Un piatto di panzanella a base di pomodori, cipolla e crostini di pane, con basilico e salsiera con olio

Chi vuole perdere peso, più che sui regimi ipocalorici dovrebbe puntare sulle diete che cercano di far giungere alla sazietà attraverso il consumo di frutta e verdura. Secondo uno studio pubblicato sugli Annals of Family Medicine dai ricercatori dell’Università della California di Los Angeles, infatti, queste ultime sono efficaci sul peso quanto le prime ma, in più, hanno effetti positivi sull’umore e migliorano i parametri di rischio cardiovascolare.

Per capire quale dei due approcci fosse più efficace, i ricercatori hanno selezionato, tra il 2015 e il 2017, 261 persone sovrappeso, appartenenti alle classi sociali più disagiate, e le hanno divise in due gruppi: a uno è stata assegnata una dieta basata sul conteggio delle calorie, il Diabetes Prevention Program Calorie Counting, originariamente messa a punto dai Centers for Disease Control (Cdc) di Atlanta e al secondo quella definita MyPlate, che è stata studiata dagli esperti dello US Department of Agricolture e ha come elemento cruciale il raggiungimento della sazietà (analizzata in due modi diversi: la satiation, ovvero l’assenza di fame, e la satiety, ovvero il senso di soddisfazione e di completezza dopo un pasto) nel rispetto delle linee guida ufficiali (e quindi delle cinque porzioni di frutta e verdura).

Due donne in sovrappeso a dieta che mangiano un pasto sano in cucina
I ricercatori hanno confrontato una dieta basata sul conteggio calorico con una che punta ad aumentare il senso di sazietà con frutta e verdura

I partecipanti hanno seguito i due tipi di regime per 12 mesi, aiutati da due incontri di gruppo educativi, due visite a casa da parte di operatori sanitari di comunità e sette telefonate ogni sei mesi; si è ritenuto infatti importante migliorare il livello di educazione alimentare e seguire nel tempo le persone che cercavano di adeguarsi alle indicazioni, per incoraggiarle e correggere eventuali deviazioni rispetto a quanto previsto. Inoltre, sono state effettuate misurazioni antropometriche e dei parametri di sazietà all’inizio, a sei mesi e alla fine del test.

Alla fine dell’anno, le differenze sono risultate abbastanza chiare. I parametri che definiscono la sazietà sono migliorati con entrambe le diete, segno evidente del fatto che entrambe avevano migliorato le abitudini e il rapporto con il cibo, attenuando la tendenza a esagerare. Ma la qualità della vita e il benessere psicologico sono risultati nettamente superiori con la dieta MyPlate, perché una dieta basata su indicazioni positive è più facile da seguire e più accettata rispetto a una che si basa sulle limitazioni. Il peso non è diminuito in misura statisticamente significativa con nessuna delle due diete, anche se alcune persone sono effettivamente dimagrite (ma altre sono ingrassate), e la circonferenza della vita è diminuita leggermente di più con la MyPlate (3,15 cm contro 2,72 cm in un anno). La pressione, a sei mesi, è migliorata solo in chi seguiva MyPlate, ma l’effetto tende a svanire al traguardo dell’anno.

Secondo gli autori, questi dati affermano alcuni principi importanti: anche se non evidenziano una perdita di peso molto rilevante, i due regimi alimentari, promossi entrambi da autorità sanitarie, riescono a fermare l’aumento e a aumentare il senso di sazietà. Il che, in un paese con il 42% di adulti obesi, è già un risultato rilevante. Inoltre suggeriscono che, probabilmente, è meglio non insistere sulle calorie – unità di misura peraltro considerata da numerosi nutrizionisti limitata e obsoleta – e su programmi che si basino su restrizioni. Piuttosto, è preferibile puntare a raggiungere prima la sazietà, e a farlo grazie ad alimenti sani, che apportino anche altri benefici. In tal modo, mentre si controlla il peso, si cambiano le abitudini alimentari. Questo è il modo migliore per evitare che le persone riprendano il peso perduto non appena si interrompe la dieta e poi continuino a ingrassare. Oltretutto, un sistema come quello di MyPlate tiene alto l’umore e favorisce il benessere psicologico molto più della restrizione calorica, e anche questo è un aspetto cruciale per il successo di una dieta, ma anche e soprattutto per la qualità di vita.

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gianni
gianni
12 Giugno 2023 14:14

l’argomento è di estremo interesse.
Lo studio cerca di illuminare la fase esteriore del meccanismo, ma se si esaminano anche solo superficialmente i fattori personali che regolano il binomio fame/sazietà si scoprono centinaia se non migliaia di microfattori intrecciati da esaminare in modo complessivo.
L’equilibrio che determina il buon funzionamento deve essere oggetto di studio interdisciplinare, altrimenti si rischiano provvedimenti illusori di breve o nessun beneficio.

giova
giova
18 Giugno 2023 10:09

Estremamente interessante. Credo infatti che senza una partecipazione attiva della persona, prima/durante/dopo i pasti. ogni dieta potrebbe risultare fallimentare. E certamente conoscere e applicare il concetto di sazietà – intesa nei due significati concettuali descritti – è utille.
Sazietà come “satiation” permette – prima del pasto – di scegliere se e cosa mangiare, evitando accuratamente di non ascoltare il proprio corpo. E senza “piegarsi” a motivazioni sociali (abitudine, rotine, convivialità, ecc.); comportamento che, nel tempo, sopprime i segnali corporei di desiderio/bisogno di alimentarsi e la capacità di ascolto degli stessi.
Diversamente, la “satiety”, per esplicarsi appieno, ha necessità di alcuni accorgimenti. Pratici; ad es, accrescere l’apporto di fibre, sia per frutta verdura sia per i cereali in chicco integrale ad inizio pasto; piuttosto che il contributo importante di masticazione/salivazione. Ma anche percettivo-sensoriali (per la nota lentezza nell’arrivo del segnale): è importante imparare a cogliere il momento in cui interrompere l’assunzione di cibi (e bevande varie!), anticipando – nei fatti – l’arrivo del segnale (in 20′ di percorso del segnale si può mangiare un piatto di brasato con polenta!)

Maurizio
Maurizio
28 Giugno 2023 18:07

Articolo, come sempre, chiaro e dettagliato con riferimenti scientifici.