Sono 150 le aziende tedesche e 36 quelle olandesi sotto inchiesta per presunta frode sulle uova biologiche. Le indagini iniziate nel 2011 e guidate dalla Procura di Oldenburg, in Germania, dovranno stabilire se i milioni di uova, vendute ed etichettate come “biologiche e allevate a terra”, in realtà non provengano da galline allevate in batteria.
Stando alle prime notizie sembra che le aziende indagate abbiamo violato sistematicamente le regole riguardo la tipologia dei mangimi impiegati e sull’affollamento delle galline.
«Se si scoprisse che le accuse contro questi produttori sono fondate, allora rappresenterebbe una truffa su vasta scala: una frode contro i consumatori ma anche verso i numerosi agricoltori bio onesti della Germania» ha detto lo scorso lunedì il ministro dell’agricoltura tedesco Ilse Aigner.
Le autorità hanno esortato i governi federali a garantire la piena attuazione delle leggi tedesche e dell’Unione europea sulla produzione di alimenti biologici, aggiungendo che i consumatori devono poter fare affidamento sulle etichette.
Questo ennesimo caso di frode, non presenta aspetti di tipo sanitario, ma riguarda il benessere animale ed è una grossa una truffa verso tutti quei consumatori che, per ragioni anche etiche, sono disposti a spendere quasi il doppio scegliendo uova biologiche.
P.S Come ricorda il nostro lettore Luigi Tozzi nel post che abbiamo pubblicato, l’Italia è il più grande produttore di uova biologiche e sulle etichette è indicata chiaramente la provenienza.
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Giornalista, redattrice de Il Fatto Alimentare, con un master in Storia e Cultura dell’Alimentazione
Vorrei tranquillizzare chi legge quest’articolo con due considerazioni. La prima è che l’Italia è il più grosso produttore di uova biologiche, il che ne limita di fatto l’importazione.
La seconda che su TUTTE le uova vi è scritto da dove provengono. Basta controllare la presenza della sigla IT.
Vorrei sottolineare due aspetti che riguardano l’etichettatura delle uova:
1) il codice stampigliato sull’uovo, indica sì l’allevamento di provenienza, però il codice non è (più) consultabile dai consumatori!!! I codici sono contenuti nella Banca dati Nazionale (BDN) che ha accesso limitato ad operatori e enti di controllo. UNA VERA E PROPRIA PRESA IN GIRO, dal momento che è reso obbligatorio indicare la legenda della stampigliatura sulle confezioni… Di fatto è reso possibile ai consumatori conoscere SOLO la provincia di provenienza e, se si ha la pazienza di cercare il codice ISTAT, il comune dell’allevamento, ma NON IL NOME!
2) la stampigliatura sull’uovo è a cura dell’allevamento OPPURE del centro di imballaggio che confeziona le uova. Questa seconda opzione permette una gestione piuttosto “disinvolta” da parte dei confezionatori che a volte “dimenticano” di aggiornare i codici di stampigliatura quando cambiano fornitore… Se su confezioni di uova di cui si dichiara una certa Origine trovate stampigliato sul guscio un codice di una provincia che non c’entra nulla, non incavolatevi troppo perchè vi hanno bidonato: si è trattato solo di un errore di stampa… (?)
Il bello è che se le uova sono destinate ad un centro di imballaggio all’estero, è invece obbligatorio stampigliarle subito a cura dell’allevamento, prima dell’invio (come se le fregature le tirassero solo gli operatori esteri…). Ciò varrebbe anche al contrario, cioè i centri di imballaggio in Italia dovrebbero ricevere uova dall’estero SOLO GIA’ STAMPIGLIATE… Peccato che l’Italia ha la deroga facile… Per cui entrano dall’estero uova non stampigliate che verranno impresse solo quando confezionate nei centri di imballaggio… Davvero un sistema ineccepibile!
Il codice stampigliato sopra indica CON CHIAREZZA la nazione di provenienza (IT per l’Italia).
La legge europea è chiara e non permette “gestioni disinvolte” dell’etichettatura. Chi lo fa commette frode in commercio con tutti le conseguenze penali ed amministrative del caso.
Se chi risponde nel forum del Il Fattoalimentare oltre ad usare nick per nascondersi, è a conoscenza di casi di frode di questo genere lo invito a rivolgersi alla magistratura italiana che sarà ben lieta di ascoltarlo e prendere i provvedimenti del caso.
@ Luigi Tozzi
forse non ci aveva pensato, ma magari dietro quel nick si nasconde una persona che con il suo operato cerca di tutelare tutti i giorni le persone come lei, che confidano nella correttezza dei prodotti che acquistano e nell’applicazione delle normative vigenti.
Saluti.
Visto che questi comportamenti scorretti, per lo più dettati dal fatto che “biologico” assicurerebbe un maggior utile, e quindi da comportamento fraudolento, e che se ne parla apertamente come prassi corrente, la domanda che viene spontanea è:
dove stanno i controlli veterinari ufficiali su aziende così facilmente individuabili, tantopiù che la materia è chiaramente ed ampiamente normata da leggi e Regolamenti UE???
150 aziende non mi sembrano poche,e queste aziende devono essere punite severamente,per aver ingannato i consumatori,perchè se non si ha la certezza di comprare uova biologiche a questo punto perchè pagare di più per qualcosa che dovrebbe essere più sano ma che in realtà non lo è.Se non si fanno provvedimenti seri tutto ciò rischia anche di rovinare la reputazione di produttori seri.