, Kroger, Giant Eagle, Whole Foods e Trader Joe’s. Tra coloro che lo propongono, per ora, c’è solo un grossista di Filadelfia che rifornisce in Pennsylvania, New Jersey e Delaware. Per il momento, però, non è ancora inserito nei menu, ma solo venduto in modo molto privato a singoli clienti che ne facciano richiesta. Non sembra quindi che il pubblico americano sia impaziente di mangiare il salmone AquAdvantage.
Nel 2016 il Congresso ha introdotto l’obbligo di segnalare che si tratta di un Ogm, ma finora non lo si trova nei supermercati. Quando accadrà, le confezioni dovranno recare la dicitura ‘bioingegnerizzato’ e un link o un codice QR su cui trovare tutte le informazioni. I ristoranti, tuttavia, non avranno lo stesso obbligo.
Non si sa, dunque, quando sarà venduto nei negozi. Di certo l’azienda sta realizzando un nuovo impianto in Ohio, dove intende produrre fino a 10mila tonnellate di salmone geneticamente modificato all’anno: otto volte quello che riesce a produrre oggi nell’unico stabilimento attivo, che si trova in Indiana. Intanto, la battaglia legale continua e, in particolare, il Center for Food Safety ha chiesto alla Fda di tirare fuori tutti i documenti relativi all’approvazione, per poterli valutare pienamente e rendere pubblici. Anche l’Unione Europea sta valutando questo salmone.
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Giornalista scientifica