Uova, colesterolo & conflitti di interesse: boom di studi finanziati dall’industria negli ultimi decenni. La scoperta dei medici del PCRM
Uova, colesterolo & conflitti di interesse: boom di studi finanziati dall’industria negli ultimi decenni. La scoperta dei medici del PCRM
Agnese Codignola 29 Dicembre 2019Negli ultimi decenni, gli studi che indagano il legame tra il consumo di uova e l’aumento di colesterolo nel sangue sono stati in gran parte influenzati dalle aziende, spesso distorcendo il messaggio finale a favore di un’innocuità che forse non è tale. Questo è l’atto d’accusa che arriva da una grande analisi nella quale è stato esaminato il finanziamento degli studi sulle uova e sul colesterolo a partire dagli anni Settanta, con risultati che suscitano più di un dubbio. Gli esperti aderenti al Physicians Committee for Responsible Medicine (PCRM) hanno preso in esame le ricerche pubblicate sull’argomento dal 1950 al 2019 e hanno visto che fino al 1970 la percentuale di quelle finanziate dalle aziende era zero, mentre nel periodo 2010-2019 era pari al 60%.
Come si legge sull’American Journal of Lifestyle Medicine, andando nello specifico, si è visto come l’85% degli studi – sponsorizzati o meno – dimostra che il consumo regolare di uova fa aumentare il colesterolo, ma che le convergenze dei due gruppi finiscono qui. Così, quando uno studio è finanziato da un’azienda, in un caso su due giunge a conclusioni in contrasto con i numeri che riporta, mentre la stessa discrepanza si vede solo nel 13% degli studi indipendenti.
Per esempio, in una ricerca del 2014 sui ragazzi di un college, il consumo di due uova a colazione per cinque giorni alla settimana per 14 settimane era risultato associato a un aumento delle LDL, la forma di colesterolo cosiddetto ‘cattivo’, di 15 mg/dl di sangue. Nonostante questo, gli autori avevano commentato, non senza una buona dose di faccia tosta: “l’assunzione aggiuntiva di 400 mg di colesterolo al giorno attraverso la dieta non ha ripercussioni negative sui livelli di lipidi nel sangue”. Come hanno fatto notare i ricercatori del PCRM, si sarebbe potuto anche affermare che l’aumento di colesterolo associato alle due uova, che non era significativo, era da considerarsi come variabilità statistica e fisiologica, ma è stato invece sostenuto che non esisteva, e questa sarebbe una prova molto chiara della malafede.
Il problema più grande, però, è che tali conclusioni hanno spesso influenzato linee guida e raccomandazioni; per esempio, nel 2015 lo U.S. Dietary Guidelines Advisory Committee, che pure invitava ad assumere meno colesterolo possibile attraverso la dieta, riportava: “le prove oggi disponibili non evidenziano un’associazione tra consumo di colesterolo con la dieta e colesterolo sierico”.
Tutto ciò è accaduto mentre diverse metanalisi mostravano, al contrario, che il consumo di uova fa effettivamente aumentare i livelli di colesterolo. Su tutte, una del 2019 pubblicata sull’American Journal of Clinical Nutrition, che ha messo insieme i dati di 55 studi, ha fatto vedere che un uovo al giorno è collegato a un incremento delle LDL di circa nove mg e che per ogni 100 mg in più di colesterolo (equivalente a mezzo uovo, più o meno) assunto con la dieta le LDL aumentano di 4,5 mg/dl. Un’altra ricerca, uscita questa volta su JAMA, che ha preso in esame 30 mila persone, ha mostrato che anche un consumo moderato ma quotidiano di uova è associato a un aumento significativo del rischio di malattie cardiovascolari e di morte.
L’analisi del Physicians Committee for Responsible Medicine, che ha preso in esame 153 ricerche, ha scoperto come 139 di esse mostravano un aumento del colesterolo ematico, con un incremento statisticamente significativo per 68 di esse tale: questo rende molto improbabile che l’osservazione sia casuale. Infine, in nessun caso si è vista una diminuzione significativa del colesterolo, mentre un calo non significativo è stato segnalato in sei studi indipendenti e in otto sponsorizzati.
La conclusione non può che essere quindi un caloroso invito a verificare ogni volta le fonti di finanziamento di questo tipo di studi, e accogliere poi le considerazioni finali tenendone conto.
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[sostieni]
Giornalista scientifica
C’è da ricordare, comunque, come il colesterolo ematico sia almeno per l’80% di origene endogena, ossia derivante dal proprio metabolismo…
Ne sono una una prova io che, non assumendo praticamente da anni grassi animali, sono da qualche tempo sotto trattamento farmacologico per ipercolesterolemia…
Mio zio ottantenne, da quando lo conosco, fa colazione ogni giorno con anche un uovo alla coque e non ha mai sofferto di ipercolesterolemia.
Con questo però non voglio certo incentivare comportamenti alimentari scorretti, sia chiaro.
Non siamo tutti uguali e le uova possono avere effetti differenti su ognuno di noi. Io ho verificato che a me le uova alzano il colesterolo. Ho risolto il problema eliminando il tuorlo, che è la parte dove è concentrato il colesterolo. In tutte le preparazioni, elimino i tuorli, le frittate vengono molto bene ugualmente anche con gli albumi, se si farciscono con verdure.
Segnalare potenziali conflitti di interesse delle aziende rilanciando uno studio sulla nocività delle uova condotto dal PCRM, associazione animalista che non vede l’ora di convertire il mondo alla scelta vegana, fa obiettivamente sorridere.
Sembra che l’autrice dell’articolo ignori che il Physicians Committee for Responsible Medicine è un’organizzazione che, fin dalla sua nascita, ha come maggiori preoccupazioni l’opposizione al consumo di tutti gli alimenti di origine animale e l’abolizione della sperimentazione animale nella ricerca biomedica e farmaceutica.
A tale scopo, organizza abitualmente campagne mediatiche travestite da comunicazione scientifica e non si fa scrupolo a confezionare ricerche a proprio uso e consumo, che hanno fatto sì che il PCRM venisse definito dal National Council Against Health Fraud “una macchina di propaganda” e dall’American Medical Association un “gruppo di pseudomedici che promuove consigli nutrizionali potenzialmente pericolosi”. Quackwatch, considerata dal CICAP “la più nota fra le organizzazioni in difesa dalle frodi nel campo medico”, ha incluso Neal Barnard, presidente del PCRM e primo autore di questo studio, nella sua lista di “promotori di metodi e/o consigli discutibili”.
E’ senz’altro sempre bene verificare ogni volta con attenzione chi ci sia dietro gli studi pubblicati, come suggerisce la conclusione dell’articolo, ma forse il caloroso invito di Agnese Codignola sarebbe in questo caso da rimandare al mittente.
Cordiali saluti.
Assolutamente d’accordo, dallo scoppiare della moda vegana si sono moltiplicati gli studi “autorevoli” e “indipendenti” secondo i quali consumare proteine animali causa tutti i possibili malanni e altro ancora.
Che i nostri nonni, bisnonni e antenati consumassero tranquillamente uova più volte al giorno e arrivassero tranquillamente alla vecchiaia (salvo malattie e infezioni una volta micidiali e adesso curabili con quattro pastiglie) ovviamente non viene neppure preso in considerazione.
Ma le mode sono quello che sono e fanno girare il business, tra poco tutti viaggeremo in “ecologicissimi” monopattini e auto a batteria… dato che è noto che le batterie crescono spontanee nei prati e basta raccoglierle, e gomme e freni delle mezzi elettrici non rilasciano micropolveri ma gradevoli aromi, per non parlare dell’elettricità che basta raccoglierla col secchio nei fossi.
Mauro
Resta il fatto che gli studi sponsorizzati dalle aziende sono ormai la maggioranza, e che l’aumento del loro numero in proporzione al totale fa riflettere, anche perché indubbiamente negli ultimi anni si è assistito a diversi rovesciamenti di fronte sul legame tra colesterolo nelle uova e salute, con l’unico esito di confondere le idee a tutti. La rivista è comunque peer review ed è quotata, ed escludendo che ci sia una falsificazione dei dati da parte degli autori, è comunque utile sapere che questi sono i dati relativi ai finanziamenti.
Dott.ssa Agnese Codignola
Quindi gli studi sponsorizzati dalle aziende produttrici sono più scientifici di quelli sponsorizzati da oppositori dei prodotti animali portatori di quantità rilevanti di colesterolo?
Uno studio di oppositori deve essere per forza pseudoscientifico ( più o meno stregoneria) e indegno di essere menzionato , mentre le autocertificazioni sono invece il nonplusutra della scienza?
Fino a prova contraria il colesterolo nei termini indispensabili al funzionamento corporeo viene sintetizzato interiormente e nessuno ne rimane senza salvo rarissimi casi, tutto quello che viene inserito con la dieta deve essere molto moderato e naturalmente le uova ne contengono parecchio.
Manca un passaggio in questo studio, che altri ricercatori che hanno condotto studi analoghi sui conflitti di interesse, per esempio sugli zuccheri, hanno fatto: il confronto tra la percentuale di risultati positivi negli studi sponsorizzati e in quelli indipendenti. Di solito è la cartina al tornasole per capire. Se i risultati sono stati forzati dagli sponsor, l’esito è più spesso positivo rispetto a quanto non accade negli studi realizzati senza finanziamenti dei diretti interessati.
I livelli di colesterolo ematico non sono solo influenzati dai cibi ricchi (più o meno) di questo alcool (e non grasso) ma dipendono dal contesto delle altre scelte alimentari (es. quanti zuccheri? Quante proteine?). Inoltre anche i livelli di stress (cronico) possono incidere sulla sua produzione endogena. Ultima cosa: verrà mai il giorno in cui, anzichè quantificare il CT (HDL, LDL,) si comincerà a valutarlo in termini di qualità e tipologia delle lipoproteine che lo veicolano?
D’accordissimo con lei,un commento sensato.
Si da per scontato che il colesterolo sia dannoso per il cuore, ma fonti autirevolusdime e per ora purtroppo isolate, lo negano decisamente…
Quando si utilizza il termine “aziende” sarebbe bene specificare di chi si tratta. Dall’articolo si percepisce che si tratta di aziende produttrici di uova, ma la maggioranza degli studi fatti sul colesterolo sono stati finanziati dalle aziende farmaceutiche per promuovere, o suggerire, l’uso delle statine. Non solo le farmaceutiche, anche Danone ha fatto studi sui fitosteroli, dando per scontato che il colesterolo sia da combattere a prescindere. Quindi da una parte abbiamo i produttori di uova che sostengono che 400 mg di colesterolo al giorno da uova (che va sommato con quello degli altri alimenti compreso il petto di pollo) non sia dannoso, e dall’altra i produttori di statine e fitosteroli che sostengono i danni del colesterolo. Le metanalisi e gli studi a cui bisogna credere sono quelli finanziati solo dalle università ed eseguiti da clinici senza conflitti d’interesse che dicono con chiarezza che il consumo di colesterolo va contenuto mediamente entro i 200mg quotidiani (media settimanale) per una dieta di 2.000 kcal; il che vorrebbe dire che se mangiate un uovo ogni giorno il resto del cibo dovrebbe essere solo di origine vegetale. Oppure potete fare una dieta equilibrata onnivora mangiando pero un massimo di 4 uova a settimana.
conflitti di interesse nella ricerca medica, documento interessante che ribadisce il concetto dei finanziamenti. non ci si può fidare di uno studio se finanziato dalle industrie.
https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&url=http://bioetica.governo.it/media/3118/p76_2006_conflitti_interessi-clinica_it.pdf&ved=2ahUKEwilvpOqkfXmAhWCKVAKHeAXDJYQFjABegQIBxAJ&usg=AOvVaw2oxeYww6JxymPw7P-3lsfY
La questione del colesterolo è un po’ troppo complessa e articolata per essere affrontata su due piedi in maniera dicotomico-manichea. Sui conflitti di interesse delle varie parti (pro/contro) ci sarebbe anche qui da discutere per ore. Faccio una considerazione provocatoria: tra i finanziatori di studi e ricerche favorevoli al consumo di uova, oltre ai produttori, non potrebbe esserci anche Big Pharma?
Mai avuto colesterolo cattivo con il consumo di un uovo al giorno. Uno studio o dieci cento mille analisi possono avere valenza ma non essere una bibbia inconfutabile e dipende molto da chi finanzia certi studi e soprattutto che interesse c’è dietro un’azienda. Per me i valori di colesterolo come altri dipendono da noi dai nostri geni e dal ns stile di vita e forse anche da fattori ambientali vedi certe località italiane (una zona della Sardegna) dove si vive oltre i 100 anni e queste persone affermano di avere un particolare stile di vita (all’aperto parecchio) ed hanno una loro dieta che non è strettamente vegetariana, anche se io invece lo sono.