Pubblichiamo il report presentato ieri sul sito curato dall’Istituto superiore di sanità www.epicentro.it sulla situazione relativa all’epidemia causata dal’Escherichia coli O104 H:4. Per quanto riguarda la situazione italiana il sito riferisce che nel 2011, non sono stati segnalati casi di sindrome emolitico uremica da E. coli O104:H4 riconducibili al focolaio epidemico tedesco.
La situazione in Europa A oggi nei Paesi Eu/Eea sono stati riportati 888 casi di sindrome emolitica uremica (SEU), di cui 31 letali, e 3189 casi non-SEU, di cui 17 decessi. Lo riferisce l’aggiornamento del bollettino epidemiologico sui focolai di E. coli O104:H4 pubblicato dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) il 30 giugno dove si possono trovare i dettagli del numero di casi per ogni Paese. L’Ecdc fornisce aggiornamenti costanti sull’andamento dei focolai attraverso la diffusione di bollettini epidemiologici settimanali.
Il 29 giugno l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e l’Ecdc hanno pubblicato congiuntamente una nuova valutazione del rischio (pdf 592 kb), realizzata alla luce degli sviluppi epidemiologici relativi al focolaio di E. coli O104:H4 registrato in Germania nelle scorse settimane, del recente cluster di casi di SEU registrati in Francia (nella zona vicino Bordeaux) e di un caso sporadico segnalato dalla Svezia.
Il 24 giugno le autorità francesi hanno segnalato un focolaio di 8 pazienti con sintomi di diarrea emorragica o di SEU nella zona nelle vicinanze di Bordeaux. Al 28 giugno, il numero dei casi è salito a 15. Undici di questi hanno preso parte, l’8 giugno, a un evento sociale nel Comune di Bègles (Bordeaux). Di questi 11 casi, 8 hanno sviluppato sintomi di SEU, 7 sono donne di età compresa tra 31 e 64 anni e quattro sono uomini tra i 34 e 41 anni. La data di inizio della malattia per questi 11 pazienti si colloca tra il 15 e il 20 giugno, in 3 di queste persone è stata confermata l’infezione da E coli O104:H4. Le caratteristiche del ceppo isolato sono simili a quelle del ceppo isolato nel focolaio tedesco, con un profilo simile di resistenza antimicrobica.
Nove degli 11 casi francesi hanno riferito di aver mangiato germogli (fieno greco, mostarda, rucola) in occasione dell’evento dell’8 giugno a cui hanno preso parte. I semi di questi germogli, al momento sotto esame di laboratorio, sono stati prodotti sul territorio locale e non sono importati dalla fattoria coinvolta nel focolaio tedesco. Le analisi epidemiologiche al riguardo sono ancora in corso. Inoltre, secondo la valutazione del rischio Efsa-Ecdc, il cluster di Bordeaux non è correlato a quello registrato nella Francia settentrionale qualche settimana fa, causato da un sierotipo differente di E. coli produttore di Shiga-tossine (STEC) e legato al consumo di hamburger di manzo.
Il 28 giugno anche la Svezia ha riferito di un caso confermato di E coli O104:H4 nella zona meridionale del Paese: si tratta di un adulto maschio che non si è recato recentemente in Germania e che non ha riferito il consumo di germogli nella settimana precedente l’insorgenza dei sintomi.
Sulla base delle informazioni disponibili, Efsa-Ecdc affermano che il focolaio francese di SEU è limitato alle persone che hanno preso parte a un singolo evento sociale l’8 giugno a Bordeaux. Tuttavia, si sta investigando su un possibile legame tra il focolaio di E. coli O104:H4 riportato in Germania tra maggio e giugno 2011 e quello francese registrato in questi giorni.
Si indaga anche sul veicolo di trasmissione (germogli, semi di germogli o altri prodotti alimentari). Per il focolaio francese il sospetto dei germogli come veicolo di trasmissione, così come l’origine della contaminazione dei germogli, devono essere stabiliti attraverso indagini epidemiologiche retrospettive e microbiologiche. Ecdc ed Efsa avvisano che, in attesa dei risultati della conferma della fonte del focolaio, in Francia, si potrebbero registrare nuovi casi nel prossimo futuro.
Tenendo presente che, ad oggi, il consumo di germogli di fieno greco è stato indicato come possibile fonte del recente focolaio di E coli O104:H4 in Germania e Francia, finché le indagini non saranno concluse, le due agenzie europee raccomandano ai consumatori di non coltivare germogli per il consumo personale e di non mangiare germogli o semi germogliati a meno di non averli cotti accuratamente. Efsa ed Ecdc continuano a monitorare la situazione in collaborazione con le autorità sanitarie francesi e degli altri Paesi, con la Commissione europea e con l’Oms.
Per maggiori informazioni leggi il documento completo del 29 giugno 2011 “Efsa/Ecsc joint rapid risk assessment. Cluster of heamolytic uremic syndrome (HUS) in Bordeaux, France” (pdf 592 kb)
Su Eurosurveillance del 23 giugno 2011, tre articoli approfondiscono il tema:
l’editoriale “The new face of enterohaemorrhagic Escherichia coli infections”
“Colonic ischaemia as a severe Shiga toxin/verotoxin producing Escherichia coli O104:H4 complication in a patient without haemolytic uraemic syndrome, Germany, June 2011”
“Household transmission of haemolytic uraemic syndrome associated with Escherichia coli O104:H4 in the Netherlands, May 2011”.
Sul sito della Direzione generale di sanità pubblica della Commissione europea (DG Sanco) è possibile trovare gli aggiornamenti sui lavori della Commissione europea, relativi ai focolai di E. coli registrati nei Paesi europei.Sul New England Journal of Medicine, leggi la descrizione dettagliata dell’indagine epidemiologica condotte in Germania durante l’epidemia.
La situazione in Italia Nel 2011, in Italia non sono stati segnalati casi di sindrome emolitico uremica da E. coli O104:H4 riconducibili al focolaio epidemico tedesco. I 3 casi di questa sindrome segnalati nel 2011 sono infatti stati causati da E. coli VTEC. Lo riferisce il ministero della Salute nel comunicato del 7 giugno 2011 (pdf 360 kb). A scopo cautelativo, vista la dimensione del focolaio tedesco, nel documento del Ministero viene anche sottolineata la necessità di allertare i centri di nefrologia operanti sul territorio nazionale e l’invito a segnalare i casi sospetti al Registro italiano della SEU e a inviare i campioni al Laboratorio nazionale di riferimento per E. coli. Sul sito del ministero della Salute, leggi anche il Focus dedicato al focolaio di E. coli.
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