Snack e junk food: porzioni troppo grandi o varietà di scelta? Uno studio australiano sembra invertire le politiche contro il sovrappeso infantile
Snack e junk food: porzioni troppo grandi o varietà di scelta? Uno studio australiano sembra invertire le politiche contro il sovrappeso infantile
Agnese Codignola 29 Luglio 2019La quantità di junk food che i ragazzi mangiano dipende anche dalla varietà di ciò che viene offerto, mentre le dimensioni della singola porzione non sembrano avere molta importanza. L’indicazione arriva da uno studio australiano pubblicato dai ricercatori del Murdoch Children’s Research Institute sull’International Journal of Obesity, nel quale 1.800 ragazzini dell’età di 11-12 anni sono stati analizzati su diversi parametri relativi alla salute nell’ambito di un’indagine denominata Child Health CheckPoint.
Nel corso dello studio sono stati misurati 20 elementi, dalla durata del sonno al livello di attività fisica, e a tutti i ragazzi sono stati offerti, in più momenti delle rilevazioni, pause di 15 minuti con accesso a snack di diverso tipo, dai biscotti ai cereali, dalla frutta al cioccolato, confezionati singolarmente ma contenuti in scatole di diversa grandezza e quindi con un numero diverso di unità. Ai genitori sono state offerte le stesse scatole, per avere un controllo anche tra gli adulti.
Misurando quanto rimasto e quindi non mangiato, i nutrizionisti hanno capito che nelle decisioni alimentari non c’entra tanto la quantità, ma la varietà. Più le possibilità di scelta sono ampie, più i ragazzi mangiano (in media, in questo caso hanno assunto 349 calorie in più nel test con più varietà rispetto a quello con minori opzioni), mentre se si aumentano le porzioni o il livello calorico della singola confezione non succede quasi nulla. Gli adulti, al contrario, non sono influenzati da nessuno dei fattori studiati, e di solito mantengono le proprie abitudini.
Secondo gli autori l’indicazione è importante, perché per combattere l’obesità infantile, in preoccupante crescita in Australia, negli ultimi anni si è puntato moltissimo sul fatto di ridurre le porzioni: sbagliando, a quanto pare. I ragazzi hanno un senso della curiosità particolarmente sviluppato, che fa sì che trovino irresistibili cibi junk mai visti, soprattutto se sollecitati a provarli per esempio dal fatto di averne molti a disposizione (così come dalla pubblicità), mentre non sembrano essere naturalmente portati a eccedere con le calorie, se possono avere un solo tipo di alimento.
Gli australiani consumano il 30-40% delle calorie giornaliere attraverso gli snack, ma finora la stragrande maggioranza degli sforzi è stata concentrata su come far diminuire quelle assunte con i pasti principali.. Gli snack sono stati considerati marginali, anche se il loro peso, nella dieta sta crescendo da anni. Forse anche questo spiega perché ormai un bambino su cinque sia in sovrappeso od obeso: un tasso triplo rispetto a 30 anni fa. Secondo gli autori è necessario iniziare un’attività di educazione rivolta a tutta la popolazione, affinché educatori, genitori e figli siano consapevoli di quante calorie assumono ogni giorno attraverso gli snack, che dovrebbero essere cibo occasionale.
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Giornalista scientifica