I bambini inglesi, e in generale tutti i bambini dei paesi più sviluppati che hanno un’alimentazione basata anche su cibi industriali, assumono troppo sodio, predisponendosi così fin da piccoli all’ipertensione, all’obesità e ad altri disturbi metabolici. Eppure basterebbe aggiungere meno sale ad alcuni degli alimenti più comuni come il pane e i cereali per la colazione, perché lì si annida gran parte del sodio in eccesso.
Lo dimostra uno dei più grandi studi sistematici mai condotti su una popolazione omogenea: quella dei bambini e ragazzi londinesi, appena pubblicato su Hypertension. I ricercatori della London School of Medicine and Dentistry della Queen Mary University di Londra hanno analizzato le urine delle 24 ore (il parametro più affidabile per verificare la concentrazione di sale nell’organismo) di 340 bambini, chiedendo contemporaneamente ai loro genitori di compilare un diario dettagliato sulla dieta, completo di fotografie di cibi e bevande prima e dopo il pasto del figlio.
I risultati dello studio
È così venuto fuori che, in media:
- tra i 5 e i 6 anni i bambini assumono ogni giorno 3,75 grammi di sale;
- tra gli 8 e i 9 anni i bambini assumono ogni giorno 4,72 grammi di sale;
- tra i 13 e i 17 anni i ragazzi assumono ogni giorno 7,55 grammi di sale;
- i maschi tendono ad assumerne più delle femmine, soprattutto ai due estremi dei campioni analizzati (ossia i più piccoli e i più grandi): in media, un grammo in più nella fascia 5-6 anni, 2,5 grammi in più in quella 13-17;
- il sale proviene per il 36% da pane e cereali, per il 19% dalla carne e per l’11% da derivati del latte quali i formaggi.
Nel Regno Unito, il quantitativo di sale massimo consigliato agli adulti è pari a 6 grammi al giorno; negli Stati Uniti è di 3,7 grammi al giorno (pari a 1.500 milligrammi di sodio), lo stesso raccomandato anche ai bambini. Sempre negli Stati Uniti, i Centers for Diseases Control and Prevention stimano che una percentuale di ragazzi compresa tra il 73 e il 93% nella fascia d’età compresa tra 1 e 18 anni assuma troppo sodio.
La campagna per la riduzione del sale
Nel Regno Unito è da tempo in atto una campagna per la riduzione del sale che ha coinvolto anche le catene della ristorazione e i principali gruppi della grande distribuzione: lo sforzo ha portato, negli ultimi sei anni, a una riduzione media del 15% del sale assunto.
Tuttavia, secondo gli autori dello studio, il calo non è abbastanza rapido, ed è necessario intensificare gli sforzi. Inoltre, secondo Graham MacGregor, coordinatore del lavoro: “Gli Stati Uniti e il Regno Unito, così come altri paesi occidentali, dovrebbero coordinare le iniziative a livello internazionale, perché molto spesso i ragazzi, e non solo loro, consumano gli stessi prodotti (si pensi, per esempio, ai cereali da colazione) nei diversi paesi”.
L’ipertensione tra i bambini è in crescita in tutto il mondo e secondo molti studi aumenta anche del 40% il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e ictus nell’età adulta; la causa principale dell’ipertensione tra i più giovani è, appunto, l’eccesso di sale. Questa tendenza, confermata ora dal lavoro di MacGregor, che fa emergere con forza ancora maggiore la necessità di mettere a punto piani di intervento mirati ai più piccoli.Una programmazione in tal senso è necessaria anche perché è difficile che i genitori possano agire efficacemente in casa, a meno che non rinuncino in maniera significativa a mangiare fuori o a far consumare ai propri figli alimenti industriali.
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Giornalista scientifica
Sono dati sconvolgenti! Certo il sale non deve essere del tutto eliminato dall’alimentazione, perché è un alimento funzionale. Io uso il sale rosa dell’Himalaya (http://www.saluteinerba.com/bloginerba/il-sale-dellhimalaya-anche-per-cucinare/) e cerco di far magiare fuori il meno possibile i miei figli 🙂