Truffe e olio extra vergine: gli americani hanno ragione, il prodotto italiano venduto all’estero è mediocre. E quello proposto nei nostri supermercati?
Truffe e olio extra vergine: gli americani hanno ragione, il prodotto italiano venduto all’estero è mediocre. E quello proposto nei nostri supermercati?
Roberto La Pira 8 Febbraio 2014Pochi giorni fa il New York Times ha pubblicato un servizio giornalistico composto da 15 disegni su truffe e olio extra vergine italiano venduto negli Stati Uniti. Nelle immagini il nostro paese viene descritto come la patria di produttori furbi che commercializzano olio di dubbia qualità agli americani? La vicenda ha destato molto scalpore e il giornale ha corretto un po’ il tiro, ma le accuse sono rimaste.
Purtroppo, anche se i toni sono stati forse esasperati, il New York Times ha ragione. L’olio extra vergine di oliva italiano venduto in america e in altri paesi spesso è di mediocre qualità. Non si tratta di una novità. Ricordo 20 anni fa l’iniziativa di un produttore toscano Grappolini, che ha fatto analizzare diverse bottiglie di extra vergine vendute in Inghilterra, rilevando la scarsa qualità del contenuto. Anche un test condotto in Svizzera quattro ani fa dalla trasmissione A Bon Entendeur puntava il dito su alcuni famosi marchi italiani, liquidati con giudizi poco lusinghieri per via di difetti organolettici come riscaldo,muffa, acidità … Sostenere che l’olio italiano venduto negli USA è in buona parte un extra vergine di “seconda scelta” è quindi vero.
Non bisogna stupirsi stiamo parlando di un settore merceologico dove le truffe negli ultimi 50 anni sono sempre state un argomento all’ordine del giorno. Certo i sistemi sono cambiati, prima si miscelava l’olio di semi a quello di oliva, poi c’è stato il periodo dell’olio di nocciole, e adesso si vende olio deodorato come extra vergine. La questione è ben nota tanto che anche un rapporto pubblicato poche settimane fa dall’UE assegna all’olio extra vergine di oliva uno dei primi posti nella classifica degli alimenti più sofisticati in Europa. In Italia la situazione non è trasparente. Basta osservare gli scaffali di un qualsiasi supermercato per andare in confusione. A fianco di bottiglie vendute a meno di 3 euro, ci sono quelle dei grandi marche proposte a 5 – 9 euro e le Dop con un cartellino variabile da 10 a 20 e oltre. L’altro elemento su cui riflettere è che il 30-40% dell’olio venduto nei supermercati viene comprato a prezzi di saldo essendo in offerta. Difficilmente nel settore alimentare si rilevano differenze di prezzo così vistose per la stessa merceologia di prodotto.
Ipotizzare che molte bottiglie vendute a meno di 3 euro contengano significative quote di olio deodorato (spagnolo e italiano) è del tutto plausibile. L’olio deodorato per i non addetti ai lavori si ottiene da olive che prima di essere spremute sono ammassate per lungo tempo sotto il sole, oppure stipate nei cassoni degli autocarri. In queste condizioni l’olio spremuto ha un sapore sgradevole ma viene trasformato in extra vergine attraverso una deodorazione in grado di eliminare il cattivo odore. Il trattamento non è ammesso per legge, ma si usa spesso in modo illegale per riclassificare oli di mediocre qualità in extra vergini di oliva, da vendere a prezzi concorrenziali. L’olio con cattivo odore e altri difetti è sempre esistito, ma una volta veniva raffinato (ovvero sottoposto a deacidificazione, deodorazione, decolorazione, degommaggio…) e venduto come “olio di oliva” ad un prezzo inferiore. Queste bottiglie sono ormai poco presenti nei supermercati dove invece si trovano prevalentemente extra vergini a prezzi stracciati.
Che fare? Il vero segreto consiste nell’assaggiare l’olio come si fa con il vino e capire che l’extra vergine non è un condimento neutro, ma è un esaltatore di sapidità con un aroma e un gusto inconfondibile. Per cominciare ad orientarsi si dovrebbero confrontare due piatti di insalata: il primo condito con un olio pagato 3 euro e il secondo con un extra vergine Dop che costa il triplo. L’esperimento è semplice ma molto istruttivo per capire le differenze. La seconda cosa da fare è differenziare, utilizzando le bottiglie da 3 euro per cucinare e quello veramente extra per condire a crudo.
Roberto La Pira
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
Attenzione: se ci sono difetti (muffa, riscaldo, avvinato…) l’olio non è più classificabile come “extra-vergine” ma va rettificato ..
in toscana unicoop firenze vende nel mese di novembre 5 litri di olio estravergine 100% italiano a 15 euro dal vostro articolo sebra che siamo al limite della truffa perché non si puo vendere un olio estravrgine non deodorato a tale prezzo
Bisognerebbe considerare nel prezzo anche l’origine della materia prima con cui si realizza l’olio oltre che le modalità utilizzate durante le varie fasi di produzione. C’è chi lo raccoglie a mano, con macchinari etc e questi 2 differenti processi creano diverse reazioni chimiche nella materia prima che poi incidono sul sapore e sulla quantità di nutrienti presenti nel prodotto finito. Ci sono poi anche differenze nella fase successiva di trattamento delle olive durante la spremitura. A freddo… etc etc
Poi se tutto questo avviene in Turchia e/o in Grecia aldilà della bontà della materia prima
bisogna considerare i differenti costi rispetto a quelli se il tutto avvenisse qui in Italia prima ancora di ipotizzare truffe
Non c’è altro da considerare se non le quotazioni all’ingrosso…http://www.frantoionline.it/news-mercati/andamento-mercato-prezzi-medi-olio-di-oliva.html 5 litri a 15 € è insostenibile anche considerando i prezzi all’ingrosso, anche sulle piazze straniere….la questione è semplice…basta
che sia insostenibile…sono d’accordo completamente con lei, non giustificavo certo quel prezzo..anzi..
…ma dire che “non c’è altro da considerare” mi sembra una assurdità. Un olio realizzato con processi industriali altamente automatizzati non può costare come un olio ottenuto con procedimenti “meccanici/manuali”
se poi per “quotazioni all’ingrosso” si intende solo un olio “altamente industrializzato” allora si è come dice lei ..”basta”
Non si può parlare di processi di produzione “altamente automatizzati” per l’olio….non si applica al mondo dell’olivicoltura il principio dell’economia di scala…..informati e vedrai che i grossisiti riescono a risparmiare sull’imbottigliamento-confezionamento non sulla lavorazione delle olive…..te lo spiegherei ma non riesco in poche righe
Inserire nelle etichiette l’indicazione “olio di prima spremitura non deodorato” non mi sembra, volendolo fare, cosi’ impossibile, perlomeno da parte dei produttori di qualità.
Ci siamo arrivati!….sembra che la Coldiretti abbia ragione…..evviva l’olio artigianale!!!!
Alessandro, non si può inserire quella dicitura in etichetta, perchè nessun’ olio dovrebbe essere deodorato.
Non è sempre automatico che l’olio artigianale sia buono,se il produttore è veramente onesto, e per sapere se l’olio è buono, dovrebbe darti al momento della vendita anche un foglio in cui sono riportate le analisi che lui ha fatto fare.
Almeno i parametri di Acidità libera e il numero di perossidi. Se viene fornito questo documento almeno sai che il produttore è serio.
Io sono figlio di un coltivatore…..mio padre da sempre riseva per se e per la sua famiglia 150-200 litri di olio…. quando me lo chiedono “do” olio a qualche vicino….mi dici cosa ci guadagenerei io a truffarti (se di truffa vogliamo parlare) dovrei investire soldi per comprare olio “scadente” altrove e tagliarlo con il mio….non ho la voglia, il tempo ed i soldi per farlo; “io” produco olive, già investire denaro per molire le olive e produrre olio per me è un onere (non è la mia attività primaria….)….e poi…io mi posso attrezzare pure per le analisi ma questo non cambia la sostanza..se il DOP ha un senso…noi facciamo l’olio come da secoli…macina (come quella del “mulino bianco”…torri di “pressatura” e separatore centrifugo….) quindi mi conviene più iscrivermi ad un consorzio DOP…un excursus: quelle olive che vedete nelle immagini non sono olive da olio (spero che questa volta pubblichiate il mio commento)….visto che si fa appello all’onestà partiamo da questioni basilari
Davide, io non parlo di chi “regala ” olio ai vicini, non parlo del piccolo commercio di zona, non parlo di passione.. Tutti i produttori di olio possono indignarsi, ma resta il fatto che evidentemente qualcuno lo fa. tu parli di DOP, la dop richiede anche i parametri che ti ho mezionato, l’extravergine richede i parmaetri che ho mezionato. Tu fai olio per passione ma, come hai detto tu, non è la tua attività principale, ma chi produce milioni di litri di olio ha tutta la convenienza e la voglia di risparmiare anche solo 30 cent al litro.
Io… piccolo produttore, intanto, se voglio vendere anche un solo litro, devo iscrivermi al SIAN (sistema informatico) registrare il “carico” e “scarico” dell’olio nella mia “cantina”(come fa un produttore sessantenne a mettersi davanti ad un computer me lo dovete spiegare)devo essere preciso al kg…..mentre nei ristoranti le bottiglie non hanno etichetta….nei supermercati si vedono prezzi impossibili (ingiustificabili, neanche pensando ai prezzi all’ingrosso)….ormai siamo alle speculazioni finanziarie persino delle cooperative (vedi parmiggiano)….olio “deodorato”….. se mio figlio viene in campagnia ad aiutarmi sono capaci di multarmi (vedi il povero pizzaiolo della provincia di Napoli)…..e si parla di ammodernare il comparto olio!….qualcuno dice che l’Italia non è mai stata grande produttrice di prodotti agricoli e che siamo bravi solo a trasformare… facciamo accordi comemrciali con la Turchia e cerchiamio di farla entrare in Europa solo per avvantaggiare la nostra industria metalmeccanica che comunque va via dall’Utalia…..io ho sopportato abbastanza….comprate le olive altrove: dalla SPAGNA …dalla california…dalla turchia e molitele in iTalia (alla faccia delle 24-48 ore dalla raccolta alla molitura)…
io mi indigno quando vedo che tra gli sponsor principali della “New York International Olive Oil Competition” c’è fair way market che per carità è un ottimo sito ma è molto distante dal rappresentare il prodotto italiano d’eccellenza
basta visitare la vetrina dell’ olio e in particolare la sezione olio italiano:
http://www.fairwaymarket.com/shop/oil
mi metto nei panni di un consumatore americano che ha intenzione di comprare un olio DOP (sempre che sappia che cosa sia e che cosa rappresenti) e poi si vede recapitato un prodotto che come questo
http://www.fairwaymarket.com/shop/corte-olias-sardegna-d.o.p.-extra-virgin-olive-oil-tin
non vedo il marchio in evidenza, non vedo specificate le caratteristiche del prodotto
non c’è niente
per non parlare degli altre marche di extravergine
Purtroppo è verissimo che gli importatori, spesso italiani che vivono in nordamerica, commercializzano olii “italiani” davvero improponibili. Spesso vado in Canada da mia suocera, la quale ha sempre in casa la bottiglia di “italian olive oil” che vi assicuro è una vergogna!!! Il colore è di un giallo “paglierino” molto chiaro, la densità è molto più simile agli oli di semi e il sapore è molto lontano dall’assomigliare ad un olio di oliva come noi siamo abituati a consumare.
La speculazione finanziaria che ha preso piede negli ultimi 10-20 anni (forse più), che ha determinato la crisi degli ultimi anni, in qualche modo incentiva il meccanismo delle frodi….il settore alimentare ne è vittima…basta vedere quello che sta accadendo per il “parmigiano”… un consorzio che sembrava blindato…leggete il buongiorno di Gramellini di qualche giorno fa….