Filetto di salmone con erbe steso su superficie nera su cui è disegnato un salmone

L’arrivo sulle tavole americane (e non solo) del primo animale geneticamente modificato per crescere molto più in fretta di quanto accada in natura, dato per imminente da settimane, potrebbe essere posticipato a data da destinarsi. Il supersalmone all’ormone della crescita, infatti, non è sterile come si è sempre affermato, ma riesce a riprodursi e a competere, sia pure da una posizione di svantaggio, con quelli selvatici.

La scoperta è stata fatta da Darek Moreau, biologo della Memorial University of Newfoundland, in Canada, che ha riprodotto in laboratorio condizioni molto simili a quelle naturali, e ha lasciato poi che diversi tipi di salmone cercassero di riprodursi.

Come ha spiegato il biologo su Evolutionary Applications, in natura esistono due tipi di salmoni: quelli più grandi, adulti, che tornano dalle migrazioni in mare aperto per riprodursi e che hanno un comportamento aggressivo, incentrato sulla predominanza fisica, e quelli più giovani, che cercano di assicurarsi la riproduzione con tecniche di mimetizzazione.

Ebbene: lasciati liberi insieme a salmoni maschi cui erano stati inseriti i geni dell’ormone della crescita, i primi due tipi hanno mostrato di prevalere nella competizione riproduttiva, ma gli ultimi sono riusciti comunque a portare a termine la fertilizzazione, anche se con un’efficienza nettamente inferiore.

L’esperimento, per ammissione dello stesso Moreau, si è verificato in condizioni controllate che, ovviamente, non possono tenere conto di tutte le variabili che si inseriscono in un contesto naturale. Ma è egualmente molto importante perché suggerisce che gli animali geneticamente modificati possono trasmettere il loro DNA, facendo saltare l’ecosistema e, almeno potenzialmente, dando vita a ibridi dalle caratteristiche oggi sconosciute.

Morerau ha effettuato i suoi esperimenti su animali maschi con modifiche genetiche identiche a quelle di Aquadvantage®, il supersalmone femmina ribattezzato Frankensalmone dagli ambientalisti, prodotto dall’azienda AquaBounty. Anche Ilfattoalimentare.it se ne era occupato.

In entrambi i casi sono stati inseriti geni di altre due specie di pesci che aumentano molto la produzione di ormone della crescita, rendendo possibile la piena maturazione in 16-18 mesi, contro i tre anni necessari in natura.

Al momento Aquadvantage® è al vaglio della Food and Drug Aministration, che sembrava propensa a in via libera, pur con alcune restrizioni, e che si era attirata per questo moltissime critiche, alle quali nel novembre scorso aveva dato voce anche Science.

Secondo i più scettici, infatti, i test condotti su Aquadavantage® e presentati all’ente regolatorio statunitense non conterrebbero dati sufficienti sulla salute umana, ma solo analisi dei profili nutrizionali (che sarebbero sovrapponibili a quelli del pesce wild), della concentrazione di tossine e di quella di allergeni.

Allo stesso modo, al momento nulla si saprebbe delle conseguenze di un allevamento massivo né sulle possibili patologie di animali che in genere sono più delicati rispetto alle specie selvatiche, così come non sarebbe ancora disponibile una seria valutazione dell’impatto ambientale che la pur accidentale liberazione di questi animali potrebbe avere sui branchi selvatici.

L’articolo voleva essere anche una risposta al rapporto della FDA pubblicato circa un anno fa, intitolato “Environmental Assessment for AquAdvantage® Salmon”, in cui era scritto: «La probabilità che il salmone GM esca dagli allevamenti è estremamente bassa» e «I salmoni in questione sono tutti femmine, triploidi che non possono riprodursi tra di loro o con animali selvatici o con salmoni fuggiti dagli allevamenti».

A quanto pare la realtà è diversa: i maschi (teoricamente non allevati da Aquabounty) possono riprodursi, e anche se l’azienza continua a dire che l’allevamento avverrebbe in condizioni più che controllate, gli incidenti non sono mai del tutto prevedibili ed evitabili.

Il commento più fulminante, fatto su Science un anno fa ma adattabile ai nuovi dati, è probabilmente quello di Jonathan Wiener e Thomas Perkins, docenti della Duke Law School: «Piuttosto che continuare a domandarsi se la porzione di salmone GM è equivalente a quella di salmone normale sotto il profilo nutrizionale, se l’abbassamento dei prezzi può apportare benefici e cose di questo tipo, la società deve chiedersi se la sua condizione, tutto considerato, migliora o peggiora con l’introduzione di questi prodotti».

Una sottolineatura che sembra un invito alla FDA a considerare tutti gli aspetti di una faccenda che è anche un’osservata speciale dalle company biotech di tutto il mondo, perché se il supersalmone venisse approvato sarebbe il primo caso e costituirebbe un importante precedente.

foto: Photos.com

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