Da anni, le aziende propongono la riduzione dei quantitativi di grassi, zucchero e sale attuata su base volontaria per arginare l’obesità, ma si tratta di una strategia poco efficace e fallimentare. Per avere risultati più incisivi, servono leggi e misure di contenimento nei confronti di cibi sbilanciati come le bibite zuccherate. Le proposte portate avanti finora dai vari Stati si sono focalizzate su quattro elementi:
- tassare le bevande zuccherate (sugar tax) per incentivare le industrie a riformulare i prodotti riducendo la quantità di zucchero e scoraggiare l’acquisto da parte dei consumatori;
- vietare la pubblicità di cibo con troppi zuccheri, sale e grassi destinato ai bambini;
- adottare etichette a semaforo per informare meglio i consumatori sulla salubrità dei prodotti e favorire decisioni oculate;
- promuovere corsi di educazione all’alimentazione nelle scuole.
Questa è la situazione in alcuni egli oltre 50 Paesi che hanno adottato provvedimenti. Abbiamo posizionato l’Italia all’ultimo gradino della classifica perché le autorità insieme alle lobby sono contrarie e non si discute del problema.
Gran Bretagna – 2018
Il 6 aprile 2018 è entrata in vigore la Soft drinks industry levy (Sdil), la tassa “British” sulle bevande analcoliche o poco alcoliche, pronte da bere o solubili che superano una certa soglia di zuccheri aggiunti. I succhi di frutta naturali e le bevande a base di latte sono esenti. Il provvedimento ha coinvolto 326 produttori. La tassa è di 18 pence/litro (0,20 €) per bibite con un contenuto variabile da 5 a 8 grammi di zuccheri per 100 ml, mentre se il contenuto supera gli 8 grammi per 100 ml l’importo sale a 24 pence/l (0,27 €). La tassa britannica è differente rispetto a quelle applicate finora nel resto del mondo, poiché non si pone l’obiettivo di diminuire solo il consumo, ma cerca di spingere i produttori a ridurre il contenuto di zucchero. Nei due anni trascorsi dall’approvazione della legge all’entrata in vigore, oltre il 50% dei produttori ha modificato la ricetta, determinando una riduzione dello zucchero pari a circa 45 milioni di chili per anno. Per rendersi conto del cambiamento, basta confrontare le etichette nutrizionali di alcune bibite vendute sia in Italia sia nel Regno Unito11. Nella maggior parte dei casi, la dose di zucchero risulta dimezzata. Nel Regno Unito la quantità contenuta in Fanta e Schweppes varia da 4,5 a 4,9 g per 100 ml, mentre in Italia oscilla fra 8,9 e 11,8 g. Lo stesso vale per l’aranciata Sanpellegrino, di proprietà di Nestlè: da noi contiene 10,1 g di zucchero, mentre in UK solo 4,7 g. Coca-Cola, invece, ha mantenuto la ricetta originale con 10,6 g per 100 ml. Coca-Cola Zero e Diet Coke non sono coinvolte nella tassa perché usano dolcificanti. Anche Pepsi manterrà la ricetta originale e pagherà la tassa.
Francia (legge varata nel 2012 aggiornamento luglio 2018)
La sugar tax francese è stata introdotta nel 2012 e riguarda tutte le bevande con aggiunta di zucchero o edulcoranti, quindi anche le bibite cosiddette “light”. Questo aspetto la differenzia in modo sostanziale dalla sugar tax inglese, rivolta solo alle bevande con elevata aggiunta di zuccheri. L’imposta francese prevedeva un prelievo fisso di 7,53 €/ettolitro e ha portato a un incremento generalizzato sui prezzi delle bevande, in particolar modo su quelle a base di frutta. A fine del 2017, il governo ha proposto di modificare la tassa in relazione al contenuto di zucchero dei prodotti, per invogliare le aziende a riformulare le ricette. Il 1° luglio 2018 è entrata in vigore la nuova versione; la tassa per una bevanda con il 4% di zuccheri è di 0,045 €/l, per una bevanda con il 10% si arriva a 0,135 €/l, mentre per una con il 15% il costo aggiuntivo è di 0,235 €/l.
Irlanda – 1° maggio 2018
La Sugar sweetened drinks tax irlandese è simile a quella del Regno Unito, anche se cambia l’importo. Si parte da 0,20 € al litro se lo zucchero va da 5 a 8 grammi su 100 ml, fino a 0,30 € dagli 8 grammi in su. La tassa dovrebbe portare nelle casse dello Stato 40 milioni di euro su base annuale.
Sudafrica – 1° aprile 2018
La tassa è fissata a 2,1 centesimi di rand a grammo per ogni bevanda che supera i 4 g di zucchero per 100 ml. Il prelievo si applica sulle bibite zuccherate ma esclude i succhi di frutta.
Estonia – 1° gennaio 2018
La sugar tax si applica sulle bevande dolcificate con un contenuto di zucchero di almeno 5 grammi per 100 ml. Interessa anche succhi di frutta 100%, yogurt da bere, kefir e bevande vegetali. La norma, in vigore dal gennaio 2018, prevede un periodo di transizione di due anni, per dare tempo alle aziende di modificare le formulazioni dei prodotti, e per abituare i consumatori ai nuovi gusti meno dolci.
Filippine – gennaio 2018
La sugar tax filippina prevede un importo di 6 peso (0,10 €) al litro per le bevande con dolcificanti e di 12 peso (0,19 €) al litro per quelle che usano sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio. Sono esenti dalla tassa il latte, i succhi e le bevande zuccherate con stevia e latte di cocco.
Norvegia – 2018
Una sugar tax esiste fin dal 1922, ma nel gennaio 2018 è stata incrementata fino a 4,75 corone (0,49 €). È applicata alle bevande zuccherate e anche ai succhi di frutta che sono naturalmente dolci. Le vendite di bevande a base di zucchero sono diminuite dell’11% rispetto al 2017.
Emirati Arabi Uniti – ottobre 2017
È stata introdotta una tassa del 50% sulle bevande analcoliche e una del 100% sulle bevande energetiche.
Portogallo – febbraio 2017
La tassa è di 0,82 € a litro per le bevande con meno di 80 g di zucchero per litro e di 1,64 € per quelle con più di 80 g/l.
Belgio – gennaio 2016
La tassa colpisce tutte le bevande zuccherate e con edulcoranti.
Stati Uniti – 2015
Negli Stati Uniti non esiste una tassa nazionale sulle bevande zuccherate. Solo alcune città hanno adottato provvedimenti specifici con tasse ad hoc e questo problema è stato discusso anche al Congresso. Fra le loclaità che hanno istituito l’imposta, Berkeley (California) è stata la prima ad applicarla, nel gennaio 2015, con un importo di 1 centesimo di dollaro per ogni oncia (30 ml) di bevanda zuccherata. Questo significa che una lattina da 330 ml viene a costare 10 centesimi in più (0,086 €). Fra le altre grandi città coinvolte, vi sono Philadelphia (2017), con una tassa di 1,5 centesimi per oncia; San Francisco (2018), con un’imposta di 2 centesimi per oncia che interessa tutte le bibite zuccherate, sia alcoliche che analcoliche.
Messico – 1° gennaio 2014
La sugar tax è pari a 1 peso (0,04 €) al litro per le bevande zuccherate, equivalente a circa il 10% del prezzo. Uno studio del 2017 condotto dall’Istituto nazionale messicano della sanità pubblica e dall’Università della Carolina del Nord e pubblicato dall’Oms ha analizzato i dati dei primi due anni di attuazione dell’imposta, riscontrando una riduzione media del 7,6% dell’acquisto di bevande zuccherate tassate e un aumento del 2,1% degli acquisti di bevande non tassate, costituiti principalmente da bottiglie d’acqua. Infine, nel 2014 e 2015, sono stati raccolti oltre 2,6 miliardi di dollari di introiti. Non ci sono ancora prove che la tassa abbia portato a una riduzione dell’obesità, ma è ancora presto per dire quali saranno gli effetti a lungo termine sulla popolazione. Vi è una differenza fra la tassa messicana e quella inglese; quella del Messico è forfettaria ed è concepita per inibire il consumo, mentre la tassa su più livelli del Regno è destinata a stimolare la riformulazione.
Cile – 2014
La sugar tax è stata introdotta nel 2014 ed è rivolta alle bevande analcoliche che contengono coloranti, aromi o dolcificanti. Il prelievo ha aumentato dal 13% al 18% le imposte già esistenti sulle bevande contenenti 6,25 grammi o più di zucchero aggiunto per 100 ml, mentre l’imposta sulle bevande che contengono meno di 6,25 g è stata ridotta dal 13% al 10%. Uno studio condotto da un team internazionale guidato da ricercatori dell’Università di York ha esaminato le vendite di bevande zuccherate in Cile analizzando i dati tra il 2011 e il 2015 e ha registrato una diminuzione degli acquisti del 21,6% in seguito all’introduzione della tassa.
Ungheria – settembre 2011
È stata introdotta una tassa su alimenti e bevande che contengono grandi quantità di zucchero, sale e caffeina, come bibite, dolciumi, snack salati, condimenti e marmellate di frutta. L’imposta è di 0,22 € per litro per le bevande che contengono più del 0,5% di zucchero19. Nel 2016 l’imposta ha comportato una riduzione del 22% del consumo di bevande energetiche e il 19% delle persone ha ridotto l’assunzione di bibite analcoliche zuccherate.
Altri Paesi in cui la sugar tax è in vigore
Arabia Saudita, Barbados, Belgio, Brunei, Danimarca, Figi, Finlandia, Kiribati, Mauritius, Samoa, Spagna, Tonga, Vanuatu.
Paesi in cui il dibattito è in corso (novembre 2018)
In Germania oltre duemila medici tedeschi hanno inviato una lettera alla cancelliera Angela Merkel, ai ministri del suo governo e ai segretari dei partiti, chiedendo l’adozione di varie misure, tra cui una tassa sulle bevande zuccherate, al fine di combattere il dilagare di obesità, carie dentali, diabete e altre malattie. Sostenuta anche da organizzazioni professionali e assicurazioni del settore sanitario, la lettera chiede l’introduzione di un’etichettatura nutrizionale semplificata di alimenti e bevande con i colori del semaforo, come già avviene in Gran Bretagna e Francia, restrizioni alla pubblicità rivolta ai minori, nuovi standard per le mense scolastiche, misure fiscali per spingere l’industria a riformulare i propri prodotti.
La Spagna adotterà il logo nutrizionale Nutri-Score già utilizzato in Francia. Lo ha annunciato la Ministra della salute, dei consumi e della previdenza sociale María Luisa Carcedo nel mese di novembre 2018, precisando che l’approvazione, sotto forma di decreto legge , è prevista nel giro di due o tre mesi. Il governo sta ancora riflettendo sulla possibilità di introdurre una tassa sulle bevande zuccherate.
In Australia il dibattito sulla sua introduzione è aperto. I maggiori produttori di soft drink (Coca-Cola e Pepsi) hanno promesso di ridurre lo zucchero del 20% nei prossimi sette anni, nel tentativo di affrontare l’epidemia di obesità.
In Brasile è stata avanzata la proposta di introdurre una sugar tax simile a quella messicana.
In Canada nel febbraio 2018 il governo ha annunciato il progetto di inserire una tassa sulle bevande zuccherate nel budget del 2018/2019.
In Colombia l’organizzazione Educar Consumidores ha proposto l’introduzione di una sugar tax del 20% sulle bevande zuccherate, che però è stata lasciata cadere. Nel Paese si registra la paradossale situazione per cui una bottiglia d’acqua costa più di una bibita.
In Danimarca è stata istituita una sugar tax negli anni 1930, ma nel 2013 è stata abrogata insieme con l’altrettanto impopolare fat tax.
In Lituania il governo ha rinunciato a introdurre una tassa sulle bevande zuccherate, dopo aver raggiunto un accordo con undici industrie alimentari, nazionali e internazionali per una riduzione volontaria del contenuto di zuccheri, sale e grassi. Tra i firmatari dell’accordo figurano Coca-Cola, Nestlé e Mars.
In Italia diversi ministeri e associazioni di categoria sono contrarie alla tassazione delle bibite. Il Fatto Alimentare il 16 ottobre ha preparato una lettera da inviare alla Ministra della salute Giulia Grillo, che ha ottenuto il sostegno di 8 società scientifiche e di oltre 300 tra medici, nutrizionisti e dietisti.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24