Sale
Secondo uno studio le strategie britanniche per la riduzione del sale non diminuiscono le disuguaglianze tra classi sociali

Secondo una ricerca condotta dall’Università di Liverpool, insieme agli atenei di Manchester e di Danzica, e pubblicata dal British Medical Journal, le strategie adottate dalla Gran Bretagna dal 2003 per la riduzione del sale nell’alimentazione – basate su campagne di sensibilizzazione, indicazione in etichetta e riformulazione volontaria degli alimenti trasformati – non sono riuscite a diminuire le disuguaglianze tra le fasce di popolazione per quanto riguarda i comportamenti e l’incidenza delle malattie cardiovascolari e gastriche collegate all’eccessivo consumo di sale.

Tra il 2001 e il 2011 il consumo medio di sale dei britannici è sceso a 9,5 a 8,1 grammi/giorno, una riduzione significativa, seppur ancora lontana dall’obiettivo di 6 g. Confrontando l’impatto delle politiche portate avanti dal 2003 al 2015 con un ipotetico scenario senza alcun intervento, lo studio valuta che siano stati evitati o ritardati 52 mila casi di malattie e circa 10 mila decessi.  Le attuali politiche avrebbero potenzialmente impedito 5 mila casi di cancro gastrico con conseguente minor numero di decessi pari a circa 2 mila.  A beneficiare di queste riduzioni di malattie e morti sono state soprattutto  le persone più attente alla propria salute e più benestanti.

donna sale
Secondi i ricercatori, per un maggiore successo, la riduzione di sale negli alimenti trasformati dovrebbe diventare obbligatoria

I ricercatori delle tre Università fanno anche una proiezione al 2030, confrontando due ipotesi – il proseguimento delle attuali politiche e l’adozione di nuove iniziative – basate  sull’obbligo, anziché sulla volontarietà, di ridurre il contenuto di sale negli alimenti trasformati. Lo studio indica questa come la strada da seguire affinché i benefici conseguenti per la salute non siano discriminatori tra le varie fasce di popolazione e tutti ne possano beneficiare equamente.

Secondo il Dr. Chris Kypridemos, del Dipartimento di Sanità pubblica e Politica dell’Università di Liverpool, “il consumo di sale nel Regno Unito è eccessivo in generale e ancora più alto nei gruppi più svantaggiati. Gli interventi volti a ridurre il consumo di sale dovrebbero idealmente mirare a ridurre anche le disuguaglianze socio-economiche in materia di salute attraverso politiche strutturali, come la riformulazione obbligatoria di alimenti trasformati”.

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