In molti paesi i consumatori sono consapevoli dei rischi di un eccesso di sodio, ma poi non traducono questa informazione in comportamenti coerenti, e delegano (o vorrebbero delegare) ai produttori l’onere di formulare ricette altrettanto gustose ma con meno sale, per i loro alimenti preferiti. Questo il quadro che emerge da un sondaggio internazionale chiamato SALTS (Sodium alternatives and long-term solution, cioè alternative al sodio e soluzioni a lungo termine) commissionato dall’Ajinomoto Group, uno tra i massimi produttori mondiali di glutammato monosodico, di cui dà conto il sito Food Navigator.
Nel corso dell’indagine sono state intervistate circa 7mila persone di Regno Unito, Stati Uniti, Francia, Giappone, Indonesia, Tailandia e Brasile, e le risposte hanno tracciato un quadro abbastanza simile, nonostante le diverse abitudini alimentari. Infatti, il 64% circa degli intervistati ha ammesso di sapere che l’eccesso di sodio è dannoso per la salute. Eppure solo il 37% ha dichiarato di prestare attenzione ai quantitativi assunti: una prima contraddizione, che va di pari passo con il fatto che, in una classifica delle dieci priorità in materia di cibo e nutrizione, il sale si piazza solo al sesto posto, dopo frutta, verdura e proteine. Non a caso il 55% ha detto di trovare gli alimenti a ridotto tenore di sodio poco gustosi, e l’83% di attribuire una priorità assoluta al gusto, rispetto ad altre caratteristiche, quando deve decidere che cosa mangiare. Quasi tutti hanno poi affermato di desiderare che gli alimenti siano prodotti con meno sale, in modo da essere ‘costretti’ ad assumerne di meno dalla mancanza di alternative. In altre parole, si aspettano che siano i produttori ad agire.
Secondo gli autori del sondaggio, in effetti le aziende potrebbero fare molto più di quanto non facciano ora, soprattutto proponendo alternative al sale da cucina. Tra questi vi è il glutammato di sodio che, tuttavia, non gode di buona fama e spesso, in altri sondaggi, è stato classificato dai consumatori come sostanza da evitare. Eppure, ricordano ancora i produttori, si tratta di un prodotto considerato sicuro, che contiene due terzi del sodio rispetto al sale da cucina (fatto che consente una riduzione fino al 60% per pietanza), e contro la quale ci sono molte false credenze. Prima su tutte, quella secondo cui molte persone sarebbero intolleranti: diversi studi condotti contro un placebo hanno indagato questo aspetto, e non hanno mai confermato che esista tale forma di intolleranza.
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Giornalista scientifica