Le tasse sulle bevande zuccherate (Sugar Tax), così come quelle su alcol e tabacco, non solo funzionano ma, anziché andare a pesare sui già scarsi redditi delle fasce più povere, ne favoriscono la tutela della salute. È quanto sostiene la rivista medica The Lancet, che dedica cinque articoli al problema del dilagare delle malattie non trasmissibili, come tumori, diabete, malattie cardiache e altre patologie collegate in qualche modo agli stili di vita.
Contrariamente alla percezione popolare, queste tasse non danneggiano in modo sproporzionato i poveri. In realtà, le famiglie più ricche spendono pesantemente sia per le bevande zuccherate, sia per l’alcol, mentre quelle più povere tendono a rispondere più rapidamente alle fluttuazioni dei prezzi di questi prodotti. L’altro elemento interessante è che la Sugar Tax risulta più efficace se le entrate che ne derivano vengono reinvestite in programmi a favore dei poveri.
The Lancet cita l’esempio della Sugar Tax introdotta in Messico nel 2014, che in un anno ha comportato una riduzione del consumo di bevande zuccherate pari a 4,2 litri a persona, con una diminuizione degli acquisti del 17% da parte degli appartenenti ai ceti meno abbienti, mentre i comportamenti dei consumatori benestanti sono cambiati poco.
La rivista medica riporta l’opinione di Larry Summers, economista ed ex Segretario al Tesoro durante la presidenza Clinton, secondo cui queste tasse sono “probabilmente la misura più importante che può essere adottata per ridurre morti e sofferenze”. Una volta l’obesità era vista come un problema che affliggeva solo le nazioni più ricche, mentre ora è in aumento anche nei paesi a minor reddito e, secondo Summers, questa piaga va affrontata con la stessa determinazioni con cui si combatte la malnutrizione.
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