Aggiornamento del 2 gennaio 2018.
Assobioplastiche ha rilevato i prezzi di vendita dei sacchetti nelle diverse catene. Il costo varia da 1 a 3 centesimi di euro. Per vedere la classifica clicca qui.
Dal 1 gennaio 2018 i sacchetti ultraleggeri che si usano nei supermercati e nei negozi per comprare frutta e verdura non saranno più gratuiti ma si dovranno pagare. Lo ha stabilito un provvedimento approvato questa estate dal Ministero dello sviluppo economico che obbliga ad usare solo buste biodegradabili. Anche se non sono previste proroghe e mancano pochi giorni alla scadenza, il prezzo risulta ancora un mistero. La cassiera del supermercato Esselunga non lo sa, e il direttore dice di non avere ricevuto istruzioni al riguardo, anche se i nuovi sacchetti sono già in distribuzione ed è facile ipotizzare che le bilance e le casse siano state predisposte visto che il prezzo dovrà comparire nello scontrino. Dalle altre catene non giunge alcun segnale. Unica eccezione i supermercati Coop che in un’intervista rilasciata a Il Messaggero dichiarano di voler vendere i nuovi sacchetti sottocosto a 2 centesimi di euro. Non tutto però è così chiaro. Coop Firenze, che da 5 anni usa questi sacchetti biodegradabili – li venderà a 1 centesimo. “La somma – precisano i responsabili – copre solo una parte del costo, ed è impossibile ridurre l’importo trattandosi della quota minima prevista dalle bilance elettroniche”.
A dispetto delle incertezze sull’applicazione della norma, tutti sono concordi sull’utilità di fare pagare le nuove buste per limitare lo spreco (molte persone utilizzano i sacchetti dell’ortofrutta distribuiti gratis per molte attività e ne mettono un numero spropositato nel carrello). Il problema del prezzo resta però un mistero, anche se i calcoli sono abbastanza semplici e alla fine la grande distribuzione non perderà un euro. I sacchetti in polietilene per l’ortofrutta attualmente distribuiti gratis costano al supermercato poco più di 1 centesimo di euro, mentre quelli nuovi biodegradabili il doppio. A rigor di logica questo deve essere il prezzo di vendita dei nuovi sacchetti e non ci sono motivi per fare pagare di più, visto che l’operazione permette alla grande distribuzione un vantaggio economico rilevante. I 2 centesimi ricavati dalla vendita coprono i costi di acquisto e il supermercato non deve accollarsi la spesa delle buste in polietilene fino ad ora distribuite gratuitamente. Alla fine ogni punto vendita recupera 0,5 centesimi a pezzo, equivalenti a un risparmio di 2-4 milioni l’anno per le insegne più importanti. Per le famiglie invece l’esborso ammonterà a circa 12 euro l’anno, considerando 50 sacchetti al mese.
C’è però un altro aspetto da considerare. Nelle città dove si pratica la raccolta differenziata dell’organico le famiglie comprano al supermercato i sacchetti biodegradabili pagandoli 12-15 centesimi l’uno. Dal 1 gennaio 2018 per la raccolta dell’umido si potranno usare quelli dell’ortofrutta che costeranno solo 2 centesimi. In alternativa conviene comunque usare i sacchetti più grandi venduti alle casse dei supermercati a 10 centesimi. Facendo bene i conti l’operazione potrebbe risolversi anche in un vantaggio economico.
Alcuni consumatori propongono di portare le buste da casa per comprare frutta e verdura come si faceva una volta o di impiegare i sacchetti di carta. L’idea è stata bocciata dalle catene dei supermercati per motivi igienici (poco plausibili), logistici (impossibilità di controllare i prodotti acquistati se i sacchetti non sono trasparenti), e di sicurezza (contenitori di materiale inadatto al contatto con gli alimenti). Qualcuno propone il ritorno alle vecchie borse a rete cadute in disuso. Altri pensano di poter insacchettare più prodotti nella stessa busta (peperoni insieme a zucchine, mele e arance), ma l’idea non è molto apprezzata (Conad si dichiara favorevole, Esselunga contraria). La soluzione di una borsa, di carta, stoffa o di plastica riutilizzabile è invece possibile dal fruttivendolo di fiducia o presso le bancarelle del mercato rionale. Su questo argomento è necessario usare il condizionale perché la circolare del Ministero dello sviluppo economico del 7 dicembre 2017 ammette la possibilità di usare borse riutilizzabili, anche se rimanda per il benestare definito a un parere del Ministero della salute che dovrebbe valutare gli aspetti igienici e quelli sanitari.
La normativa
Nella legge di conversione del D.L. 2017 n. 123 (Disposizioni urgenti per la crescita economica del mezzogiorno) è stato inserito un articolo (9 bis) che dispone l’attuazione della direttiva europea per la riduzione dell’utilizzo di borse di plastica in materiale ultraleggero. Le novità introdotte sono due: dal 1 gennaio 2018 è vietata la commercializzazione di borse ultraleggere diverse da quelle biodegradabili e compostabili con un contenuto minimo di materia prima rinnovabile non inferiore al 40 per cento le borse ultraleggere non possono essere distribuite a titolo gratuito (il prezzo di vendita per singola unità deve risultare dallo scontrino o fattura d’acquisto delle merci o dei prodotti trasportati per il loro tramite).
© Riproduzione riservata
* Con Carta di credito (attraverso PayPal), clicca qui
* Con bonifico bancario: IBAN: IT 77 Q 02008 01622 000110003264
indicando come causale: sostieni Ilfattoalimentare 2018. Clicca qui
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
Comune di Ferrara: Hera distribuisce i sacchetti per il conferimento dell’organico GRATIS. Quindi nessun vantaggio da questo punto di vista.
Il comune potrebbe nei prossimi mesi interrompere la distribuzione gratuita e ridurre l’importo annuale della tassa sui rifiuti a tutti i cittadini.
Vorrei capire come si possono riutilizzare i sacchetti della frutta, visto che sono ancora più sottili di quelli usati attualmente per l’umido, e si rompono immediatamente; inoltre, andrebbe tolta l’etichetta col prezzo, che non è compostabile… provateci!
Dipende dalla qualità e dalla tipologia di sacchetto venduto. Ci sono quelli sottilissimi e quelli che si possono tranquillamente riutilizzare
Una domanda mi sorge spontanea: le etichette che indicano peso e prezzo e l’inchiostro utilizzato per imprimere tali scritte immagino saranno pure biodegradabili…?
Perché se non lo sono, per riutilizzare il sacchetto dovrò togliere l’etichetta che su questo tipo di sacchetto viene via solo lacerando lo stesso…e il suo riutilizzo non sarà più possibile. Stiamo creando solo altra spazzatura!
Basta incollare l’etichetta del prezzo che non è biodegradabile nella parte apicale di uno dei due manici del sacchetto e poi quando si usa per l’umido di casa tagliare questo pezzetto. In questo modo il sacchetto resta integro e si può usare tranquillamente
Ho provato a farlo, ed è impossibile, visto che l’etichetta è più larga dei manici e, quindi, si attacca, “contro la nostra volontà”, anche ad altre parti del sacchetto.
Dipende dal tipo di sacchetto che propone il supermercato
I manici sono uguali in tutti i sacchetti, quali sarebbero quelli su cui le etichette si incollano senza creare problemi? Io devo ancora vederli… Cerchiamo di essere pratici, per favore, e non arrampichiamoci sugli specchi.
Ci sono sacchetti senza manici che abbiamo comprato questa mattina e altri con i manici. Faremo un servizio nei prossimi giorni sulla qualità e la resistenza dei sacchetti. In ogni caso quelli di Esselunga si possono riutilizzare tranquillamente e le etichette si possono incollare sui manici
la legge 123 agosto 2017 impone di far pagare i “vecchi” sacchetti di plastica ultraleggeri (quelli sottili trasparenti) per ridurre la circolazione della plastica. Pertanto quando una catena di supermercati fornirà le nuove buste biodegradabili (come imposto dalla legge stessa) e lì farà pagare, sarà esclusivamente una decisione della catena stessa. ci sono supermercati che da diverso tempo mettono a disposizione sacchetti per frutta e verdura a titolo gratuito.
se il mio supermercato adotterà la politica di far pagare la busta biodegradabile, per 1 kg di mele, ad esempio, prezzerò ogni singola mela con lo scontrino e poi li metterò nella mia borsa della spesa di tessuto.
Incollare l’etichetta sul manico del sacchetto è certamente un’ottima accortezza per evitare di renderlo inutilizzabile nel tentativo di scollarla.
Bisogna però anche considerare che la maggior parte della gente è sprovvista di certe attenzioni: semplicemente “non ci arriva” oppure “se ne frega”.
Tante persone evitano di adottare comportamenti virtuosi, anche quando questi richiedono poca fatica. E’ lo stesso motivo per cui tanti buttano la carta per terra anche se c’è un cestino a dieci metri di distanza. Espongo due esempi:
– nel mio condominio c’è chi si ostina ad usare normali sacchetti di plastica per la raccolta dell’umido, nonostante questo comportamento sia stato più volte stigmatizzato mediante cartelli affissi nel locale immondizia (è dannoso per l’ambiente e rischia di far prendere multe al condominio che poi verranno pagate da tutti): ebbene, quelle persone hanno smesso? Ovviamente no! Perché certa gente maleducata non ha semplicemente voglia di farsi carico di certe attenzioni;
– per strada a Milano noto spesso bottiglie vuote di birra in vetro abbandonate sui marciapiedi, con il rischio che si rompano e diventino un pericolo per i passanti: ci vuole tanto a buttarle nei cestini? Ovviamente no! Ma certa gente ignorante se ne frega o non ci pensa…
E allora vogliamo credere che tutti, d’ora in poi, faranno attenzione a non rovinare i sacchetti biodegradabili della frutta per poterli riutilizzare per l’umido? E ad attaccare l’etichetta in alto sul manico, per poi toglierla senza danni ed evitare che possa essere smaltita come biodegradabile?
Forse qualche persona attenta ci sarà, ma la maggior parte della gente continuerà a fare come prima, e ci saranno sacchetti dell’umido con attaccata l’etichetta non biodegradabile del supermercato.
Senza contare, poi, che tanti sacchetti non saranno comunque riutilizzabili, perché lacerati dalle foglie o da altre parti appuntite della frutta e della verdura.
Per carità: sempre meglio questi sacchetti di quelli inquinanti tradizionali!
I sacchetti che pagheremo 1-2 cent al supermercato sicuramente non avranno la stessa qualità e resistenza di quelli acquistati per l’umido a 12-15 cent quindi sarà difficile riusarli per fare la differenziata perchè si romperanno immediatamente. Proprio ieri 5 pere messe nel classico sacchetto trasparente sono arrivate a casa praticamente sfuse perchè il sacchetto si è ridotto a causa dei piccioli in mille pezzi. Per non parlare che nei supermercati vogliono che i sacchetti per frutta e verdura siano ben chiusi con il nodo (stretto) che poche volte si riesce a sciogliere dovendo quindi rompere la busta.
In questo modo i sacchetti sono pagati due volte una per il costo del sacchetto, l’altra per il peso del sacchetto al costo dell’alimento che metti dentro; inoltre se il commerciante vuole darlo gratis perchè non può farlo? ed ancora, che stangata per una casalinga con un assegno sociale.
Da esselunga è tanto che utilizzano i compostabili ma che nel tempo mi paiono di minor dimensione! Con la nuova legge saranno sacchetti più grandi? Inoltre prima della legge mi capitava di mettere più articoli in un sacchetto proprio per ridurli avendo due etichette per ogni pesata! Inoltre si usavano già prima per l’organico (visto che erano già compostabili!) Ma se riuscivi a staccare l’etichetta senza strappare il sacchetto, o attaccando l’etichetta al guanto!
E vero che alcuni supermercati utilizzano da tanto tempo sacchetti bioegradabili ( NaturaSì, Coop Toscana ) . Non mi risulta Esselunga che ha forse anticipato di qualche settimana
Premetto che non ho ancora visto i sacchetti, ma se, ad esempio, si acquista 2/3 kg. di frutta, mele pere arance ecc.. i nuovi sacchetti riescono a sopportare il peso o si ro.pono?
Sarebbe meglio usare due sacchetti
Mi domando come poi in pratica venga calcolato l’addebito in scontrino del sacchetto usato per pesare i singoli prodotti ortofrutta: se prendo tante mele in due/tre sacchetti a faccio una sola pesata per far prima chi controlla ?
Quanto poi al fatto che qualche catena di Market dichiara di non addebitarli suppongo che semplicemente li computera` nei costi generali spalmati poi sui prezzi di tutti gli articoli: chi mai regala qualcosa a questo mondo ?
Ma se un commerciante si rifiuta di applicare la norma e fornisce i sacchetti GRATIS, sono previste sanzioni?
Sì e anche pesanti
Ho parecchi sacchetti trasparenti in polietilene usati per l. ortofrutta. Li posso riutilizzare nello stesso negozio fino a che non me ne libero?
Ogni negozio stabilisce le proprie regole
Quello che per me è ridicolo è proibire l’utilizzo di buste o di sacchetti riutilizzabili da casa. Qualsiasi motivazione presentata a sfavore non ha assolutamente senso. 1) Sono “anti-igienici” e poco sicuri: ma perché, la frutta e la verdura che mangiamo non è infarcita di pesticidi e fertilizzanti chimici? Di quello non si parla? 2) non è possibile verificarne il contenuto: a parte che ne esistono di quelli a rete trasparente, ma aprirle in caso di dubbio è un’idea tanto assurda? Se io non mi servo, nè mai mi sono servita, dei sacchetti del supermercato (nè per confezionare l’ortofrutta, nè per portar via la spesa), perchè li ho sempre portati da casa, perché devo essere costretta a pagare qualcosa che non userei comunque?
Il suo discorso è condivisibile
Ma se applico l’etichetta per il prezzo, come faccio a usarlo per l’umido?
Ieri ho visto i sacchetti e sinceramente non sapevo della normativa. Quando ho messo l’etichetta ho pensato: “e a cosa serve?” Eppure ero contenta dei sacchetti bio. Meno plastica!
Chi parla di ecologia dovrebbe chiedersi perché, se fosse davvero un modo per ridurre la plastica, non ci fanno inutilizzare borse di rete che permettono di vedere il contenuto, come avviene in altri Stati. Ci rispondono che è per motivi di igiene (gli altri sono “zozzi”), ma poi lasciano frutta e verdura esposte a starnuti, colpi di tosse, mosche, ecc., così come anche i banchi di gastronomia, non protetti da insetti e addetti che, molto spesso, coprono con la mano la bocca che tossisce e poi usano la stessa mano per toccare gli alimenti. Dunque, per motivi di igiene, pretendiamo mascherine e guanti dagli addetti alla gastronomia, e vetrine che proteggano frutta e verdura. Altrimenti io mi porto il mio sacchetto a rete al supermercato!
Ho consultato il sito del mise e ho svolto una ricerca sul web e non ho trovato nessuna circolare o altro provvedimento del 7 dicembre 2017 come invece indicato nell’articolo. è una fake?
Buongiorno, non è nostra abitudine riportare fake news. Sul sito non si trova e nemmeno in rete ma noi disponiamo di una copia. Tant’è che la vendita a 1 centesimo di euro dei sacchetti per l’ortofrutta è un sottocosto vero che adesso si può fare tutto l’anno
ringrazio e mi congratulo, prendendo atto nel contempo dell’inefficienza del sito ministeriale.
spero possiate almeno voi pubblicare il testo della circolare
cordialità
Ieri ho fatto la spesa e quindi sono entrato in contatto con i nuovi sacchetti biodegradabili, che arrivano già rotti alla cassa del supermercato.
Se ne deduce che, mentre i precedenti potevano essere riutilizzati conferendo la frazione di rifiuti indifferenziati e quindi potevano essere razionalmente impiegati, questi si aggiungono ai rifiuti aggiungendo un ennesimo interrogativo: dove li smaltisco? sono umido o indifferenziato? In definitiva ho dovuto acquistare un rifiuto, obbligatoriamente e per legge.
La cosa veramente sconfortante è la mancanza di plausibilità di certe imposizioni. Se l’obbiettivo è quello di mettere in circolazione solo “shopper” in materiale biodegradabile che rispetti particolari requisiti, sarebbe sufficiente autorizzare la produzione e commercializzazione solo di quello, obbligando anche il consumatore al pagamento, se ne volesse fare uso (magari caricandoci anche una pesante accisa). Dopodiché, tenuto conto della scarsissima resistenza, la conseguenza sarà ovvia: tutti ritorneremo alla retina reimpiegabile e l’obbiettivo verrebbe centrato. Ma forse le ragioni sono altre…..
Ma, allora, non è chiaro che ci vietano di portare sacchetti da casa? Si possono portare solo se sono monouso, quindi non riutilizzabili come i sacchetti a rete, con la scusa della contaminazione degli alimenti con borse diverse. Poi se il sacchetto che paghiamo si rompe già alla cassa, o nel carrello, non ci sono problemi igienici… le casse e i carrelli dei supermercati sono sterili, come tutti sappiamo…
FYI
In esselunga sono state adottate delle etichette biodegradabili che possono essere smaltite insieme al sacchetto come umido.
È scritto proprio in dettaglio sui cartelli degli espositori dei sacchetti interni ai punti vendita.
Per gli altri supermercatu ovviamente non so.
vi do una dritta per poter utilizzare il sacchetto almeno due volte senza staccare il prezzo: la seconda volta lo rigirate ed il prezzo va all’interno (meglio se lo rigirate la prima volta prima di metterci la frutta). Il problema vero è che, visto che adesso sono biodegradabili e non inquinano, perchè farli sottili come quelli che inquinavano? visto che si strappano facilmente e non sono più riutilizzabili? Così ci sarebbe la possibilità di utilizzarli per altri usi, per gettare via, ad esempio la lettiera usata del gatto o gettare la spazzatura. Anche i sacchetti della spesa nei supermercati sono più piccoli, per evitare che ci vada troppa sesa e si buchino: ma fateli più grandi e robusti, tanto non inquinano, e cosi ci vanno anche nella pattumiera per depositarci la spazzatura!
Mi sono recato al lidl di novellara (Re) e ho acquistato frutta , in questa catena di discount la frutta e verdura viene pesata dalla cassiera direttamente in cassa e stampato su scontrino fiscale , alla fine nello scontrino mi hanno applicato 1 centesimo per ogni sacchetto ortofrutta ma in più me lo hanno addebitato anche nel lordo del peso con la frutta , dal momento in cui non c’e’ alcuno storno di tara dello stesso , quindi mi domando è legale addebitarmi una parte di costo in unità e una parte in peso variabile?
La denuncia lo gia fatta alle fiamme gialle vedremo