EduSalt: l’educazione modifica le abitudini alimentari scorrette più di quanto possano fare divieti e restrizioni. Uno studio cinese sul consumo di sale
EduSalt: l’educazione modifica le abitudini alimentari scorrette più di quanto possano fare divieti e restrizioni. Uno studio cinese sul consumo di sale
Agnese Codignola 17 Aprile 2015Per ridurre il consumo di sale a tutte le età, uno dei provvedimenti più utili è l’educazione, cioè la spiegazione dei benefici di un’alimentazione povera di sodio e del suo contrario. La cosa importante è evidenziare quali sono i rischi associati all’eccesso di sale sottolineati più volte dall’OMS e da molte autorità sanitarie nazionali. Un gruppo anglo-cinese, di ricercatori del Wolfson Institute of Preventive Medicine di Londra e del George Institute for Global Health di Pechino, ha voluto verificare gli effetti di un’azione sistematica di educazione tra i bambini delle scuole elementari e dei familiari. Lo studio, chiamato School-EduSalt, è stato condotto in Cina, in 28 scuole della città di Changzi, nel Nord del paese, e ha coinvolto circa 280 scolari dell’età media di 10 anni e oltre 500 familiari (età media, in questo caso, circa 43 anni). I componenti sono stati suddivisi in due gruppi; uno dei due è stato sottoposto a lezioni sul sodio per un trimestre, l’altro a nessun intervento.
A tutti i partecipanti è stato chiesto di indicare le proprie abitudini alimentari, ed è stata misurata la pressione, oltreché la concentrazione di sodio nelle urine, indice diretto del consumo di sale. Alla fine del programma sono state ripetute le misurazioni, e il risultato, riportato sul British Medical Journal, è stato nettamente a favore dell’intervento di educazione alimentare. All’inizio della sperimentazione la quantità media di sale assunta dai bambini era 7,3 grammi al giorno nel gruppo sottoposto ai corsi, e 6,8 grammi al giorno per gli altri; per i genitori i valori erano rispettivamente, pari a 12,6 e 11,3 grammi al giorno.
Durante lo studio il consumo è cambiato: tra i bambini che hanno seguito i corsi il valore è sceso in media di 1,9 grammi al giorno, mentre tra i loro genitori di 2,9 grammi. Al contrario, nel secondo gruppo di bambini e genitori che hanno continuato con le proprie abitudini i valori erano stati leggermente superiori rispetto a quelli di base. Analogamente, la pressione del sangue nei bambini resi consapevoli era scesa di 0,8 millimetri di mercurio, e tra i genitori di 2,3 millimetri, mentre tra gli altri non si sono registrate variazioni positive ma solo di segno negativo, anche se non statisticamente significative. Secondo gli autori, questo tipo di programma può realmente aiutare i cinesi ad avvicinarsi all’obbiettivo fissato dall’OMS di una riduzione del consumo di sale del 30% entro il 2025. Quanto ottenuto dimostra che, più che divieti e restrizioni, i provvedimenti più efficaci sono quelli che fanno leva sulla razionalità, sulla conoscenza, sulla consapevolezza delle conseguenze delle proprie scelte quotidiane.
Agnese Codignola
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Giornalista scientifica
Possiamo anche eliminare il sale a casa nostra.Il problema e’ che non esiste alimento idustriale o artigianale a cui non viene aggiunto il sale.L’aggiunta di sale agli alimenti dovrebbe essere una scelta del consumatore e non essere un’imposizione in pizzeria,ristorante e negli alimenti comprati in supermercato e nei cibi pronti ai quali per mancanza di tempo a volte si deve ricorrere.