C’è un possibile contaminante ambientale tra i composti più utilizzati per cercare di contenere l’aumento di peso: il sucralosio (E955). Sostanza di sintesi, circa 600 volte più dolce del saccarosio (il comune zucchero bianco), quattro volte più dell’aspartame e circa il doppio della saccarina, è prodotto dal saccarosio con l’inserimento di due atomi di cloro, che lo rendono estremamente stabile. E questo, che è un suo punto di forza, è anche ciò che lo rende problematico, perché non si degrada se esposto al calore né a un’ampia gamma di valori di pH.
Di conseguenza, non solo è espulso con le feci (solo il 11-27% viene assorbito e poi espulso con le urine) ma, una volta giunto nell’ambiente, vi resta, e provoca alterazioni ambientali che potrebbero essere rilevanti. Lo suggerisce uno studio appena pubblicato su Environmental Monitoring and Assessment dai ricercatori dell’Università della Florida di Saint Augustine.
Lo studio
In esso, i ricercatori sono andati direttamente sul campo, a Marineland, in Florida, e hanno prelevato campioni di terra, di acque salmastre e di acque dolci, per cercarvi il dolcificante. Lo hanno trovato ovunque e, a quel punto, hanno analizzato i suoi effetti su due tipi di microrganismi: i cianobatteri, responsabili della fotosintesi, e le diatomee, costituenti fondamentali del plancton, di cui rappresentano un terzo del volume. In particolare, hanno messo a contatto entrambi con il sucralosio con due modalità: ogni quattro-sei ore in un solo giorno, oppure una volta al giorno per cinque giorni consecutivi.
Hanno così visto che, per quanto riguarda i cianobatteri, quelli di acqua dolce aumentano, e quelli di acqua salata diminuiscono. Le diatomee, invece, diminuiscono in entrambi i casi. Secondo gli autori, l’effetto potrebbe essere dovuto a una sorta di inganno biologico: i cianobatteri e le diatomee non riconoscono lo zucchero sintetico come estraneo per la sua somiglianza con il saccarosio, e lo captano come nutrimento. Ma, come accade nell’uomo, anche in loro non c’è assorbimento, e questo causa il deperimento e la morte. Inoltre, il fatto di ritrovarlo tanto nel terreno quanto nelle acque conferma che il sucralosio è talmente stabile da oltrepassare i sistemi di filtrazione, per arrivare così com’è nell’ambiente. E poiché i prodotti che lo contengono sono non meno di 4.500, la quantità dispersa potrebbe alterare l’ecosistema.
Le cautele sul sucralosio
La situazione potrebbe comunque cambiare, perché dopo una prima fase (l’approvazione in Europa risale a vent’anni fa) in cui era ritenuto del tutto sicuro, i dubbi stanno aumentando.
Il CSPI (Center for Science in the Public Interest) lo ha declassato da “safe” (sicuro) prima a “caution” (da consumare con cautela) e, nel febbraio 2016 ad “avoid” (da evitare). Secondo l’istituto Ramazzini di Bologna nei modelli animali può provocare leucemie, mentre secondo l’istituto per la sicurezza alimentare tedesco, il BfR, non andrebbe utilizzato a più di 120°C, perché al di sopra di quella temperatura inizia a liberare il cloro. In realtà ci sono poche certezze, ma anche per questo l’associazione di consumatori Citizens for Health ha inviato una petizione alla FDA per chiedere di sospendere l’approvazione dello Splenda (questo il nome commerciale del prodotto più noto negli USA) in attesa di notizie più attendibili sugli effetti collaterali.
© Riproduzione riservata
Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.
Dona ora
Giornalista scientifica