Sono più attenti allo spreco alimentare e ai prezzi, cucinano di più, ma mangiano anche più di prima, e non necessariamente sano. È la fotografia del rapporto degli italiani con il cibo durante il lockdown che esce da un’indagine realizzata da Altroconsumo intervistando oltre mille persone durante il mese di aprile, in piena Fase 1.
Due terzi dei partecipanti (66%), infatti, sostengono che nelle loro case lo spreco alimentare si sia azzerato o quasi. Un aumento sostanziale rispetto al 42% registrato in un’analoga indagine svolta tra gennaio e febbraio, prima dello scoppio dell’emergenza. Sono le coppie a sprecare di meno (77%), rispetto a chi vive da solo (65%) e ai nuclei famigliari formati da tre persone o più (66%). Geograficamente parlando, invece, la zona d’Italia più attenta allo spreco di cibo è il Nord-Est, con il 76% dei partecipanti che non butta cibo o quasi nella spazzatura.
Ma quali sono le strategie adottate dagli italiani? Rispetto ai tempi pre-pandemia, il 41% degli intervistati risponde semplicemente di sprecare meno cibo, complice probabilmente il maggior tempo passato a casa e ai fornelli che ci permette di tenere d’occhio frigorifero e dispensa, ma anche di riutilizzare di più gli avanzi, come afferma un terzo degli intervistati. Aumenta anche l’abitudine a fare la lista della spesa (39%), un accorgimento che era stato consigliato per fare gli acquisti nel minor tempo possibile, e la pianificazione dei pasti (39%).
Quasi metà degli italiani, poi, afferma di cucinare più di prima o molto di più. Una nuova abitudine, che va a braccetto anche con un aumento dei consumi alimentari però: il 35% delle persone intervistate sostiene che durante il lockdown ha mangiato più di prima, ma non necessariamente più sano.
Durante la quarantena, infatti, la maggior parte degli italiani ha rispettato le raccomandazioni a uscire il meno possibile e questo si è tradotto in spese più grandi, meno spesso. Di conseguenza, quasi un terzo degli intervistati ha affermato di aver comprato meno prodotti freschi e più surgelati e cibi in scatola. Altra nota negativa: il 22% dei partecipanti, inoltre, ha risposto di aver acquistato anche più snack dolci e salati. Infine cresce l’attenzione ai prezzi: un terzo delle persone ha risposto di valutarli più di prima o molto di più.
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