Proponiamo ai lettori questo articolo sull’impronta ecologica della tazzina di caffè tratto dal sito dell’Accademia dei Georgofili, che spiega perché cambia il valore in funzione della modalità di preparazione.

Nel 2019 il consumo italiano di caffè tostato e macinato è stato di circa 304.000 tonnellate. Di questi, l’84% è stato utilizzato per preparare la bevanda sia a casa che negli uffici o nel settore alberghiero, ristoranti, catering e distributori automatici. Il caffè tostato e macinato copre circa il 90% dei consumi, seguito dal caffè torrefatto in grani (6,7%) e dalle polveri di caffè istantaneo (3,3%), ed è confezionato principalmente in buste flessibili in poliaccoppiato (84,5%), seguite da lattine in acciaio (7,5%) e capsule o cialde monodose (5%). Nel settore del caffè monodose, la richiesta di capsule in alluminio è in crescita del +11% dal 2016, mentre è in calo quella di capsule in plastica e cialde in carta. In un nostro recente lavoro si è determinata l’energia consumata per preparare una tazza di caffè (40 ml) utilizzando le principali caffettiere usate in Italia (ossia la moka e le macchine per cialde o capsule), e si è effettuato uno studio di Life Cycle Assessment(LCA) per identificare le emissioni di gas ad effetto serra, associate alle fasi di utilizzo e post-consumo in conformità al metodo standard Publicly Available Specification (PAS) 2050.

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Il caffè preparato con la moka è risultato nettamente più eco-sostenibile

Il caffè preparato con la moka ad induzione è risultato nettamente più eco-sostenibile di quello ottenuto con le macchine ad autospegnimento del caffè in cialde o capsule per un triplice motivo:
1) Il consumo di energia elettrica per una tazza di caffè da 40 ml preparata con la moka è pari a 6.8 Wh contro i 12 Wh consumati dalla macchina per caffè in cialde o gli 8.5 Wh da quella per le capsule.
2) La quantità di imballaggi (carta, plastica ed alluminio) da smaltire per singola tazza di caffè ammonta ad appena 0,5 g nel caso del caffè macinato per moka in buste di poliaccoppiato da 250 g contro i 6,4 g nel caso del caffè in cialde o di 3,0 g nel caso della capsula tipo Nespresso.
3)  L’impronta del carbonio di una tazza di caffè è pari a 48 g CO2e (1) nel caso della moka contro i 76 g CO2e  nel caso del caffè in cialde e di  61 g CO2e nel caso della capsula tipo Nespresso.

Nonostante il caffè in cialde od in capsule rappresenti un esempio di innovazione diretta alla cosiddetta consumer care (in quanto fornisce al consumatore il prodotto ed il sistema per prepararlo con buone caratteristiche qualitative e con un alto livello di replicabilità), le cialde o le capsule eludono l’altro aspetto dell’innovazione che punta alla sostenibilità ambientale, in quanto moltiplicano, rispettivamente, per un fattore 10 o 5 le quantità di rifiuti di imballaggi post-consumo. Purtroppo, il consumo di caffè in cialde e soprattutto in capsule sta aumentando per la maggiore praticità di uso e di gusto, ma non certo per la maggiore sostenibilità ambientale come recentemente sostenuto nei media. Ad esempio, nella città di Amburgo è stato vietato l’uso delle capsule di caffè negli edifici statali per ridurre la formazione di rifiuti. È stata anche evidenziata un’enorme generazione di rifiuti, spesso inquinati da alluminio e ftalati.

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Alla luce dei risultati ottenuti, la caffettiera moka non andrebbe affatto messa in cantina

Alla luce dei risultati ottenuti, la caffettiera moka non andrebbe affatto messa in cantina. Infatti, anche quando viene riscaldata con un fornello a gas l’impronta del carbonio non supera i 51 g CO2e (1), e rappresenta pertanto un’alternativa di gran lunga più sostenibile rispetto alle macchine del caffè in capsule o cialde.
Nonostante la qualità di una tazzina di caffè moka dipenda fortemente dall’abilità del preparatore e dalla manutenzione della caffettiera ed i tempi di preparazione siano abbastanza più lunghi  rispetto a quelli di un espresso da cialde o capsule. Il consumatore eco-responsabile dovrebbe essere consapevole che il riscaldamento globale si combatte anche con una tazzina di caffè moka, il cui uso al posto delle macchine per cialde o capsule eviterebbe l’emissione di 10,3 o 1,8 g di CO2e per singola tazzina. Dal momento che il consumo italiano ammonta a circa 70 milioni di tazze di caffè al giorno, i gas serra evitati ammonterebbero a quelli emessi per circumnavigare l’equatore terrestre, rispettivamente, 180 o 32 volte al giorno con una city car diesel Euro5 che emette 100 g CO2e/km.

Autori: Matteo Cibelli, Alessio Cimini, Mauro Moresi

(1) La CO2 equivalente (CO2e) è una misura che esprime l’impatto sul riscaldamento globale di una certa quantità di gas serra rispetto alla stessa quantità di anidride carbonica

LEGGI QUI GLI ARTICOLI INTEGRALI:
Cibelli M, Cimini A, Moresi M (2021) Carbon footprint of different coffee brewing methods. Oral communication at Engineering Future Food 2021, Naples, Italy, 23-26 May, 2021. https://www.aidic.it/eff2021/programma/54cibelli.pdf
Cibelli M, Cimini A, Cerchiara G, Moresi M (2021) Carbon Footprint of different methods of coffee preparation. Sustainable Production and Consumption, 27: 1614-1625. https://doi.org/10.1016/j.spc.2021.04.004

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Gina
Gina
8 Luglio 2021 19:54

E vero… Per fare il caffè con la classica moka ci vuole più tempo rispetto a fare un caffè con la macchina a cialde, ma ultimamente ho acquistato una moka elettrica della De Longhi..Schiaccio un pulsante e lei fa tutto da sola E stato u n I vero nvestimento di tempo. In circa 35 secondi il caffè esce con velocita…Non ho neanche il tempo di andare da una stanza all altra..Meglio di così non poteva esserci, sopratutto perché la mattina mi alzo sempre alle 4 e 30. Per fare solo 2 tazze però bisogna mettere metà acqua nella moka..E qualcosa da ricordarsi…!!!