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tazza di tèUn tè fortificato con vitamina B12 e acido folico potrebbe essere uno strumento efficace per combattere l’anemia e le carenze nutrizionali che affliggono ancora oggi milioni di persone. Questa bevanda – tra le più diffuse in tutto il mondo – ben si presta ad aggiunte di vitamine e micronutrienti, e poi a essere trasportata, conservata, venduta e preparata senza cambiamenti rilevanti rispetto a quella classica. Il suggerimento di ricorrere al tè per combattere gli effetti della malnutrizione arriva da uno studio condotto in India, su una quarantina di donne giovani (età media: 20 anni) della cittadina di Sangli, nello stato di Maharashtra, che sono state invitate a consumare per due mesi una tazza al giorno di un tè preparato con acido folico (1 mg a bustina, per prevenire anche i difetti del tubo neurale nei feti, in caso di gravidanza) più vitamina B12 a 0,1 mg oppure a 0,5 mg, o senza aggiunte.

A tutte le partecipanti, sia prima dell’esperimento che dopo, sono stati misurati i livelli ematici delle vitamine e l’emoglobina, per verificare l’andamento dell’anemia, di cui soffre gran parte della popolazione indiana. L’esito ha mostrato con chiarezza quanto può essere efficace una sola tazza giornaliera di tè opportunamente corretto.

Someone preparing tea
In India è stata sperimentata la fortificazione del tè con acido folico e vitamina B12, per combattere anemia e difetti del tubo neurale del feto

Come riportato sul British Medical Journal Nutrition Prevention & Health, infatti, l’acido folico è risultato aumentato nelle donne che avevano bevuto il tè con le due aggiunte in media di 8,37 nanogrammi per millilitro di sangue e di 6,69 ng/ml rispettivamente, mentre nelle altre di soli 1,2 ng/ml. Per quanto riguarda la B12, i suoi livelli sono cresciuti di più di 300 picogrammi/ml in più di una donna su due tra quelle che avevano bevuto il tè con il quantitativo più basso di vitamina, e in due terzi di quelle del gruppo a più alto dosaggio, rimanendo invariata nelle altre. Infine, anche l’emoglobina è risultata aumentata, rispettivamente, di 1,45 g/dl nel primo gruppo, e di 0,79 g/dl nel secondo, mentre è rimasta immutata nelle donne di controllo.

In altri Paesi sono stati introdotti con successo altri alimenti rinforzati come alcune farine o il riso, soprattutto con vitamine come la B12, assenti o quasi nei vegetali e spesso carenti in popolazioni malnutrite. In India, però, data la struttura del Paese, in cui il 70% della popolazione vive in uno tra i 650 mila villaggi rurali anche molto piccoli o molto isolati, è difficile far arrivare farine che non siano di piante cresciute e lavorate localmente, così come altri alimenti provenienti da lontano. Inoltre il coacervo di credenze religiose e l’organizzazione sociale pone ulteriori ostacoli. Al contrario il tè, bevanda seconda solo all’acqua per diffusione, viene coltivato principalmente nelle grandissime piantagioni di quattro stati, l’Assam, il Bengala occidentale, il Tamil Nadu e il Kerala, e viene lavorato in loco, per poi essere inviato al resto del Paese. Risulterebbe quindi molto più facile produrre tè con aggiunte specifiche e farle pervenire alla popolazione rurale in modo capillare. 

Gli autori, ricercatori che lavorano sia in India sia negli Stati Uniti, sottolineano che per ora i dati sono relativi a un piccolo campione, e che andranno quindi confermati e approfonditi. Tuttavia, se si giungesse a dati più robusti, il tè fortificato (anche, eventualmente, con altri micronutrienti) potrebbe rivelarsi prezioso anche in altri Paesi, vista la sua grandissima popolarità, i costi bassissimi e il fatto che un tè con l’aggiunta di vitamine non dovrebbe trovare sostanziali opposizioni di carattere religioso o culturale.

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