serre bologna esterno

La rigenerazione urbana è una sfida che sta impegnando molte città in tutto il mondo, perché i cambiamenti dettati dall’era digitale hanno lasciato ovunque spazi inutilizzati, spesso di grandi dimensioni, che possono diventare luoghi di degrado. Oppure possono rinascere e diventare spazi di condivisione e sperimentazione, se oggetto di progetti intelligenti e sostenibili. A Bologna ce n’è un esempio particolarmente riuscito: quello delle Serre dei Giardini Margherita ideato e gestito dalla cooperativa pubblico-privata Kilowatt.

Nate ufficialmente con una delibera del Comune nel 2014 e realizzate nei mesi seguenti, Le Serre sono diventate subito un luogo molto amato dai bolognesi per l’atmosfera che vi si respira, particolarmente suggestiva data la presenza, appunto, delle serre ripristinate e dei luoghi e delle attività cui ha dato vita il consorzio Kilowatt nei 650 metri quadrati dedicati al progetto. 

Le Serre dei Giardini Margherita di Bologna ospitano un sistema sperimentale di acquaponica e idroponica

Gli spazi sono infatti adibiti al co-working, che si svolge sia all’aperto, quando il tempo lo permette, sia sotto le strutture preesistenti (e chi lavora o studia può lasciare i figli nello spazio dedicato ai bambini Kw Baby), ma soprattutto a iniziative culturali come il Festival Resilienze, il cinema all’aperto, i campi estivi e invernali per i più piccoli, i progetti con le scuole, gli incontri a tema e molto altro.

La vera anima delle Serre, però, è il cibo. Sia perché nel complesso c’è il ristorante Vetro, che offre prodotti sostenibili, spesso frutto dell’orto e delle sperimentazioni che vi si svolgono, anche con alimenti poco consueti, sia perché il terreno e parte delle serre ospitano un esperimento di acquaponica, mentre alcuni spazi sono dedicati alla coltura idroponica in verticale. Tre sono infatti gli elementi che compongono questa parte del progetto: un laghetto, nell’area principale dell’impianto, che contiene 10 metri cubi d’acqua e ospita oltre 200 pesci rossi, carpe koi, gambusie e medaka; un tavolo acquaponico, struttura unica in Italia che caratterizza l’intero sistema, composto da 12 mini vasche di diverse dimensioni tutte collegate tra loro grazie al principio dei vasi comunicanti; le 21 torri verticali alte tre metri, ciascuna delle quali contiene 11 spazi per la coltura, per un totale di 231 piante coltivabili in verticale in meno di 4 metri quadrati di suolo occupato.

Il sistema comprende 21 torri idroponiche di tre metri con 11 spazi per le piante ciascuna

Il sistema è circolare: l’acqua del laghetto e del tavolo viene trasportata, grazie una rete di tubature, direttamente in una vasca di raccolta posizionata in fondo all’orto, dove una pompa la preleva e la distribuisce ad ogni elemento del sistema acquaponico e idroponico. L’argilla espansa all’interno delle torri viene attraversata dall’acqua per gravità e reindirizzata nuovamente nella vasca di raccolta. Al tavolo e al laghetto l’acqua ritorna poi grazie a due elementi di tubolare curvato. Il sistema acquaponico, in questo modo, non richiede l’utilizzo di concimi o pesticidi: l’acqua è in continuo ricircolo dalla vasca delle piante a quella dei pesci e le deiezioni di questi ultimi, ricche di ammoniaca, costituiscono il nutrimento delle piante.

Il progetto è nato dalla collaborazione di Kilowatt con Aquaponic Design, start-up e spin off dell’Università di Bologna che si occupa di promuovere e diffondere la cultura acquaponica attraverso la progettazione, la realizzazione, la vendita, il noleggio e gestione di impianti e, nel tempo, sta dando vita a un ecosistema di esperienze molto innovative. Ne è un esempio il Forno Brisa, nato per iniziativa di una trentina di ragazzi, finanziato con il crowdfunding e molto attivo sui social, che propone prodotti da forno realizzati con farine locali e anche sperimentali, come quelle di sorgo e miglio, e che collabora con Vetro.

Di recente le Serre hanno conquistato ulteriore spazio, perché il Comune ha assegnato al progetto due ulteriori grandi serre adiacenti a quelle attuali, che saranno adibite soprattutto a iniziative artistiche. Rigenerare gli spazi urbani, soprattutto se verdi, si può, e molto spesso, quando lo si fa, si inizia a rigenerare anche un rapporto con il cibo e con l’ambiente più corretto ed estremamente godibile.

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