Il cibo viene sprecato in ogni fase della produzione e del consumo: in Europa fino a 115 kg a testa all’anno. Il Parlamento UE cerca soluzioni
Il cibo viene sprecato in ogni fase della produzione e del consumo: in Europa fino a 115 kg a testa all’anno. Il Parlamento UE cerca soluzioni
Dario Dongo 1 Agosto 2011Il 22 giugno l’onorevole Salvatore Caronna (gruppo socialisti e democratici) ha presentato alla Commissione per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento Europeo la sua relazione “Evitare lo spreco di alimenti: strategie per migliorare l’efficienza della catena alimentare nell’UE”, in vista di una risoluzione dell’Assemblea.
Lo spreco alimentare ha risvolti negativi di ambito non solo etico, ma anche economico, ambientale, sociale, nutrizionale e sanitario. Perciò gli eurodeputati chiedono alla Commissione europea di proclamare il 2013 “Anno europeo contro lo spreco alimentare”.
Secondo alcuni dati, lo spreco di cibo a livello globale sarebbe aumentato, tra il 1974 e oggi, quasi del 50%. Gli sprechi avvengono nei campi agricoli, nelle industrie di trasformazione, nelle imprese di distribuzione e nelle case dei consumatori.
Lo scarto di cibo pienamente commestibile ha luogo in tutte le fasi della filiera: dalle perdite nella raccolta e stoccaggio, al trasporto in condizioni poco sicure, agli errori di imballaggio, fino alle cattive abitudini dei consumatori nell’acquisto e utilizzo dei prodotti alimentari.
Nei paesi industrializzati lo spreco è prevalente nelle ultime fasi, della distribuzione e del consumo, si ritiene a causa della sovrabbondanza di prodotto.
Viceversa nei paesi in via di sviluppo, dove le perdite avvengono nelle fasi iniziali, per difetto di idonee tecniche agricole, sistemi e infrastrutture di trasporto e di stoccaggio (come, per esempio, la catena del freddo).
Secondo dati FAO,[1] i cittadini europei e nordamericani sprecano a testa tra i 95 e i 115 kg di cibo all’anno, pro-capite, contro i 6-11 kg dell’Africa sub sahariana.
La produzione annuale di rifiuti alimentari nei 27 Stati membri UE è di circa 179 kg pro-capite (89 milioni di tonnellate), con un ulteriore costo ambientale stimato in 170 milioni di tonnellate/anno di emissioni di CO2.[2]
In Europa oltre 79 milioni di persone, il 15% dei cittadini, vivono ancora al di sotto del livello di povertà (secondo i parametri UE: vale a dire che il loro reddito è inferiore al 60% del reddito medio del paese ove risiedono).
Nel mondo, secondo gli studi della FAO, il previsto aumento della popolazione (dai 7 miliardi attuali ai 9) comporterà l’esigenza di incrementare le produzioni alimentari in misura del 70% entro il 2050.
L’agricoltura può svolgere un ruolo fondamentale nella lotta contro lo spreco alimentare. Offrire sostegno ai paesi in via di sviluppo per migliorare l’efficienza delle loro filiere agroalimentari può giovare non solo in via diretta alle economie locali e alla crescita sostenibile di questi territori ma anche, indirettamente, agli equilibri del commercio mondiale dei prodotti agricoli e alla ridistribuzione delle risorse naturali.
Di conseguenza, gli eurodeputati invitano la Commissione a presentare una proposta legislativa che definisca lo “spreco alimentare”[3] e includa anche i rifiuti alimentari di origine agricola. Chiede poi di individuare gli strumenti e le azioni per stimolare un maggiore coinvolgimento delle imprese agroalimentari, dei mercati all’ingrosso, dei negozi, delle catene distributive, delle mense e della ristorazione pubblica e privata nelle pratiche anti-spreco.
Chiedono alla Commissione, e anche agli Stati membri, di “sensibilizzare l’opinione pubblica sulle cause e conseguenze dello spreco alimentare e sulle modalità per ridurlo, promuovendo una cultura scientifica e civile orientata ai principi della sostenibilità e solidarietà”; di incoraggiare e sostenere le iniziative dirette a incentivare la produzione sostenibile su piccola e media scala legata ai mercati e ai consumi locali e regionali.
Esprimono sostegno alle iniziative virtuose di raccolta e distribuzione ai non abbienti di cibi talvolta destinati a rifiuto proprio in quanto prossimi alla scadenza o danneggiati, come il Banco Alimentare.
Infine, la Commissione dovrebbe valutare e stimolare le misure atte a ridurre gli sprechi alimentari a monte, per esempio l’etichettatura con doppia scadenza (commerciale e di consumo), le vendite scontate di prodotti in scadenza o danneggiati.
Dario Dongo con la collaborazione di Juliette Turpeau
foto: Photos.com
– Lo schema di relazione è disponibile su http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//NONSGML+COMPARL+PE-467.138+01+DOC+PDF+V0//IT&language=IT
[1] FAO (2011) “Global food losses and food waste” (Perdite e sprechi alimentari a livello globale)
[2] Commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, relazione A7-0000/2011
[3] Per ‘spreco alimentare’ si intende l’insieme dei prodotti alimentari scartati dalla catena agroalimentare per ragioni economiche o estetiche o per prossimità della scadenza di consumo, ma ancora perfettamente commestibili e potenzialmente destinabili al consumo umano e che, in assenza di un possibile uso alternativo, sono destinati ad essere eliminati e smaltiti producendo esternalità negative dal punto di vista ambientale, costi economici e mancati guadagni per le imprese (punto 6)
Avvocato, giornalista. Twitter: @ItalyFoodTrade