Il test sugli spaghetti pubblicato questo mese sulla rivista Altroconsumo non convince. L’articolo esamina 23 marche di spaghetti senza tralasciare quelli proposti dalla catene di supermercati (Coop, Esselunga, Carrefour, Pam…) e dagli hard discount (Dico, Eurospin).
La rivista promuove solo 11 marche con un giudizio buono (in testa alla classifica troviamo: Voiello n° 104, seguito da Buitoni n°72, De Cecco n°12, Coop bio Vivi Verde, Garofalo n°9, Dico n°5, Alce Nero bio, Rummo, Coop n°5, Auchan n°5, e Agnesi n°3). Nella lista ci sono altre 9 marche tra cui Barilla nella fascia intermedia, mentre in fondo sono posizionati i bocciati: Delverde n° 4, Esselunga n°3 e Pam le Classiche, perché nella semola sono state trovate delle impurità rilevabili al microscopio, che potrebbero anche essere peli di roditore.
Nell’articolo ci sono diversi elementi che suscitano perplessità.
– Il test non indica il criterio di valutazione, ovvero il peso ponderale attribuito alle varie voci (proteine, micotossine, impurità, assaggio…) che poi determinano il punteggio complessivo. Le marche che superano in modo brillante il test organolettico, affidato dalla rivista a cinque esperti, dovrebbero accedere di diritto ai vertici della classifica. Questo perchè in un prodotto come la pasta la prova di assaggio assume un valore decisivo e prevalente rispetto agli altri parametri. Seguendo questa logica gli spaghetti Buitoni n°72, con un giudizio “ottimo” nella prova di assaggio, smarcano tutti gli altri e dovrebbero guadagnare il primo posto del podio. Inoltre qualche dubbio suscita anche la terza e la quarta posizione assegnata a De Cecco e Coop bio Vivi Verde, che nella prova di assaggio hanno meritato il giudizio “medio”.
– Il secondo elemento critico riguarda l’analisi delle proteine. Secondo Altroconsumo la stragrande maggioranza degli spaghetti esaminati (15 su 23) ha un tenore superiore a 13,5%! Di fronte a questo dato molti produttori hanno sgranato gli occhi, visto che il valore dichiarato in etichetta oscilla dal 12,5 al 13,0 %. Sia chiaro, avere più proteine è un pregio, ma i valori riportati dalla rivista sono troppo elevati e si ottengono misurando l’indice di azoto sul secco e non sul tal quale. Probabilmente c’è stata un po’ di confusione nell’elaborazione, e il metodo di calcolo scelto risulta diverso da quello utilizzato dalle aziende per indicare il valore sull’etichetta.
– Il terzo elemento riguarda la bocciatura dei campioni Delverde, Esselunga e Pam per il ritrovamento di impurezze che potrebbero essere frammenti di pelo di roditore. È giusto chiedersi se questo criterio possa essere così importante da sconsigliare l’acquisto in modo così categorico. La presenza di impurità nella farina è un problema diffuso, e non è così rilevante visto che la pasta viene cotta e non ci sono rischi. La stessa rivista in un test realizzato nel 2008 scriveva “trovare frammenti di insetti nella farina è piuttosto normale. In alcune legislazioni, come quelle americana, è addirittura data per scontata la presenza di resti impercettibili di insetti entro un determinato limite”. Per correttezza va detto che anche nel 2008 Altroconsumo trovò peli di roditore in un campione e l’azienda venne pesantemente penalizzata nel giudizio finale.
A distanza di 4 anni però c’è un piccolo intoppo. L’azienda che produce gli spaghetti per i supermercati Pam denominati Le Classiche, ha inviato un esposto al pretore, chiedendo il ritiro della rivista perché il dato sul sospetto pelo di roditore non risulterebbe corretto, e quindi le conclusioni del test sarebbero sbagliate. Il ricorso è stato accolto dal Tribunale di Avellino il 4 gennaio 2012, che ha ordinato ad Altroconsumo la sospensione della pubblicazione, come viene anche detto nel sito internet della rivista. La questione non è banale, perché secondo la legge quando si riscontrano peli di roditore nella semola occorre ripetere un’analisi su sei campioni, e solo se tutti risultano positivi si può confermare l’accusa.
– Un’ultima nota questa volta rivolta alle aziende. Perché i produttori non riportano in etichetta la percentuale di glutine a fianco della percentuale di proteine? Il dato sarebbe interessante per permettere ai consumatori di valutare meglio gli spaghetti. La pasta di qualità contiene tante proteine ma soprattutto tanto glutine, che durante la cottura forma un reticolo impedendo all’amido imbevuto di acqua di sciogliersi nella pentola, dando così un aspetto colloso alla pasta. Solo quando la percentuale di glutine è elevata la pasta a fine cottura mantiene il nervo, ovvero la consistenza e il sapore.
Gli interrogativi e i problemi che abbiamo posto vanno al di là della questione tra la rivista e il produttore, che verrà dibattuta nelle aule giudiziarie. Sappiamo che molte aziende non amano discutere di questi argomenti, e consideriamo Altroconsumo un interlocutore serio ma non infallibile. Per questo sarebbe opportuno cominciare ad affrontare certi temi, per dare ai consumatori informazioni sempre più corrette anche attraverso i test comparativi.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
La nota inserita in fondo sul ricorso giudiziario del fornitore della GDO e non della GDO stessa chiarisce i limiti dei test con miscuglio di prodotti di marca e prodotti con etichetta GDO: non sono comparabili se non si valuta in modo trasparente lo stabilimento produttore di provenienza di entrambe le tipologie. La GDO vende non produce !!!
Penso che se un alimneto viene prodotto da una industria con marchio della GDO sia corretto chiamare in responsabilità la GDO stessa, in quanto con il proprio marchio garantisce un prodotto assumendosi l’obbligo dei controlli di seconda parte.
Sulla questione della rivista sono incidenti che possono capitare, ma è anche vero che ha un pubblico sufficientemente scafato per separare il grano dal lollio.
Saluti
Manlio d.c.
credo personalmente che i parametri attinenti alla sicurezza alimentare (non parlo di residui di peli ma di micotossine) debbano avere un peso maggiore nell’attribuzione del punteggio riassuntivo finale, ancor maggiore rispetto all’assaggio in questo specifico caso. Questa è una nota applicabile alla quasi totalità dei test di altroconsumo che non applica una "media ponderata" in funzione del parametro e lascia questa valutazione (esplodendo i singoli risultati dei parametri valutati) al lettore che dovrebbe avere accortezza e capacità di giudizio molto superiore al "consumatore medio" che invece si limita al punteggio riassuntivo.