A distanza di quasi due settimane dalla scoperta del primo focolaio di influenza aviaria in un allevamento di Ferrara, seguito da un secondo episodio a Ronco di Adige in provincia di Verona e da altri due nelle immediate vicinanze, la regione Veneto si è attivata per scongiurare il propagarsi dell’epidemia. L’allerta è scattato perché in un allevamento il virus è stato classificato ad alta patogenicità e il numero delle aziende agricole colpite è aumentato rapidamente. Per il momento i tacchini da abbattere nei quattro allevamenti sono 130 mila, ma probabilmente siamo solo all’inizio.
Il presidente della Regione, Luca Zaia, il 27 ottobre 2021 ha diffuso una circolare che prevede misure restrittive per arginare il problema dell’influenza aviaria, come l’attivazione di una zona di protezione con un raggio di 3 chilometri intorno alle sedi dei focolai e di una seconda zona di sorveglianza con un raggio di 10 chilometri.
Dopo avere letto la circolare, abbiamo chiesto a Calogero Terregino responsabile del Centro di referenza nazionale per l’influenza aviaria presso l’Istituto zooprofilattico sperimentare delle Venezie quanti volatili saranno sacrificati e quanto potrà durare questa situazione di allerta.
Fino ad ora sono stati quattro gli allevamenti colpiti dal virus in cui la mortalità è stata molto importate (i virus di questo tipo hanno una morbilità altissima e una letalità vicina al 100% a cui si arriva nel giro di qualche giorno). Oltre a questi, sono stati individuati altri quattro allevamenti a forte rischio d’infezione per contatti epidemiologici molto stretti con i focolai. Tutti in un area molto circoscritta di pochi chilometri. In totale gli animali interessati sono stati circa 130.000 (tacchini). La situazione di allerta durerà perlomeno per tutto l’inverno per la presenza di un elevato numero di uccelli migratori che portano i virus influenzali nelle aree umide limitrofe alle aree con alta presenza di allevamenti di uccelli domestici.
Ma c’è il pericolo di passaggio dell’influenza dall’animale a uomo (in genere è escluso)
In questo momento il rischio è considerato dall’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) e dall’Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) molto basso. E’ escluso il rischio del passaggio attraverso il consumo di prodotti avicoli, sia perché le carni o le uova degli animali colpiti vengono distrutte, sia perché il virus non si trasmette per via alimentare, in ogni caso verrebbe inattivato dalla cottura.
Vista la diffusione in Europa del virus si può prevedere un’estensione del problema in Italia in altre Regioni.
Tutto il periodo invernale è normalmente considerato a forte rischio d’introduzione di virus influenzali trasportati dagli uccelli migratori che svernano in Europa, Italia compresa, quindi ulteriori casi in Europa e in altre Regioni d’Italia sono possibili. Per questo motivo, in questa stagione il Ministero della Salute emana dei provvedimenti per innalzare i livelli di biosicurezza negli allevamenti avicoli e rafforzare le attività di sorveglianza.
Se provvedimenti simili a quelli del Veneto sono stati adottati in altre Regioni.
In Veneto sono stati adottati provvedimenti straordinari perché è la Regione interessata dai focolai (come prevede la normativa europea), ma misure di prevenzione sono state adottate in tutte le Regioni che hanno un ricco patrimonio avicolo su indicazione del ministero della Salute e dei servizi veterinari regionali.
Questa influenza aviaria si differenzia dalle altre che ricorrono regolarmente in Italia e negli altri Paesi. No, è una forma di influenza aviaria causata da virus molto simili a quelli circolanti in altri Paesi europei.
Ci potranno essere ripercussioni sul mercato. Attualmente il fenomeno è molto contenuto e non si prevedono significative ripercussioni sul mercato.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.