Due cucchiaini di legno con sale fine e sale grosso

Diminuendo il consumo giornaliero di sale di una piccola quantità (un cucchiaino da tè), si possono ottenere gli stessi risultati di una terapia farmacologica per controllare la pressione. Chi poi è già in uno stato ipertensivo, può evitare di ricadervi. È questo il messaggio di uno studio che, nella sua semplicità, è anche uno dei primi a dimostrare, senza possibilità di equivoco, la potenza di una modesta riduzione del consumo di sale.

Sale e pressione: lo studio

A realizzarlo sono stati i ricercatori della Northwestern University di Chicago, del Vanderbilt University Medical Center e dell’Università dell’Alabama. Gli scienziati hanno arruolato a tale scopo circa 200 persone di età compresa tra i 50 e i 75 anni. I partecipanti avevano condizioni di vario tipo: pressione normale, alta ma tenuta sotto controllo con i farmaci, elevata e non responsiva alle terapie farmacologiche, oppure alta e non trattata. 

Persona tiene mano sul cuore; concept: infarto, malattie cardiovascolari, pressione alta
I ricercatori hanno studiato l’effetto della riduzione del consumo di sale sulla pressione di persone normotese e ipertese in terapia oppure no

Come illustrato su JAMA, i partecipanti sono stati suddivisi in due gruppi che hanno seguito per una settimana una dieta con elevate quantità di sale, oppure una a ridotto tenore di sale. La settimana successiva, i due gruppi hanno alternato il tipo di regime, secondo uno schema chiamato crossover. La dieta con alti livelli di sale prevedeva l’aggiunta, all’alimentazione abituale, di 2.200 milligrammi (mg) di sodio. Quella a ridotto contenuto di sale si limitava a una quantità totale giornaliera di 500 mg. La quantità massima consigliata di sodio è al di sotto dei 1.500 mg quotidiani. Nel giorno precedente l’inizio della dieta, tutti i partecipanti sono stati dotati di un dispositivo per il monitoraggio della pressione da indossare nelle 24 ore.

I risultati della ricerca

Già dopo una settimana l’effetto è stato evidente. Chi ha seguito una dieta con poco sale, infatti, a prescindere dalle sue condizioni iniziali, ha mostrato una diminuzione media della pressione sistolica di 7-8 millimetri di mercurio (mm Hg) rispetto a chi apparteneva al gruppo del sale in eccesso. Inoltre hanno avuto una riduzione di 6 mm Hg rispetto ai loro stessi valori precedenti, cioè ottenuti con la dieta abituale. E il calo si è visto anche dopo l’inversione, a dimostrazione del fatto che bastano pochissimi giorni per ottenerlo. Ma spostamenti dei valori di pressione di questa entità sono anche quelli che si ottengono con le normali terapie. 

Interessante, poi, anche la percentuale di soggetti che hanno mostrato una risposta: attorno al 72%, cioè di poco inferiore ai tre quarti. Numero che dimostra come questo intervento possa essere efficace per la maggior parte delle persone.

cucchiaini di legno con cristalli di sale
Ridurre l’assunzione di sale di un solo cucchiaino al giorno ha già effetti sulla pressione

I consigli dei ricercatori

Secondo gli autori vale, per il sale da cucina, ciò che è già dimostrato per altri interventi sullo stile di vita come l’attività fisica o il fumo di sigaretta. Anche piccole modifiche hanno un’azione positiva, ed è sempre meglio attuarle, anche quando si è in età avanzata. Inoltre, sempre secondo loro, questi dati potrebbero portare a un ripensamento dei limiti di consumo raccomandati dalle autorità sanitarie, che potrebbero portarli a un livello inferiore rispetto a quello attuale. Visto che mediamente, in molti Paesi, il consumo di sale è doppio rispetto a quanto sarebbe consigliabile, porre dei limiti ancora più stringenti potrebbe sembrare irrealistico. In realtà, invece, potrebbe sensibilizzare ulteriormente sia la popolazione che i medici a fare di più, tenendo presente che ciò allontanerebbe il rischio di dover ricorrere ai farmaci.

Tra l’altro, i partecipanti hanno mostrato un’ottima tollerabilità alla dieta iposodica. Come hanno concluso i ricercatori di Chicago, gli alimenti a ridotto tenore di sodio sono ormai ampiamente commercializzati e non hanno prezzi significativamente superiori rispetto a quelli classici: chiunque può proteggere il proprio cuore e i propri vasi, semplicemente facendo la scelta giusta ogni giorno.

© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos, iStock

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gianni
gianni
15 Dicembre 2023 10:38

La semplicità in azione, e come giustamente detto, vale in moltissimi ambiti.

giova
giova
11 Gennaio 2024 13:43

La riduzione di pressione sistolica di 7-8 millimetri di mercurio portando il sale a un quarto della consuetudine (un terzo del massimo consentito) è utile, indubbiamente.
Ma l’incipit dell’articolo (“si possono ottenere gli stessi risultati di una terapia farmacologica”) porta – a mio parere (non tecnico) – fuori strada.
E’ irrealistico nutrirsi assumendo solo 500 mg. di sodio/dì. Peraltro utili nel 72% dei casi d’ipertensione. Mi sembra palese che, per un iperteso (poniamo con 150 di sistolica) portarsi a 142/143 è utile, ma forse non gli evita la terapia farmacologica (che a me risulta essere in grado di un effetto più marcato). E’ necessario aggiungere altre misure legate allo stile di vita.
E qui entra in gioco la cenerentola della sanità pubblica, la prevenzione. Prevenire la diffusività dell’ipertensione essenziale, quella che non dipende da una malattia specifica che la causa, si può. Un intervento di sensibilizzazione e informazione, per la popolazione generale maggiore di 40/50 anni, sarebbe utilissimo. Perchè, unitamente alla riduzione del sale (ripeto, necessario ma non sufficiente) si agirebbe sugli stili di vita, sull’opprtunità di un monitoraggio, ed eventualmente di screnings specialistici in grado d’intercettare precocemente i soggetti a rischio e quelli già conclamati. Non va dimenticato, infatti, che gli stili di vita non sono pillole che sbrigativamente assumi, ma implicano delle modifiche comportamentali che necessitano di tempi, motivazione, costanza, sostegno. E portano i loro benefici in tempi/modi diversi per ognuno di noi.
Infine, ho una perplessità sulla modalità dello studio citato. Nel primo gruppo del campione esaminato, la dieta era quella abituale (che già contiene sodio) con l’aggiunta (poveri loro!) di 2200 mg. di sodio/dì; al secondo gruppo era concesso un massimo di 500 mg./dì di sodio totale (che fatica anche per loro!) NON IN AGGIUNTA alla consueta dieta. La mia perplessità consiste nel rilevare come ci sia una “forbice” eccessiva tra una dieta e l’altra, che svalorizza il risultatto. Per quanto questo sia in linea – da quel poco che conosco – con i risultati di altri studi sugli effeti del sale sulla pressione arteriosa.

renata
renata
11 Gennaio 2024 20:53

sempre interessanti i vostri articoli. grazie