Jannik Sinner è il numero uno del tennis mondiale, un talento che rende orgogliosa l’Italia sportiva. È un ragazzo simbolo di disciplina, semplicità e determinazione, è l’atleta che molti vorrebbero avere come figlio, come amico, come testimonial. E infatti le aziende se lo contendono. Nel 2024 secondo diverse fonti il giovane ha incassato circa 30 milioni di dollari alle sponsorizzazioni (la metà attribuita a Nike con un contratto decennale), una cifra record per un italiano. A questo sponsor importante si affiancano altri 14 marchi che negli ultimi anni hanno avviato contratti commerciali.
Tra questi, spiccano sette grandi sponsor (Nike, Head, Rolex, Gucci, Alfa Romeo, Intesa Sanpaolo) e altri otto partner, alcuni dei quali legati direttamente o indirettamente al mondo alimentare come De Cecco, Lavazza, Parmigiano Reggiano, Enervit.

Il risultato? Una narrazione pubblicitaria bulimica, in cui ogni aspetto della quotidianità dello sportivo è accompagnato da un prodotto. Se si facesse (per ridere) uno spot della giornata tipo suonerebbe più o meno così.
Dalle prime ore della mattina il giovane Sinner si prepara, proteggendo la pelle con la crema solare Anthelios di La Roche-Posay e indossando scarpe Nike. Durante gli allenamenti maneggia una racchetta Head e fra un set e l’altro si disseta con una bevanda Enervit. A mezzogiorno si concede un piatto di pasta De Cecco con una spolverata di Parmigiano Reggiano e conclude il pranzo con una tazzina di caffè Lavazza. Nel tempo libero esce di casa con una borsa di Gucci, controlla l’ora su un Rolex, naviga online con la linea superveloce di Fastweb e guida un’Alfa Romeo.

Siamo di fronte a una coreografia pubblicitaria, dove l’atleta sembra quasi scomparire dietro il personaggio costruito dalle aziende.
Sinner è, e resta, un fuoriclasse. Ma anche per un fuoriclasse, forse, un po’ di selezione – anche nelle sponsorizzazioni – può fare la differenza. Essere un testimonial onnipresente solleva una domanda: che immagine di consumo si sta costruendo attraverso il volto di Sinner? Siamo di fronte all’uso (o abuso) di un campione, ridotto a etichetta da appiccicare ovunque. Per le aziende alimentari è ovviamente una scelta strategica: associare il proprio marchio a un idolo nazionale garantisce visibilità e fiducia. Ma nel medio periodo questo eccesso di esposizione potrebbe indebolire l’autenticità del messaggio, trasformando Sinner da ambasciatore a semplice attore pubblicitario, inflazionato e intercambiabile.
Il tema è delicato, soprattutto in un contesto dove il marketing alimentare fatica sempre più a distinguere tra endorsement autentico e pura operazione d’immagine. E dove i consumatori iniziano a chiedersi se la faccia sorridente di un campione, da sola, basti davvero a rendere credibile un prodotto.
© Riproduzione riservata. Foto: Depositphotos.com

Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24



Sinner è un grande campione, che deve solo ispirare la gioventù ad iniziare un’attività sportiva e, se si ha del talento e determinazione, continuarla fino a provare a ottenere dei risultati. ciò che lo circonda, tra sponsor e altri interessi commerciali, non dovrebbe essere di nessuna importanza, dato che lui sfrutta l’onda di popolarità guadagnata col suo impegno. poi, tutti i marchi che se lo accaparrano, rimangono ciò che erano anche prima, senza mutare i loro valori. questa è la mia lettura del momento, perché sono convinto che i vari testimonial difficilmente hanno una visione critica del prodotto che vanno a mostrare in tv.
Se non fosse stato Sinner ma uno straniero,si sarebbero fatte le stesse osservazioni?
Certamente. Resta il fatto che essendo italiano lo conosciamo meglio e merita più attenzione
ma che italiano non paga un centesimo di tasse…avrà un miliardo di euro a fine carriera.. non sono d’accordo! NADAL, ALCARAZ, AGASSI, FEDER…. pagano tasse ai loro paesi..
Sinner (ottimo ragazzo, grandissimo atleta, eccellenza sportiva, etc. etc.) è banalmente un cittadino italiano che, divenuto abbiente, ha fatto la scelta di non contribuire – pagando le tasse – alle esigenze della collettività dello stato del quale ha la cittadinanza.
Questo è l’unico messaggio rilevante che si può trarre dalla sua – e non solo sua – condotta.
Quanto alla tipologia degli sponsor, le scelte dei quali sono dettate soltanto da scelte commerciali e fiscali ed in relazione ai quali le valutazioni di Sinner sono presumibilmente frutto di valutazioni squisitamente reddituali.
Nulla togliendo alla sua bravura, sarebbe importante anche dare un esempio di correttezza invece, come tanti sportivi e vip, ha preso la residenza nel principato di Monaco dove non paga tasse.
Ha solo 23 anni e per la sua eta’ dimostra gia’ molta maturita’. Ovvio che alla sua eta’ sia allettato dalle sponsorizzazioni per motivo di soldi. Ma mi sembra che nessuno subisca la violenza di alcuno: gli sponsor si propongono, il testimonial contratta, i consumatori scelgono. Fin qui tutto bene. Educhiamo e abituiamo i consumatori a scegliere in modo intelligente, da sempre missione principale del Fatto Alimentare.
D’accordo ma scegliere così tanti sponsor svilisce la sua immagine di persona che è comunque molto importante
Non comprerei mai prodotti reclamizzati da Sinner, che non paga le tasse in Italia
Come ex assistente schiavo aggiunto di art director cito una indicazione di David Ogilvy sull’uso dei testimonial: “ho smesso di usarli perché la gente tende a ricordare il personaggio e a dimenticare il prodotto”. Con 15 poi…
Non è Sinner di per se,è il campione, il fuoriclasse che attiva la attenzione mediatica,l’entusiasmo di chi lo segue,e pratica il suo sport,oppure vede per la prima volta un grande ragazzo che dal nulla,diventa un esempio di intelligenza e sacrificio, bravura e classe, come lo erano prima la Pellegrini,Bebe Vio,la Kostner,Valentino Rossi, fino ad arrivare ai soliti esempi dei calciatori,lasciando perdere ormai Del Piero,etc. sapendo che la vita di un sportivo al top della condizione è circa 8-9 anni, poi gli sponsor andranno su un altro atleta o chi nel momento è la persona che è il simbolo vincente,lo è la psicologia del marketing e le aziende,si sa benissimo che come arrivano se ne andranno e prodotti se una persona vuole li compera come prima,non cambia niente, come non è mai cambiato niente fino adesso.
Le tasse sui proventi degli sponsor di Jannik Sinner, come per chiunque altro, vengono pagate nel paese in cui ha la residenza fiscale. Se la residenza fiscale è a Montecarlo, le tasse vengono pagate nel Principato di Monaco e non in Italia. Le tasse sui premi dei tornei, vengono invece pagate nel paese dove si svolge il torneo.
Ma Sinner è sotto i riflettori. Tutto qui
A Montecarlo hanno residenza fiscale anche Novak Djokovic, Daniil Medvedev, Alexander Zverev, Lorenzo Musetti, Holger Rune, Stefanos Tsitsipas…
ma anche Hurbert Hurkaz, Auger Aliassme, De Minaur, Berettini, ma in passato anche Nicola Pietrangeli, Lea Pericoli e Filippo Volandri.
In passato anche Max Biaggi e Loris Capirossi avevano residenza a Montecarlo.
A Montecarlo risiedono (sempre legittimamente) Max Verstappen, Lewis Hamilton, Lando Norris, Valtteri Bottas e in passato Felipe Massa, Giancarlo Fisichella, Luca Badoer e Gianni Morbidelli ad esempio. Certo, Leclerc è proprio l’unico al di sopra di ogni sospetto.
Secondo quanto riportato da giornali specializzati, gli italiani che hanno spostato legittimamente la residenza nel principato sono circa ottomila.
A suo tempo Pavarotti se l’è cavata molto bene con la prescrizione per elusione fiscale, Andrea Bocelli ha avuto non pochi problemi col fisco, Valentino Rossi è stato coinvolto in un caso di evasione fiscale, che ha poi risolto attraverso il patteggiamento, per sanare la sua posizione.
Lasciamo stare le grandi e grandissime aziende che (legittimamente, come Sinner) spostano la loro sede in paradisi fiscali (anche in Europa).
Ma il caso Parmalat, come esempio, riguardò una delle più grandi frodi fiscali nella storia italiana, con la manipolazione dei bilanci e l’occultamento di debiti per evadere tasse e truffare investitori inconsapevoli. Fu veramente scandaloso e purtroppo non fu l’unico.
cosa centra io sto parlando di uno che avra’ 1 miliardo di euro!!!!! a fine carriera, se resta con 400 milioni sta benissimo… Berrettini avra’ 20 milioni a fine carriera e lo fa recuperare 10 milioni…
Per non parlare degli italiani residenti in Tailandia,Indonesia, India, Andorra,Lechestein,Brasile con mega ville e ettari di terreno e nei paradisi fiscali nelle isole o protettorati con passaporto internazionale, che sono in pensione da 30 anni, con le baby pensioni,e che se la spassano alla grande,poi per curarsi tornano in Italia..che brave persone,esempi di civiltà!
Chi avrebbe detto di no a 30 milioni per qualche giorno di lavoro?
In questo mondo dove tutti sono dipendenti da mass media è normale che succeda questo. Spero che nessuno, quando va al supermercato, dica voglio la pasta che pubblicizza Sinner o il formaggio o le scarpe etc. etc. Voglio pensare che ancora la gente usi la testa per lo scopo per cui è stata creata: ragionare.
Lei pensa che gli sponsor che investono 30 milioni l’anno su un personaggio non abbiamo un ritorno ?
Su Sinner, siete ridicoli. Lui è un vero autentico fuoriclasse, esempio di educazione e impegno e rispetto. Anche le sue pubblicità sono educate, cosa rara in un universo di prodotti ‘gridati’. Basta moralismi con il sopracciglio alzato.
A me importa solo che Sinner paghi le tasse dovute sui suoi piu che legittimi introiti
A fine carriera, Jannik Sinner avrà accumulato centinaia di milioni di euro. Cosa se ne farà? Potrebbe aiutarci, noi italiani: starebbe benissimo anche se gli rimanessero la metà. Invece, ha preso la cittadinanza monegasca per non pagare un centesimo al fisco italiano. Io mi vergognerei tantissimo di una scelta simile. Poi lo Stato viene a pretendere soldi dal cittadino italiano che, per oltre il 75%, ha un reddito scarsissimo.
Ma non è che il vero problema, è proprio il governo italiano e la mole di tasse che strozzano il cittadino senza avere poco nulla di ritorno (ci sono anche altri paesi con alta tassazione, come il mio, l’Austria, o la Svezia, ma almeno c’è una assistenza al cittadino pienamente ricambiata in servizi medici, di trasporto e assistenza), la sanità è allo sbando, i servizi pubblici non hanno mai funzionato, è la lista continua.
Io vedo invece che i parlamentari, di ogni posizione e colore, si sono alzati lo stipendio e le pensioni senza alcun merito…
Basta colpevolizzare i politici! Jannik Sinner guadagna più in un giorno di quanto il Presidente del Consiglio non faccia in un anno, e quest’ultimo ha responsabilità infinite.
Allora, cari italiani, se non volete che chiudano gli ospedali, fate pagare a lui le tasse. Se lo facesse, potremmo salvare parecchi servizi e lui sarebbe comunque ricchissimo. Invece di dire solo “che bravo a colpire una pallina”, non se ne può più di queste “santificazioni” degli sportivi.
Non paga le imposte in Italia e ciò lo rende ODIOSO e tutti i prodotti che reclamizza sono da evitare.
Ovviamente i msg pubblicitari agiscono anche in coloro che credono di non essere influenzati, è l’aspetto più psicologicamente attivo che utilizza il condizionamento della pubblicità. Io mi domando, però, ad es x Nike che ha un contratto decennale, se Sinner tra qualche anno non fosse più il nr. 1, continuerebbe ad avere gli stessi contratti o le aziende si tutelano in questo senso?
I Maneskin e Fabi Fibra lo hanno fatto anche loro, finito il loro momento di popolarità,contratto recisso e avanti un altro. Come è stato con tutti, da sempre,e lo sarà per sempre così, se per ipotesi Sara Curtis,o la Gabrielli ti vincono la medaglia d’oro alle olimpiadi, eccole li con lo sponsor che gli corre dietro. Lo hanno fatto anche la Goggia e la Brignone e lo faranno ancora.
Il problema non è questo è che sono 15!
Caro Roberto, perché attualmente non ci sono altri su cui puntare, facciamo un ipotesi, Cobolli vince ancora o arriva in semifinale,ma pensi che nessun sponsor lo consideri?Oppure ti esce l’emerito sconosciuto dal campionato di calcio che segna una valanga di gol,toh è nella squadra che conta..ti becca minimo tutti gli sponsor che vuole. O mettiamo la popolarità del calcio meno del tennis. Ma ci pensiamo il volume d’affari che gira intorno a al calcio.
Il mondo del calcio è fatto da centinaia di giocatori e innumerevoli partite e, comunque, non è un buon riferimento
Logico,attualmente è l’unico fuoriclasse che abbiamo,che si impone con i più forti del mondo, e vince,quando ne verrà fuori un altro sarà un’altra gara per aggiudicarsi il fuoriclasse emergente,oppure un musicista o un cantante, chiunque faccia notizia, e muova economicamente un settore,se avessimo avuto Messi,o Ronaldo non oso pensare quanti sponsor avrebbero avuto.
Se non sbaglio Federer ha un contratto “a vita” con la Nike.
Anche se non gioca più evidentemente è ancora considerato un “uomo immagine”.
Fare pubblicità per taluni sponsor è veramente deplorevole. Come spiega Naomi Klein scrivendo della Nike, marchio che fa lavorare in Messico bambini dodici ore al giorno, è da vergognarsi.
Purtroppo tutte le grandi marche di abbigliamento sfruttano il lavoro minorile chiamato le nuove schiavitù. Ci sono tutte dentro inutile continuare a fare elenchi, quando non si fa nulla per fermare questa infamia.
Sui compensi ricevuti dalle aziende italiane Sinner paga le tasse in Italia?
Io personalmente non comprerò più i prodotti che vengono da lui pubblicizzati, almeno fin quando non paga le tasse in Italia.
Tutto vero. però devo dire che le doti morali di questo ragazzo rendono i suoi peccati dei peccati veniali e poi non veicola pubblicità ingannevoli: d’altronde le marche cui fà da testimonial sono di indiscussa qualità e puntano su Jannik come valore aggiunto di affidabilità. La questione fiscale invece macchia la sua irreprensibilità e, visto il personaggio, dispiace: preferisco pensare in positivo, per cui sono sicuro che finanzierà importanti iniziative nel sociale e quei soldi in qualche modo ritorneranno ben spesi.
Se io fossi sinner farei lo stesso. visto che lo spessore di questi brand è altissimo e non si sta parlando di noccioline. anche perchè si resta campioni solo per poco… mi dirai che effetto fa sugli acquirenti… secondo me il testimonial non si converte in acquisti ma solo in posizionamento