Nasce il forum Ue contro lo spreco alimentare, con l’obiettivo di dimezzarlo entro 2030. Revisione sulle indicazioni in etichetta della data di consumo preferibile
Nasce il forum Ue contro lo spreco alimentare, con l’obiettivo di dimezzarlo entro 2030. Revisione sulle indicazioni in etichetta della data di consumo preferibile
Beniamino Bonardi 12 Dicembre 2016Ogni anno nell’Unione europea si sprecano circa 88 milioni di tonnellate di cibo, pari a circa il 20% di tutti gli alimenti prodotti, con un costo stimato di 143 miliardi di euro. L’obiettivo della Commissione Ue è di dimezzare questo spreco entro il 2030. A questo scopo, a fine novembre, ha preso il via la piattaforma Ue contro lo spreco alimentare, un forum composto da 70 membri, di cui 33 in rappresentanza di paesi membri dell’Ue e di organizzazioni internazionali (Ocse, Fao, Unep) e 37 rappresentanti del settore privato. L’obiettivo della piattaforma, che terminerà i lavori alla fine di novembre del 2019, è “individuare, condividere e sviluppare soluzioni praticabili per ridurre le perdite nella filiera alimentare”.
Uno dei temi su cui lavorare indicati dalla Commissione Ue riguarda l’etichettatura sulla scadenza dei prodotti alimentari, al fine di migliorare l’uso, da parte degli operatori della filiera alimentare, dell’indicazione della data di consumo e della sua comprensibilità per i consumatori, in particolare per quanto riguarda la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro il”. Un sondaggio di Eurobarometro condotto nel 2015 ha rilevato che, benché la maggioranza dei consumatori (58%) dichiari di verificare sempre le date di consumo indicate sull’etichetta degli alimenti (“da consumarsi entro il” e “da consumarsi preferibilmente entro il”) al momento dell’acquisto e della preparazione dei pasti, meno della metà ne comprende il significato. Secondo la Commissione Ue, l’erronea interpretazione da parte dei consumatori del significato di queste indicazioni ha un’incidenza rilevante sui rifiuti alimentari in ambito domestico (tra il 15 e il 33 per cento, a seconda degli studi).
La Commissione europea ha incaricato una società esterna di analizzare l’uso di questo strumento da parte degli operatori del settore alimentare e delle autorità di controllo. Sulla base dei risultati di questa indagine, previsti per la fine del 2017, la Commissione si riserva di elaborare orientamenti per l’industria, al fine di favorire un uso più coerente delle date, basato su una comprensione condivisa della terminologia.
Per quanto riguarda le norme in materia di etichettatura, la Commissione sta valutando varie opzioni per semplificare l’indicazione della data di consumo sui prodotti alimentari, per esempio ampliando l’elenco degli alimenti esentati dall’obbligo di presentare l’indicazione “da consumarsi preferibilmente entro il” sull’etichetta. Attualmente questi alimenti sono, per esempio, l’aceto, lo zucchero, il sale e la gomma da masticare, ma ve ne potrebbero essere altri per i quali l’eliminazione dell’indicazione della data di consumo potrebbe non rappresentare un rischio per la sicurezza. La Commissione valuterà anche la possibilità di modificare la terminologia utilizzata per l’indicazione della data di consumo sull’etichetta dei prodotti alimentari, se si dimostrerà che esiste una formulazione alternativa più chiara e più utile per i consumatori, senza comprometterne la sicurezza, contribuendo così alla prevenzione dei rifiuti alimentari.
Come ricorda in un proprio documento la Commissione Ue, gli alimenti vengono persi o sprecati lungo l’intera filiera alimentare: nell’azienda agricola, durante la trasformazione e la fabbricazione, nei negozi, nei ristoranti e nelle mense e in ambito domestico. Secondo la Fao, circa un terzo di tutti gli alimenti prodotti a livello mondiale questa triste fine; la produzione di tale quantitativo di alimenti necessita di una superficie coltivata della grandezza della Cina e genera circa l’8% delle emissioni di gas serra globali. Oltre al notevole impatto economico e ambientale, i rifiuti alimentari presentano anche un importante aspetto socioeconomico: in un mondo in cui oltre 800 milioni di persone soffrono la fame, sottolinea la Commissione Ue, si dovrebbero agevolare il recupero e la ridistribuzione delle eccedenze alimentari affinché chi ne ha maggiormente bisogno possa ricevere alimenti sicuri e idonei al consumo.
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