Le tisane per molti sono diventate un rito quotidiano, e vengono sorseggiate per cercare un momento di relax, per digerire o per conciliare il sonno. L’Efsa però mette in guardia gli assidui consumatori di tè, infusioni di erbe e miele, sugli alcaloidi pirrolizidinici, sostanze naturalmente presenti nelle piante, ma potenzialmente cancerogeni.
Queste tossine rappresentano un potenziale rischio, nel lungo termine, per la salute umana, e possono essere presenti nei mangimi e negli alimenti di origine animale, compresi latte, uova e carne, come pure negli integratori alimentari di origine vegetale.
Le autorità sanitarie e l’Efsa non ha però fissato dei limiti per la presenza degli alcaloidi pirrolizidinici, anche se gli esperti ritengono che si debbano continuare a monitorare e raccomandano ulteriori studi sulla tossicità di quelli più diffusi negli alimenti.
La rivista Altroconsumo ha testato venti tisane a base di camomilla, finocchio e menta, le tre piante da infuso più a rischio. Oltre a ricercare gli alcaloidi pirrolizidinici, gli esperti hanno fatto le analisi per verificare l’assenza di residui di pesticidi. I risultati sono stati complessivamente buoni. E soltanto due campioni sono stati bocciati dalla rivista, uno per una presenza giudicata eccessiva di alcaloidi (*) e l’altro per la presenza oltre i limiti di un antiparassitario (ma le controanalisi dell’azienda non hanno confermato il dato).
Va però sottolineato che consumare saltuariamente tè e tisane non comporta rischi, per chi invece le usa per avere un effetto sulla salute, allora è meglio affidarsi a un esperto, farmacista o erborista laureato, in grado di preparare le miscele con le indicazioni di quantità e modalità di somministrazione per assumerle in maniera sicura ed efficace.
(*) Per gli alcaloidi, non essendo normati, sono stati presi come limiti di riferimento quelli in discussione presso la Commissione europea, basati sulla stima dell’assunzione massima accettabile appena rivista dall’Efsa.
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Giornalista pubblicista, redattrice de Il Fatto Alimentare, con un master in Storia e Cultura dell’Alimentazione