Come risparmiare denaro del contribuente e al contempo promuovere il benessere dei cittadini? Una tassa sulle bevande zuccherate può essere la soluzione per avere benefici fiscali e di salute. La Malesia ha appena approvato la sugar tax con l’intenzione di ridurre i livelli di obesità visto che il Paese figura in testa alle classifiche asiatiche. Quasi la metà degli adulti sono sovrappeso od obesi e il problema nell’infanzia è in crescita. Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) la popolazione tra i 5 e i 19 anni classificata come obesa è lievitata dal 7,7% nel 2006 al 12,7% in dieci anni. Secondo il National health and morbidity survey (Adolescent health survey) 2017, più di uno studente su tre in Malesia consuma una o più bibite zuccherate al giorno.
Secondo l’Economist Intelligence Unit, l’obesità è responsabile del 10-19% dei costi totali della spesa sanitaria della Malesia, il valore più alto tra i paesi asiatici. Un conto troppo caro sia per il governo sia per i cittadini, specialmente il tempi di crisi economica. La tassa entrerà in vigore dal 1° aprile 2019. Le bevande con più di 5 g di zucchero per 100 ml e i succhi con più di 12 g di zucchero per 100 ml saranno gravate da un’accisa di 0,40 myr (10 centesimi di dollaro).
È provato che l’aumento di prezzo delle bibite zuccherate fa diminuire i consumi. Per questo l’Oms già nel 2016 suggeriva a tutte le nazioni di introdurre una tassa specifica per aumentare i prezzi di almeno il 20%. In ogni caso la sugar tax è un punto di partenza e non di arrivo. Serve a stimolare la consapevolezza sul contenuto di zucchero, su quanto è nocivo, e a indurre le aziende a rivedere le formulazioni, proponendo bibite più salutari. L’ideale sarebbe affiancare questo importante provvedimento con interventi su altri fronti come l’istruzione, la promozione di alimenti sani, un’etichettatura nutrizionale veritiera e semplice da capire e apposite normative sul marketing alimentare.
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