In Gran Bretagna le politiche di riduzione del sale sono discriminatorie verso le classi svantaggiate. Studio delle Università di Liverpool, Manchester e Danzica
In Gran Bretagna le politiche di riduzione del sale sono discriminatorie verso le classi svantaggiate. Studio delle Università di Liverpool, Manchester e Danzica
Beniamino Bonardi 22 Febbraio 2017Secondo una ricerca condotta dall’Università di Liverpool, insieme agli atenei di Manchester e di Danzica, e pubblicata dal British Medical Journal, le strategie adottate dalla Gran Bretagna dal 2003 per la riduzione del sale nell’alimentazione – basate su campagne di sensibilizzazione, indicazione in etichetta e riformulazione volontaria degli alimenti trasformati – non sono riuscite a diminuire le disuguaglianze tra le fasce di popolazione per quanto riguarda i comportamenti e l’incidenza delle malattie cardiovascolari e gastriche collegate all’eccessivo consumo di sale.
Tra il 2001 e il 2011 il consumo medio di sale dei britannici è sceso a 9,5 a 8,1 grammi/giorno, una riduzione significativa, seppur ancora lontana dall’obiettivo di 6 g. Confrontando l’impatto delle politiche portate avanti dal 2003 al 2015 con un ipotetico scenario senza alcun intervento, lo studio valuta che siano stati evitati o ritardati 52 mila casi di malattie e circa 10 mila decessi. Le attuali politiche avrebbero potenzialmente impedito 5 mila casi di cancro gastrico con conseguente minor numero di decessi pari a circa 2 mila. A beneficiare di queste riduzioni di malattie e morti sono state soprattutto le persone più attente alla propria salute e più benestanti.
I ricercatori delle tre Università fanno anche una proiezione al 2030, confrontando due ipotesi – il proseguimento delle attuali politiche e l’adozione di nuove iniziative – basate sull’obbligo, anziché sulla volontarietà, di ridurre il contenuto di sale negli alimenti trasformati. Lo studio indica questa come la strada da seguire affinché i benefici conseguenti per la salute non siano discriminatori tra le varie fasce di popolazione e tutti ne possano beneficiare equamente.
Secondo il Dr. Chris Kypridemos, del Dipartimento di Sanità pubblica e Politica dell’Università di Liverpool, “il consumo di sale nel Regno Unito è eccessivo in generale e ancora più alto nei gruppi più svantaggiati. Gli interventi volti a ridurre il consumo di sale dovrebbero idealmente mirare a ridurre anche le disuguaglianze socio-economiche in materia di salute attraverso politiche strutturali, come la riformulazione obbligatoria di alimenti trasformati”.
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