La frode del grano biologico raccontata da Report su Rai 3 nella puntata di lunedì 10 ottobre 2016 (vedi anteprima) narra una vicenda su cui riflettere, che però non deve gettare discredito su un settore che rappresenta un fiore all’occhiello dell’agricoltura italiana. La storia inizia con il Molino Grassi che chiede all’organismo di controllo una verifica sull’origine di una partita di 1900 tonnellate di grano duro proveniente da un’azienda agricola pugliese, la Liuzzi. Il grano non presenta residui di pesticidi (il mulino analizza i diversi lotti prima di metterli in lavorazione, e in caso di contaminazione l’avrebbe scoperto subito), ma c’è il sospetto che non possa qualificarsi come biologico, dato che l’azienda agricola venditrice non dispone delle superfici sufficienti a produrre quella resa.
I controlli scattano solo dopo qualche mese e si scoprono così anomalie sull’origine della materia prima e si decide il blocco delle partite in lavorazione sia nel Molino Grassi sia nelle sedi di altri operatori (i mulini Santacroce, De Vita e il pastificio De Matteis) che avevano acquistato le granaglie. Immediatamente vengono coinvolti anche altri pastifici che hanno trasformato la semola in pasta vendendola in Italia (anche a supermercati come Coop ed Esselunga) e all’estero. Partono le lettere e i supermercati, il 21 aprile provvedono al ritiro della merce presente sugli scaffali. I supermercati non procedono con un avviso pubblico perché non esiste rischio per la salute dei consumatori (la pasta non può essere classificata come bio, ma non ha residui di pesticidi).
Cos’è successo
La storia si può raccontare dicendo che è bastato cambiare un numero su un certificato per far passare 11 mila tonnellate di grano duro convenzionale come biologico, e che gli organismi di controllo del biologico hanno scoperto e bloccare la frode ma forse potevano intervenire prima. È vero che una parte della pasta ricavata è stata venduta da dettaglianti grandi e piccoli in Italia e all’estero, ma è anche vero che il 90% della farina e della pasta finta-bio è stata intercettata e declassata senza arrivare sugli scaffali.
È giusto dire che l’autocontrollo della filiera del biologico è scattato con qualche ritardo, ma in seguito a questo intervento sono state intercettate e bloccate buona parte dei lotti. C’è di più anche 4,2 milioni di pizze biologiche esportate in America (l’azienda pugliese aveva venduto anche una partita di finto pomodoro bio da industria) sono state intercettate e declassate, perché contenevano circa il 12% di passata di pomodoro, senza residui, ma senza i requisiti per poter essere classificata come bio.
Più soldi più frodi?
Il mondo dell’agricoltura pulita è soggetto a questo tipo di scandali, perché il passaggio alla categoria dei prodotti senza pesticidi aumenta i margini ma è anche vero che a parte qualche incidente come quello della Liuzzi, la filiera è sana. L’anno scorso l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari ha controllato 1.800 imprese su un totale di 61 mila che operano nel settore, riscontrando solo 31 denunce penali.
Perché le frodi nel biologico
Per capire meglio va detto che il controllo obbligatorio, cui tutte le aziende del biologico devono aderire, prevede in genere una visita annuale effettuata da uno dei 14 organismi di certificazione (i sette soci di FederBio coprono il 90% degli operatori italiani). Per migliorare questo sistema previsto dalla normativa di legge, FederBio insieme ad Accredia da circa un anno ha messo a punto una piattaforma informatizzata dove tutti gli operatori devono inserire i dati relativi alla tracciabilità delle operazioni di acquisto e vendita, l’indicazione dei volumi di prodotto, la superficie dei terreni agricoli certificati e altri dati. In questo modo è possibile in qualsiasi momento incrociare i dati e focalizzare le anomalie.
Il caso Liuzzi riportato da Report, per esempio, non potrebbe ripetersi perché il sistema informatico non validerebbe l’offerta di quantità di prodotto sproporzionate da parte di un piccolo produttore. Secondo FederBio nella prima settimana di attività la nuova piattaforma ha permesso la scoperta di tre anomalie che il sistema cartaceo previsto dalla legge avrebbe scoperto un anno dopo. Il nuovo metodo informatico è stato approvato anche da catene di supermercati come: Coop, Esselunga, Ecor NaturaSì e i maggiori mulini italiani (compreso il Gruppo Casillo, leader mondiale nella trasformazione e commercializzazione del grano duro), che pretendono dai fornitori l’adesione alla piattaforma. Secondo le previsioni nel 2017 la maggior parte del mondo biologico dovrebbe adottare questo nuovo sistema di controllo informatico. Esselunga e Coop chiamate in causa da Report hanno così risposto
La risposta di Esselunga
Esselunga conduce una politica di estrema tutela nei confronti del consumatore. Infatti seleziona e qualifica direttamente i fornitori eseguendo audit frequenti e sottopone i prodotti ad un piano di campionamento annuale; Infatti per i fornitori in causa (De Matteis e Molino Grassi) ha siglato capitolati tecnici dove ha richiesto la presenza di un sistema di qualità gestito che controlli e verifichi l’operato dei sub fornitori e che vengano eseguite analisi su materie prime (grano), semilavorati (semole) e prodotti finiti (pasta). Ogni fornitore esegue almeno 60 analisi/anno per la ricerca dei soli agro farmaci (pesticidi) ed in particolare i due fornitori specifici complessivamente hanno eseguito analisi su circa 300 campioni di grano, semola e pasta.
Le analisi sono risultate conformi
Tutte le analisi sono risultate conformi. I fornitori sono Certificati da uno degli organismi preposti dal Ministero e subisce dagli stessi audit con relativi verbali di sorveglianza biologica che evidenza la conformità degli stessi. Questo è quanto abbiamo verificato in fase di audit. I fornitori devono approvvigionarsi da sub fornitori certificati a loro volta e in caso di dubbio chiedere conferma di verifica al proprio organismo di certificazione. Nel caso in esame non sono state evidenziate criticità. I relativi organismi di certificazione hanno visitato i fornitori, i sub fornitori ed eseguito analisi su diverse materie prime senza evidenziare anomalie.
Al fine di rendere più sicure le proprie filiere Esselunga ha già definito ulteriori prerequisiti ancora più restrittivi, e chiesto ai fornitori di: – eseguire obbligatoriamente audit ai subfornitori circoscrivendo il numero; – eseguire analisi in tutte le fasi della filiera; – rendere la filiera visibile e trasparente con l’adesione alla piattaforma informatica ideata dalla Federazione del Biologico. Anche i rapporti commerciali con i fornitori sono molti stretti con ordini giornalieri continui e costanti e con telefonate di messa a punto frequenti; le promozioni sono programmate secondo un piano istituzionale definito e preciso, in modo da permettere ai fornitori degli approvvigionamenti programmati anche in occasione di grandi volumi.
La risposta di Coop sul biologico
Coop per il prodotto a marchio non ha rapporti diretti commerciali con gli operatori da voi citati. A fronte della notizia dataci da Federbio, con il quale è attivo un accordo di collaborazione per il contrasto alle frodi, del coinvolgimento dell’azienda Liuzzi con la possibile commercializzazione di grano non biologico, abbiamo attivato le procedure di verifica dei prodotti Viviverde Coop (la linea biologica a marchio Coop) che ha standard più restrittivi rispetto ai prodotti tradizionali. Il nostro sistema di verifica dei prodotti biologici prevede infatti la possibilità di risalire la filiera fino alle aziende agricole e grazie a questo sistema abbiamo chiesto ai nostri produttori di tracciare il grano bio in tutti i prodotti a marchio biologici per verificare se vi erano state forniture dalla suddetta azienda.
Il 21 aprile abbiamo ritirato in via precauzionale e tempestivamente alcuni lotti di 4 referenze di pasta Viviverde che avevano lotti di semola che potevano contenere grano duro anche dall’azienda Liuzzi, fornito dal Molino Grassi. Siamo purtroppo stati vittima della frode come il nostro produttore, una prima stima del danno subito si attesta intorno ai 60.000 euro senza tenere conto delle mancate vendite e ancora di più dell’eventuale danno reputazionale. L’avvio pressoché immediato delle procedure di ritiro ha circostanziato l’episodio. Coop dunque nella vicenda trattata è parte lesa, ha comunque agito responsabilmente e sta lavorando per evitare in futuro il ripetersi di casi simili. Coop ha già richiesto da tempo ai fornitori il controllo della filiera e l’adesione alla banca dati dei cereali di Federbio, una misura adeguata a garantire un controllo più puntuale.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
L’importante è buttare fango…”taaanto sò tuutti ù-quali, SignoraMia”.
E anni di fatiche e dedizione al lavoro, di salvaguardia del territorio e di sopravvivenza dell’agricoltura marginale e/o tipica vanno a farsi benedire per il solito giornalismo allarmista in cerca di comodi scuuup vendipannollini.
L’agricoltura in genere, e biologica in particolare, è sottoposta a controlli di ogni tipo che nessuna categoria ha, tanto meno i sedicenti giornalisti d’assalto.
Sarebbe una gran cosa se l’Italia fosse desertificata e franasse tutta senza più nessuna attività agricola di nessun genere: chissà se l’inflessibile rauca Giovanna d’Arco avrebbe qualche altro settore da demolire (dopo il vino , il biologico…)
Nell’articolo diciamo chiaramente che questo episodio non deve trarre in inganno su come funziona il settore e sul nuovo sistema di controlli in atto
Si ma una visita all’anno da persone prive di qualifica di polizia giudiziaria hanno senso? Sistema fortemente lacunoso, visite annuali preannunciate… semplicemente ridicolo…
Averne giornalisti come la Gabanelli! Smettiamola di fare commenti qualunquisti!
Questo blog è RARA, PREZIOSA ECCEZIONE di sano giornalismo tecnico di informazione costruito su fonti certe con metodo scientifico. Una vera OASI in un deserto di qualunquismo rabbioso e disinformato.
Ecco, appunto, non confondetevi con la fuffa allarmistica del sentito dire sul web, o, peggio, sui chiari intenti demolitori per assecondare i tempi forcaioli e il facile successo dello scuuup e relativa pubblicità.
Gli agricoltori, e quelli biologici in particolare, svolgono una FUNZIONE INSOSTITUIBILE per il benessere del Paese e del suo Paesaggio che porta reddito e blasone del Made in Italy, e del suo territorio, soprattutto quello collinare esposto ad abbandono e rapida degradazione sociale ed idrogeologica.
Massimo riguardo per questi VALOROSI RESISTENTI :
ARTICOLI E INTERE PUNTATE CHE NE DESCRIVANO IL VALORE, IL SACRIFICIO E L’UTILITA’
non stitiche 2-3 parole salva-bottom a fine “puntata” su 10 000 di dubbiose insinuazioni che il popolo populista e forcaiolo anticasta interpreta appunto come ”taaanto sò tuutti ù-quali, SignoraMia”.
e tutti i milioni di tonnellate di cereali che vengono prodotti in romania che di bio non hanno nulla ma vengono certificati biologici dove vanno a finire ?
Qual è la fonte di questa affermazione?
(ma perché si parla/scrive tanto per parlare/scrivere?! Un po’ di serietà, dai!)
Milioni di tonnellate ??? Romania???? E pure Biologici ….dai che altro? Il lupo cattivo dov’è? (Anzi il cacciatore che sennò gli animalisti-perbenisti….)
Grande ‘sto web che premia e diffonde chi le spara più grosse…
I FATTI (ahimè numeri certi dove ci si può creare poco allarmismo vendipannolini):
– Necessità trasformazione molini-pastifici : 5.5-6 milioni di tonn (purtroppo in calo grazie anche alle balle web tipo gluten-free);
– Produzione italiana: 4.5-5 milioni tonn di grano duro (purtroppo in calo perchè i “cafoni” si son rotti di produrre in perdita e fare i filantropi per gli impiegati e il mondo del terziario severissimo ed inflessibile (mai con se stessi)
– Importazione 1-1.5 milioni tonn da Canada, Usa, Messico e Kazakistan (generalmente partite ottime e sane).
NON ME L’HA DETTO MICUGGINO che l’ha leggiucchiato sul nuovovangelo (= internet).
LO DICE L’ISTAT (basta cercare)
Come sempre, alla base di tutto ci vuole onestà, le sviste purtroppo possono capitare, quello che invece dovrebbe far riflettere è la difficoltà sempre maggiore per gli agricoltori nel mandare avanti le proprie aziende e purtroppo a volte c’è chi ricorre a metodi illegali pur di sopravvivere…
essendo stato palesemente dimostrato che a livello ministeriale c’è personale influente e colluso non rimane che metterci una mano sul cuore…
Un’ “inchiesta” basata su testimonianze di gente che insinua solo dubbi senza fornire dati, dettagli e fonti, non si può neanche definire tale.
La verità è che le “inchieste spettacolo” sono sempre al servizio di qualcuno…… Ieri Report è stato al servizio delle grandi multinazionali del cibo e delle grandi mutinazionali degli agrofarmaci.
Vi siete mai chiesti perché le multinazionali del CIBO non vendono prodotti biologici ? Vi siete chiesti perché molti principi attivi ritenuti potenzialmente cancerogeni (ad esempio il glifosato) continuano ad essre usati in agricoltura ? E quali sono gli interessi ? Sicuramente il biologico pur con le sue falle sarebbe un grave ostacolo……. proprio ora con i consumi in grande ascesa….. E allora screditare il sistema…
Perché nessuno fa un servizio serio sulle grandi concentrazioni ? Sapete che il 70% dei prodotti alimentari preconfezionati presenti nei supermercati è in mano a 5 multinazionali ? E sapete che le multinaizonali degli agrofarmaci sono 2 in tutto il mondo ?
Perché Report non ha fatto vedere tutte le realtà onetse che la lavorano nel settore BIOLOGCO ? Perché non si è posto l’accento sull’autocontrollo che per legge le ziende oneste fanno ?
Era importane solamente screditare il settore ?
E bene, raggiunto lo scopo….. ora che niente è più credibile…….. che si torni a consumare convenzionale….. possibilmente dei grandi marchi, delle multinazionali che alimentano il sistema…. che preferiscono le produzioni su larga scala…… che alimentano il consumo di pesticidi….. che alimentano il sistema degli agrofarmaci……. e perché non dei farmaci….. e dei malati…..
Report ha portato all’attenzione dell’opinione pubblica una truffa reale ed ha sollevato dubbi circa la validità del sistema di certificazione, le cui falle sono state evidenziate anche da FederBio.
Mettendo da parte il nuovo sistema informativo per la tracciabilità dei prodotti che dovrebbe scongiurare ulteriori situazioni del genere, credo che nessun consumatore sia favorevole ad un meccanismo nel quale il controllore è pagato dal controllato.
Sarebbe interessante conoscere come tale problema è stato risolto negli altri paesi.
E’ molto complicato spiegare correttamente come funziona il settore. Le frodi ci sono. Il sistema cerca in qualche modo di metterci una pezza. Ma non sempre ci riesce. Chi organizza le frodi sa come funziona il sistema e agisce per evitare i controlli, soprattutto quelli che consentirebbero in fase iniziale di bloccare la merce. Chi ha stoccato il grano per primo si era accorto del problema, ma non ha chiesto conferma della conformità delle partite all’ODC dell’azienda coinvolta. Non crediamo che il sistema possa essere controllato “marcando a uomo” le aziende. Questo è solo illusione. Il sistema passa per primo dall’autocontrollo dell’azienda. Molto viene scoperto in fase iniziale e pertanto non arriva nemmeno sul mercato in quanto bloccato proprio dagli ODC. La piattaforma di tracciabilità di cui si parla già si nutre delle informazioni fornite dagli ODC, spero solo che questa piattaforma, gestita da un soggetto privato, non porti ad una cattiva gestione ed uso delle informazioni presenti.
Che infinita tristezza, siamo alle solite…demolire con grande enfasi, ma in maniera SUBDOLA, mai con dati certi e ripetibili, tanto il popolo forcaiolo, evasore, furbetto e rancoroso non aspetta altro e plaude allo scalpo dell’infame politico, amministratore, soggetto pubblico, imprenditore, organizzatore. Poi al limite piccolo, oscuro trafiletto “non era vero niente”, ma in tanto nella pausa pubblicitaria, quanti bei soldoni dai pannolini-automobili-telefonini che giustficano il megastipendio della STAR TV con incassi 20 volte superiori ai più fortunati agricoltori.
Poi dai politici, fin troppo facile, si passa alle banche, ai finanzieri, ancora facilissimo e poi con una bella piroetta si getta fango anche ad intere filiere che hanno buttato sangue per farsi conoscere ed essere credibili e quindi sopravvivere. Che siano filiere del bio, dei cereali, del vino , meritorie imprese fornitrici del migliore agroalimentare riconosciuto nel mondo creatrici di lavoro e salvaguardia territoriale soprattutto collinare e marginale (utilissima purtroppo anche ai forcaioli vocianti) …machisseneimporta , tanto fra 100 000 persone perbene, perbenissimo ti pare che non ce ne sia qualcuna scorretta?
Mi complimento con report ha evidenziato i problemi, se non si ha un meccanismo informatico dove dal campo alla tavola si traccia dalle quantità, i nominativi, le superfici ecc.. con parametri logici le quantità prodotte (un ettaro produce 6000 kg di grano) non si avrà una seria gestione del biologico. Quando con un pezzo di carta si trasforma 10€ in 20€ la tentazione è tanta. Gli onesti non hanno paura, anzi chiedono regole certe e inflessibili; è ovvio che quando sono coinvolte istituzioni e funzionari è la dimostrazione che le leggi per gli amici si interpretano e per altri si applicano. Esistono tecnici e soluzioni che possono risolvere i problemi ma la zona grigia non vuole, e mi sembra anche le istituzioni. Facciamo tornare onestà e buonsenso, il resto è fumo.
Fumo sono le inchieste che prestano il fianco al clima forcaiolo: l’agroalimentare italiano (e bio ancor di più) è ricercato in tutto il mondo e tedeschi, giapponesi, americani NON HANNO L’ANELLO AL NASO…come invece fin troppi teledipendenti dallo scandalismo un tanto al kilo
Ma perché non si fanno i nomi delle aziende che lavorano nel pieno rispetto delle regole?
Fate i nomi! Non si può far di tutta un erba un fascio.
Mio padre ha un’azienda agricola biologica ed e’ controllato da uno degli enti citati da Report, posso assicurarvi che noi come piccoli produttori biologici siamo iper controllati e il sistema funziona.
Un piccolo imprenditore non ha la possibilita’/capacita’, ne tantomeno l’interesse, a corrompere e rovinare il sistema, salvo casi (ahime’ purtroppo non rari) di delinquenza. Il vero problema nasce nella grande distribuzione, dove ci sono piu’ soldi e interessi, e di conseguenza corruzione.
Se avete realmente a cuore la vostra alimentazione l’unica cosa che potete fare, e che vi garantira’ piu’ garanzie, e’ di cercare di aiutare i piccoli imprenditori agricoli a chiudere la filiera.
Andate nei weekend a conoscere le aziende agricole, parlate con gli agricoltori, conosceteli, riavvicinatevi alla terra e per quanto possibile acquistate direttamente da loro.
Solo cosi’ potrete essere certi di cio’ che mangiate, altrimenti sarete solamente delle mere vittime, nonche’ complici, del sistema.
Qualcuno una volta disse: “I popoli che abbandonano la terra sono destinati alla decadenza”.
Nonostante la mia posizione politica sia molto distante dalla sua, penso avesse ragione…
Luis
Concordo pienamente su quanto hai detto. Bisogna privilegiare i piccoli produttori bio e lasciar perdere il biologico industriale
bravo Luis, ben detto
Il settore del biologico non va demonizzato, ma aiutato, anche per rispetto e solidarietà verso i tanti produttori onesti che lavorano dalla mattina alla sera per produrre prodotti rispettosi dell’ambiente e della salute. Ovvio che ci possano anche essere frodi ma si deve lavorare per scoprire e perseguire duramente chi fa il furbo. Mi ricordo comunque che in un’altra inchiesta che riguardava il riso biologico ne uscirono delle belle e vennero messi in luce sistemi di controlli e di produzioni quantomeno incompatibili. Quali misure siano poi state prese non si sa.
Dire assolutamente nulla, anzi, il settore del riso ha problemi anche peggiori che vengono accuratamente nascosti all’opinione pubblica da strane leggi che hanno come unico obiettivo quello di non andare a distruggere l’economia di alcune zone dell’Italia che sono basate su quelle coltivazioni.
Un’osservazione spiacevole. Qui, e nel servizio di Report, si discute all’infinito dei sistemi di certificazione. Bene, questo dimostra (per chi volesse tenere il cervello acceso) che i prodotti bio non hanno nessuna differenza, oggettivamente riscontrabile, dai prodotti non bio: altrimenti basterebbe fare un’analisi, e la falsa attestazione verrebbe evidenziata.
E allora, se il prodotto è indistinguibile, che merito ha l’agricoltura bio? Le affermazioni secondo cui sarebbero più salubri, che base razionale hanno? Ogni tanto si legge qualche articolo così costruito: abbiamo confrontato prodotti bio e non bio, e nei bio abbiamo trovato un tot per cento in più di x-y-z-w (sostanza chimica a piacere), e questo DIMOSTRA la superiorità del bio. Maddeché? Un ragionamento corretto sarebbe: la sostanza a-b-c-d è positiva (con prove scientifiche, prego), ora vediamo quale prodotto ne contiene di più.
Se in un prodotto convenzionale non sono state riscontrate differenze rispetto ad un prodotto bio (chimicamente parlando si intende) non significa che questo valga per tutti i prodotti convenzionali…
Che i limiti tra convenzionale e biologico siano differenti e più stringenti per il biologico è innegabile.
Ma la Liuzzi che ha provocato tutto questo problema e disastro ed ha discreditato Il settore del bio : che sanzioni ha avuto , che tipo di provvedimenti Sono stati presi nei loro confronti?
Sarebbe giusto veder pagare con la detenzione simile reato
da consumatore, seguo il mondo biologico sin dagli anni ottanta e, credendoci fermamente, lo difendo anche in mezzo a queste bufere. capisco la “disperazione” di coloro che vedono buttare fango sul loro prezioso ed onesto lavoro, ma, in un Paese dove la corruzione ha sempre costituito un cancro del sistema e dove la crisi ha acuito ancor più il fenomeno, devo saper anche apprezzare l’impegno svolto da una banda di giornalisti TV che mettono in luce come e quali trame vengono intessute dal malaffare. certo, Gabanelli & C. si sono mossi sul problema come una lama girata nella ferita, senza pensare alle gravi ripercussioni che il bio onesto avrebbe subìto, ma, francamente, a loro interessa solo scoperchiare il marcio e non credo che nutrano interessi diffamatori sull’intero mondo del biologico. sarebbe utile, magari, che qualche rappresentanza facesse notare a Report che detto mondo consiste anche e soprattutto di gente seria ed appassionata, che lavora tanto e responsabilmente per guadagnarsi il proprio spazio sul mercato e ci facesse anche un bel servizio.
Ottimo Luigi,
ARTICOLI E INTERE PUNTATE CHE NE DESCRIVANO IL VALORE, IL SACRIFICIO E L’UTILITA’…
dicevo infatti poco sopra, per ripagare e riequilibrare almeno in parte un cieco pluriennale accanimento che ha fatto male soprattutto alla stragrande maggioranza di operatori onesti e qualificati
ma parlar bene di persone serie ed appassionate il cui prezioso lavoro è utile anche all’indotto commerciale, turistico e al superstite Paesaggio e alla stabiltà idrogeologica non fa un’audience tale da giustificare i megastipendi delle STAR TV.
Assecondare lo scandalismo (degli altri) e il cupo clima italico da cupio dissolvi, invece….
Esattamente, condivido le parole di Fabrizio, ma in Italia funziona cosi’ purtroppo.
Vivo all’estero (Norvegia) da un anno e qui, i buoni modelli sono ancora valorizzati. Esistono manifestazioni dedicate all’agricoltura, ai pompieri, alle forze dell’ordine, etc. Vengo proposti e valorizzati buoni modelli, non evidenziati solo i cattivi. Penso che oltre ai vari truffatori e disonesti in Italia, abbiamo anche un grosso problema culturale e di modelli di informazione. Colpevoli scuole che non educano piu’ e giornalisti/televisioni che propongono solo scandali e cattivi modelli.
Poveri noi, mi vengono gia’ i brividi per quando dovro’ tornare…
Report fa inchieste, non documentari. Quella è prerogativa di altri programmi. Se c’è un problema, per risolverlo, spesso c’è bisogno di uno scandalo, altrimenti tutto continua a procedere allo stesso modo, nemmeno la magistratura è riuscita a cambiare nulla in questa specifica vicenda,dove un ministro si è messo a mediare per evitare pene gravi ai colpevoli di frode. Fabrizio,cosa bisognerebbe fare di fronte agli illeciti?Nascondere la testa sotto la sabbia, altrimenti potrebbero rimetterci gli onesti?Con questa filosofia ogni crimine dovrebbe restare impunito.
Il biologico ha un problema unico, per come è pensato in toto, non è un prodotto per tutti, nel momento in cui raggiunge una distribuzione di massa (e tutti in teoria dovrebbero avere il diritto all’accesso di un bene), inizia a seguire le dinamiche di mercato di qualsiasi altro prodotto alimentare e non, con consumatori non più disposti a riconoscere economicamente il suo plus valore sociale e ambientale e commercianti che pur di starci dentro sono disposti a ricorrere all’illecito. Questo comporta l’inevitabile distanziarsi dalla sua filosofia originale, che lo rende pregiato e appetibile.
Inquietante l’import dalla Romania, il citato sistema informatico penso sia inefficace in questo caso. Perché non fare i nomi di chi vende questi prodotti, come capire fino a dove la filiera è pulita ?
IL BIOLOGICO E’ UN BLUF ….e la trasmissione REPORT dovrebbe aver aperto gli occhi, definitivamente, a tutti coloro che sono convinti che esistano prodotti alimentari simili !
Signori non dobbiamo dimenticarci che un delinquente è pur sempre un delinquente indipendentemente che sia o non sia nel settore Biologico. Le persone oneste (la maggior parte) fanno bene il loro lavoro.
Per quanto riguarda i delinquenti hanno trovato una buona occasione nel Bio, ma ciò non toglie che delinquerebbero anche su prodotti non Bio. La “patologia”del delinquente non guarda in faccia a nessuno. Ricordiamoci che sono persone che vivono è studiano in maniera sistematica ed approfondita come aggirare le leggi, cioè lo fanno di mestiere con impegno, quindi non è facile ed immediato scoprirli.
Non bisogna mai abbassare la guardia ma non è sempre facile beccarli.
Bisogna renderli la vita difficile
Antonio