I cosiddetti superfood sono tra i grandi protagonisti delle mode salutistiche degli ultimi anni. Complici campagne pubblicitarie ben congegnate, e assenza di regolamenti specifici, numerosi alimenti vengono etichettati come tali dai produttori, e guadagnano immediatamente una reputazione che, molto spesso, è infondata. Per capire meglio quali siano i sentimenti e i convincimenti del pubblico l’Istituto per la valutazione del rischio tedesco, il BfR, ha condotto un’indagine su mille cittadini, dalla quale è risultato che il livello di disinformazione è elevato. Le persone hanno spesso idee che non corrispondono alla realtà. Un tedesco su due pensa che i superfood abbiano proprietà benefiche e debbano far parte di una dieta sana, e solo l’8% ritiene che possano esserci dei rischi.

Ecco alcune delle principali domande e relative risposte:

– Innanzitutto, sette cittadini su dieci hanno sentito parlare dei superfood e, di questi, il 37% pensa che siano sani, e il 17% che contengano vitamine. Quando si va nel dettaglio, i partecipanti indicano come superfood, nell’ordine, i semi di chia, le bacche di goji, la quinoa, i semi di lino, il ribes nero e l’avena, cioè piante che contengono principi attivi quali vitamine, antiossidanti e acidi grassi omega tre che si possono trovare anche in piante non importate.

– Quando si analizzano i consumi, si vede che metà degli intervistati non ne mangia mai, ma metà lo fa più o meno regolarmente, con un 30% di persone che ne assume almeno una volta alla settimana. Tra i consumatori, la preferenza va all’avocado, mangiato la settimana prima del questionario da quattro partecipanti su dieci, seguito dai semi di chia (23%) e dalla quinoa (12%).

Half avocado fruit holding by hand, healthy fruit
Tra i consumatori la preferenza va all’avocado

– Le motivazioni sono molto interessanti: un terzo afferma di consumare i superfood perché fanno bene alla salute e poco di meno perché il gusto è buono. Mentre chi non ne mangia ritiene che non ci siano informazioni sufficienti (11%) o che   non ci sia bisogno perché  basta una dieta normale (5% dei casi).

– Quando poi si chiede di esprimere una valutazione su rischi e benefici, emergono tutti i pregiudizi. Per quanto riguarda le virtù, infatti, quasi uno su due ne attribuisce molte ai superfood, un altro quarto abbastanza e solo circa il 20% poche. Al contrario, se si chiede di valutare i rischi, si vede che meno di uno su tre considera questi alimenti a rischio alto o medio, mentre più del 50% ritiene che non ci siano pericoli, o che siano bassissimi. Ciò che ci si aspetta di trovare in un superfood sono soprattutto vitamine (per il 19% degli intervistati) e un’azione benefica generale (15%), seguita da un beneficio sul sistema immunitario (11%) o sulla digestione (9%).

superfood
L’80% degli intervistati pensa che alcuni nutrienti si possano assumere soltanto attraverso superfood

I rischi più temuti, invece, sono quelli relativi agli ingredienti di scarsa qualità (per il 13% de campione) e per le allergie e intolleranze (7%), ma per lo più i superfood sono considerati sicuri, anche se il 55% risponde che non ha idea di eventuali pericoli.

– Infine, una domanda fa emergere quanto la pubblicità influenzi i giudizi, perché più della metà degli intervistati crede a frasi che enfatizzano i benefici (che siano cioè alimenti a elevato valore nutrizionale), o pensa che i superfood debbano essere inseriti in una dieta sana. E questo anche se più della metà pensa che il termine sia stato coniato dalle aziende a fini pubblicitari.

– Ma ciò che colpisce sono le false informazioni: quattro su dieci pensano che i benefici siano stati provati scientificamente, e quattro su dieci non sanno rispondere; la stessa percentuale ritiene che vi siano state prove specifiche prima delle autorizzazioni all’immissione in commercio, e il 25% pensa che alcuni nutrienti si possano assumere soltanto attraverso un superfood.

Il quadro che ne emerge è in definitiva un’opinione molto, spesso troppo positiva di alimenti e sostanze che non sono sottoposte a regolamenti specifici e le cui virtù sono esaltate dalle aziende. Non solo. Sono anche cibi spesso di importazione che potrebbero essere sostituiti da diversi tipi di frutti meno cari e più che sufficienti a garantire tutti i nutrienti “super” di cui si ha bisogno.

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