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Negli Stati Uniti da molti anni il mais geneticamente modificato (in vari modi) ha affiancato e spesso rimpiazzato quello tradizionale. La varietà forse più diffusa è quella cosiddetta Bt, nel cui genoma è stato inserito il gene di un batterio del suolo chiamato Bacillus thuringiensis, capace produrre una o più tossine fatali per alcuni dei parassiti che tipicamente prendono di mira la pianta come la Diabrotica virgifera, un coleottero molto dannoso e altrettanto comune. Per questo fin da subito il mais GM Bt ha avuto un enorme successo nella cosiddetta Corn Belt, la serie di Stati del Midwest e del Sud più vocata alla coltivazione del mais già da metà dell’Ottocento.

Ora, però, dopo più di un ventennio dalle prime coltivazioni, la situazione sta peggiorando rapidamente, mentre i costi salgono. E la colpa è, soprattutto, del pessimo uso che i coltivatori hanno fatto del mais Bt, esagerando. Uno studio appena pubblicato su Science mostra chiaramente che cosa stia succedendo.

Lo studio sul mais

Approvato negli Stati Uniti nel 1996, e promosso come pianta capace di condurre una lotta “biologica” ad alcuni parassiti, il mais Bt, è stato adottato da un numero crescente di coltivatori, fino a costituire, oggi, il 90% di tutto il mais prodotto nel paese. Tuttavia, la sua capacità di eliminare la diabrotica e altri insetti è andata diminuendo, e i ricercatori dell’Università del Michigan e di altre università statunitensi e cinesi, hanno cercato di capire perché. A tale scopo hanno raccolto e analizzato i dati degli ultimi 12 anni di dieci stati della cintura, che presentano situazioni molto differenti, da una vera emergenza a una quantità di diabrotica non preoccupante e non difficile da controllare con metodi che non prevedono sementi GM.

Hanno così scoperto che in alcuni stati in cui non ve ne sarebbe stata una reale necessità come l’Ohio, il Michigan e la Pennsylvania, il mais Bt è stato piantato in quantità eccessive (“Overplanted”) perché i coltivatori hanno badato quasi soltanto ad aumentare i profitti, senza badare alla pianificazione generale della zona e ai consigli dati dalle autorità. Al contrario, le crisi dovute alla diabrotica ci sono state e ci sono tuttora negli stati a ovest, e cioè in Iowa, Illinois e Nebraska: lì l’adizione delle sementi GM è stata ed è giustificata.

mais Bt
La colpa è, soprattutto, del pessimo uso che i coltivatori hanno fatto del mais Bt, esagerando

La resistenza

Questo utilizzo non corretto, oltre a far lievitare i costi (ogni pianta GM costa più di quella originaria), ha favorito la nascita di individui resistenti, per la pressione evolutiva cui questi insetti sono stati sottoposti. E questo non stupisce: più uno stimolo negativo è infatti forte, più efficienti saranno le modifiche che rendono l’oggetto della pressione insensibile allo stimolo stesso. Dal 2005 al 2016 l’efficacia è passata dal 92 all’80%.

Nel caso specifico, poi, la situazione è particolarmente grave perché i semi GM si sono diffusi nei terreni anche attraverso contaminazioni accidentali causate dalla dispersione attraverso il vento o le acque.

E il risultato finale è quantificabile in due miliardi di dollari all’anno di perdite.

Come uscirne

Quello del mais Bt è dunque un caso quasi di scuola sull’impiego scriteriato di una risorsa che, se ben utilizzata, può essere preziosa.

Per cercare di migliorare la situazione attuale, secondo gli autori è indispensabile ridurre molto la coltivazione del mais Bt nelle zone nelle quali non c’è un’emergenza. Questo avrebbe ripercussioni economiche immediate: se si passasse dall’attuale 50% dei campi coltivati a mais Bt al 18%, ogni anno si risparmierebbero 99 milioni di dollari, e nel tempo si potrebbe recuperare almeno in parte l’efficacia di quella pianta.

Anche solo con la rotazione delle colture gli effetti positivi si vedono in un arco di tempo breve: negli stati dove viene praticata, le perdite dovute a diabrotica sono passate velocemente da 47,5 a 8,5 staie (una staia è circa 32-36 litri) per acro.

In generale, la parabola del mais GM è emblematica e mostra perché sia indispensabile migliorare la comunicazione tra i coltivatori e pianificare le coltivazioni di una stessa zona in un’ottica generale, partendo dai dati scientifici e non lasciando che sia solo il mercato a governare le scelte.

Il 40% di tutto il mais consumato nel mondo, con le più diverse destinazioni, proviene dalla Corn Belt: l’aumento dei prezzi e la diminuzione dei raccolti riconducibili alla crisi delle specie OGM e alle diabrotiche resistenti riguarda tutti.

© Riproduzione riservata. Foto: Depositphotos.com

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luigiR
luigiR
19 Giugno 2025 13:46

ma studiare dei parassiti di questi parassiti, no? temo sempre che gli OGM possano sconvolgere i già precari equilibri naturali.

Piero bonalumi
Piero bonalumi
10 Luglio 2025 11:13

Più che degli agricoltori la colpa è di chi vende i mezzi tecnici. In Italia in condizioni simili succederebbe lo stesso. Vedremo con le Tea se succederà qualcosa di simile, anche se non credo e spero di no.

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