SONY DSC
Lo zucchero semplice dovrebbe occupare il 10% delle calorie totali della giornata

Non più del 10% dell’apporto complessivo di calorie ingerite, se possibile meno del 5%. È questa la quota che dovremmo riservare agli zuccheri semplici, secondo le ultime indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Queste raccomandazioni anche se non sono ufficialmente pubblicate sono stato oggetto di polemiche, soprattutto per la presa di posizione dell’Italia che ha contrastato i valori  dell’OMS (elaborati  sulla base di studi che indicano i rischi per la salute connessi a un elevato consumo di zuccheri). La posizione del nostro paese è probabilmente stata sollecitata  da alcune industrie del settore  – come abbiamo detto in questo articolo di Nicoletta Dentico che abbiamo rilanciato su Il Fatto Alimentare. 

Abbiamo chiesto a Enzo Spisni, docente di Fisiologia della Nutrizione all’Università di Bologna come si traducono in pratica le indicazioni dell’OMS. «Calcolando un fabbisogno calorico standard di 2000 calorie al giorno per un adulto – spiega Spisni – un adulto può consumare quotidianamente circa 50 grammi di zuccheri semplici, ossia 200 calorie, oppure 25 grammi se ci si attiene alla raccomandazione di non superare il 5%. Un bambino che necessita di 1200/1500 calorie, può consumare da 15 a 37,5 grammi a seconda dell’età e della statura».

Non si tratta quindi di una riduzione così drastica…

«No, specie se consideriamo che stiamo parlando principalmente di zuccheri semplici aggiunti, quelli che sono aggiunti ai dolci e alle bevande, non di quelli naturalmente contenuti nella frutta o in altri alimenti. È possibile rientrare nei limiti zuccherando il caffè e concedendosi un dolce, ma se si consumano abitualmente bevande gassate, succhi di frutta o snack dolci è abbastanza facile sforare. Le linee guida ci impongono di fare delle scelte per la nostra salute: spesso per esempio i bambini amano fare colazione con i biscotti, ricchi di zucchero, e in questo caso bisogna fare attenzione a quello che mangiano, e soprattutto bevono, nel resto della giornata.

Quindi le indicazioni dell’OMS sono condivisibili?

Chocolate chip cookies on stars bowl over a table
Ai bambini piace fare colazione con i biscotti, ricchi di zucchero. Per questo andrebbe controllata l’alimentazione nel resto della giornata

Le percentuali indicate servono a metterci in guardia contro gli eccessi. Mi  sembra che la decisione italiana di opporsi sia una posizione anacronistica, veramente fuori dal tempo. La letteratura scientifica in materia è  ampia per cui schierarsi a favore di un maggior consumo di zuccheri semplici non ha davvero senso.

 

I dati sull’obesità sono così preoccupanti?

In Italia l’obesità infantile è superiore  alla media europea, e sto parlando della media nazionale. Se scorporiamo i dati per regione, vediamo che nel Sud la situazione è veramente drammatica. Analizzando il comportamento alimentare di questi bambini è facile evidenziare come uno dei problemi, oltre allo stile di  vita sedentario, sia l’eccessivo consumo di zuccheri semplici, in genere assunti sotto forma di merendine e bevande zuccherate.

 

Al di là dell’apporto calorico, esiste un legame diretto tra questi alimenti e l’obesità?

È proprio questo il punto. Gli zuccheri semplici, particolarmente se consumati lontani dai pasti, avendo un indice glicemico molto alto provocano un brusco aumento nella produzione di insulina che a lungo andare può creare uno squilibrio metabolico e aumentare il rischio di diabete. Mentre nell’immediato questo picco risveglia rapidamente l’appetito, inducendo a mangiare di più e ingerire più calorie nel pasto seguente. Per questo se si vuol consumare un dolce è meglio farlo al mattino, in modo che durante la giornata si abbia tempo di metabolizzare, e all’interno di un pasto che contenga anche alimenti ricchi di fibre che permettono di riequilibrare l’indice glicemico.

 

In effetti, i dolci fanno parte della nostra tradizione gastronomica

Sì, ma come consumo occasionale. Non dobbiamo dimenticare che i dolci fatti in casa, oltre a contenere ingredienti di qualità e ricchi di nutrienti – uova, latte, frutta secca – di solito sono  meno dolci rispetto ai prodotti industriali, che sono ricchissimi di zucchero per renderli più appetibili. I produttori di questi alimenti difendono, a parole, la dieta mediterranea dimenticando che nella vera dieta mediterranea gli zuccheri semplici sono quasi assenti.

 

Sweetener
Il dolcificante non sembra un’alternativa sostenibile: meglio rieducare il gusto

Per quanto riguarda il consumo casalingo, c’è qualche differenza tra i diversi tipi di zucchero?

In termini di apporto calorico no, o solo marginalmente, anche se lo zucchero integrale è più interessantedal punto di vista nutrizionale perché contengono anche minerali e micronutrienti. E questo vale a maggior ragione per il miele, un alimento ricchissimo di proprietà che non abbiamo ancora finito di scoprire. Sempre, naturalmente, senza esagerare nella quantità”.

 

Può aver senso sostituire lo zucchero con i dolcificanti?

Non negli adulti e nei bambini sani. C’è chi sostiene che ridurre gli zuccheri semplici sia pericoloso perché porterebbe a un aumento del consumo di dolcificanti artificiali, i cui rischi per la salute in alcuni casi sono noti. Si tratta di un ragionamento di comodo, ma scientificamente non corretto!  L’obiettivo è di educare o rieducare il gusto imparando ad apprezzare il sapore degli alimenti senza  “coprirlo” con quantità eccessive di zucchero. Per quanto riguarda i dolcificanti, quando proprio esiste la necessità, si dovrebbero scegliere prodotti naturali, come quelli a base di Stevia. Inoltre sono allo studio diversi dolcificanti naturali di origine proteica, che non dovrebbero creare alcun problema per la salute.

 

Nota : Secondo i LARN (Livelli di assunzione di riferimento per la popolazione italiana 2014) l’apporto giornaliero  nella dieta di tutti gli zuccheri (compresi quelli presenti in latte, frutta e verdura) dovrebbe essere inferiore al 15%, mentre l’OMS indica un  valore inferiore al 10% (riferito solo allo zucchero).

 Intervista di Paola Emilia Cicerone

© Riproduzione riservata

Foto: iStockphoto.com

sostieniProva2

Le donazioni a Il Fatto Alimentare si possono fare:

* Con Carta di credito (attraverso PayPal): clicca qui

* Con bonifico bancario: IBAN: IT 77 Q 02008 01622 000110003264

 indicando come causale: sostieni Ilfattoalimentare

0 0 voti
Vota
4 Commenti
Feedbacks
Vedi tutti i commenti
mauro
mauro
2 Marzo 2015 16:31

Articolo molto interessante, se c’è i Face…lo condivido;
la donazione la faccio tramite bonifico…i “furbetti” non sono solo sulla Nutrizione.

Andrea Tibaldi
2 Marzo 2015 20:02

Condivido gran parte dell’articolo, solo un paio di cose:

1) perché lo zucchero della frutta non dovrebbe essere considerato? Lo zucchero è zucchero: non posso mangiare 200 g di datteri al giorno, né 1 kg di uva, lo zucchero sarebbe sempre eccessivo.

2) la quantità di minerali e vitamine nello zucchero integrale è ridicolo (in percentuale): per quale motivo dovrei sostituirlo allo zucchero bianco? Per avere il 5% dell’RDA in più al giorno di minerali? Si rischia solo di giustificare l’abuso, perché “tanto fa bene”.

Viviana
Viviana
3 Marzo 2015 08:39

Penso sia assolutamente inutile litigare tra 5-10% senza il supporto di una vera campagna sull’educazione alimentare a scuola. I ragazzi e, spesso anche gli adulti, non hanno la più pallida idea del loro fabbisogno nutrizionale ideale e poche persone leggono le etichette nutrizionali. Prima di parlare di percentuali occorre rendere le persone consapevoli dei rischi da eccesso di zuccheri semplici.

gianluca
gianluca
3 Marzo 2015 15:18

riprendo l’osservazione fatta dal lettore “Andrea Tibaldi
Condivido gran parte dell’articolo, solo un paio di cose:
1) perché lo zucchero della frutta non dovrebbe essere considerato? …”
Il fruttosio rientra nel calcolo del 5\10% ??
Saluti