Il tonno rosso (Thunnus thynnus), molto apprezzato come ingrediente del sushi e del sashimi e non solo, a partire dal 2010 è tornato a nuotare nei mari del Nord Europa, grazie a una serie di limitazioni alla pesca. Tuttavia, quella che è stata una storia vincente di protezione, potrebbe finire prima del previsto, per cause molto più difficili da correggere. A minacciarne l’estinzione sarebbe infatti non più la pesca indiscriminata, come accaduto negli anni scorsi, ma il riscaldamento della temperatura del Mediterraneo, che il tonno rosso non potrebbe sopportare senza subirne gravi conseguenze.
Lo studio
A questa conclusione è giunto uno studio che ha coinvolto i centri di ricerca di otto Paesi, coordinato dai ricercatori dell’Università di Southampton, in Gran Bretagna, che hanno utilizzato un approccio innovativo per studiare meglio il ciclo vitale di questo animale, e stimare che cosa succederebbe in caso di innalzamento della temperatura del mare Mediterraneo.
Il tonno rosso è un animale possente, che può arrivare a misurare tre metri, e può raggiungere velocità attorno ai 100 km/h (attorno alle 43 miglia nautiche). Durante la sua vita adulta, percorre tutto l’Oceano Atlantico inseguendo le sue prede preferite come le acciughe, le aringhe e gli sgombri, ma quando giunge il momento della riproduzione preferisce le acque più calme del Mediterraneo. I piccoli trascorrono lì più o meno il primo anno di vita, prima di avventurarsi a loro volta verso le acque dell’Atlantico. Ed è per questo che, se cambiassero le condizioni del Mediterraneo, tutta la riproduzione potrebbe essere minacciata.
Gli otoliti del tonno rosso
Nello studio, uscito su Nature, i ricercatori hanno controllato la composizione di un organo presente nei tonni rossi, dietro il cervello: gli otoliti, formazioni ossee grazie alle quali i tonni percepiscono il rumore e mantengono l’equilibrio, e la cui composizione cambia nel tempo e a seconda di alcuni parametri del mare in cui vivono.
Verificando proprio i diversi elementi presenti in numerosi campioni raccolti sia tra le due sponde dell’Atlantico che in tutto il Mediterraneo, gli autori hanno scoperto che, quando la temperatura del mare supera i 28°C, i giovani tonni iniziano a soffrire, e tendono a spostarsi naturalmente verso acque più fredde come quelle del Golfo di Biscaglia. Le quali, tuttavia, sono molto più pericolose, e possono compromettere le popolazioni di esemplari ancora non maturi. Inoltre, quelle acque sono anche le acque preferite dalle loro prede come le acciughe, e sebbene questo possa assicurare la sopravvivenza dei tonni, costituisce anche un rischio, perché questi ultimi, a causa della taglia ancora piccola, rischiano di essere pescati insieme al pesce azzurro.
La crisi climatica inevitabile
Secondo le previsioni dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), l’innalzamento della temperatura del mare Mediterraneo fino ai 28°C sarà inevitabile, nei prossimi 50 anni. Al momento non ci sono soluzioni facili per la protezione dei tonni, visto che l’impegno per il contenimento del riscaldamento del clima è a dir poco debole, se non la creazione di aree protette nelle quali tutelare la loro riproduzione. La scomparsa del tonno rosso potrebbe quindi essere uno degli effetti della crisi climatica.
Uno degli aspetti positivi dello studio, infine, è quello metodologico, perché i tonni sono stati prelevati e analizzati nel loro ambiente naturale, e non allevati in laboratorio, e i dati ottenuti sono pertanto più vicini a ciò che accade nella realtà. Ma poiché molti pesci ossei hanno gli otoliti, anche i loro cicli vitali potrebbero essere studiati meglio con protocolli simili a quelli messi a punto per il tonno rosso, nel tentativo di conoscerli meglio, per preservarne più efficacemente l’esistenza, anche a fronte di condizioni climatiche mutate.
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Giornalista scientifica