Semi di soia in una ciotola e in un sacco di iuta
soia
Soia non dichiarata in etichetta di riso e mais tostati dalla Spagna

Nella settimana n°50 del 2016 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 81 (8 quelle inviate dal Ministero della salute italiano).

L’elenco dei prodotti distribuiti in Italia oggetto di allerta comprende due casi: soia non dichiarata in etichetta di riso e mais tostati dalla Spagna; mercurio in pesce spada affumicato refrigerato (Xiphias gladius) dalla Spagna.

Nella lista delle informative sui prodotti diffusi in Italia che non implicano un intervento urgente troviamo: presenza di Salmonella anatum, Salmonella infantis e Salmonella Livingstone in pasti a base di carne destinati ad animali domestici, provenienti dalla Polonia.

La Danimarca segnala purea di frutta biologica infestata da muffe

Tra i lotti respinti alle frontiere od oggetto di informazione, l’Italia segnala nuovo prodotto alimentare non autorizzato come ingrediente, la pianta Canihua (Chenopodium Pallidicaule) dal Perù; infestazione di parassiti (Anisakis) in rana pescatrice (Lophius piscatorius) refrigerata dalla Francia; frullatori ad immersione elettrici dalla Cina non idonei per l’utilizzo come materiale a contatto con gli alimenti; aflatossine (B1) in noccioli amari di albicocca dall’Uzbekistan, attraverso la Turchia; sospetta presenza di tossina di Shiga, prodotta dal gruppo Escherichia coli, in carni bovine dal Brasile; aflatossine (B1) in pistacchi sgusciati dall’Iran, attraverso la Turchia.

Questa settimana tra le esportazioni italiane in altri Paesi che sono state ritirate dal mercato la Danimarca segnala purea di frutta biologica infestata da muffe.

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Alberto
Alberto
21 Dicembre 2016 10:07

Anche questa settimana si legge che sono stati bloccati dei “frullatori elettrici ad immersione provenienti dalla Cina, a causa dell’utilizzo di materiali non idonei al contatto con gli alimenti”.

Il 12/12/2016 si leggeva di “migrazione di nichel e livello di migrazione globale troppo alto da macchina per la pasta dalla Cina” e “livello di migrazione globale troppo alto da ampolle d’acciaio provenienti dalla Cina”.

Il 22/11/2016 si segnalava “migrazione di cromo da cucchiaio e migrazione di nichel da una forchetta facenti parte di un set di posate dalla Cina” e “migrazione di nichel, di manganese e livello di migrazione globale troppo elevato da macchina per la pasta in acciaio dalla Cina”.

Il 15/11/2016 si segnalava “migrazione di manganese e livello di migrazione globale troppo alto da padella tipo “wok” dalla Cina” e ancora “livello di migrazione globale troppo alto da cestino per cottura a vapore dalla Cina” e ancora “livello di migrazione globale troppo alto da teglie in acciaio provenienti dalla Cina”.

Il 08/11/2016 si leggeva di “migrazione di nichel e livello di migrazione globale troppo alto da mixer con ciotola e ganci dalla Cina”.

Il 02/11/2016 segnalavano “migrazione di cromo, nichel e manganese e livello troppo elevato di migrazione globale da set di setacci per farina in acciaio inox provenienti dalla Cina”.

Il 25 ottobre invece si segnalava “migrazione di cromo e di manganese da friggitrice, cesto di frutta e setaccio per farina dalla Cina”.

E si potrebbe andare indietro per tutto l’anno… Ora questi ritiri non riguardano solo attrezzi destinati ad uso alimentare. Per analogia ricordo bene che nel 2007 l’azienda americana di giocattoli fu costretta a ritirare dal mercato milioni di macchinine giocattolo della linea “Cars” (il famoso film a cartoni animati della Pixar) prodotte in Cina, perché verniciate con vernici tossiche al piombo. E poi c’è il problema dei vestiti tinti con vernici tossiche, compresi quelli per bambini, che si trovano nei mercati o in certi discount…

Allora io mi chiedo: ma quanto conviene produrre a basso costo nei paesi asiatici attrezzi e altri prodotti, se poi corriamo questi rischi? In Italia ci sono empori cinesi o negozietti dove si compera tutto ad 1 euro, traboccanti di merci di ogni tipo… ma siamo certi che non siano pericolose?

Alla fine, come già è stato notato per i consumi alimentari, chi è ricco compera ed adopera prodotti di marca, magari “di design”, di elevata qualità e non pericolosi per la salute (forse, perché comunque tanti oggetti venduti e tanta componentistica utilizzata dalle marche più blasonate provengono dai paesi asiatici) mentre chi è povero acquista prodotti a basso costo, nei mercati rionali o nei negozi del “tutto a 1 euro”, per i quali sarei curioso di conoscere la frequenza dei controlli.

Si controlla sempre tutto o c’è il rischio che qualcosa sfugga?

doriadela
doriadela
Reply to  Alberto
21 Dicembre 2016 16:24

io non sono ricca. faccio due lavori perchè mio marito è disoccupato. come si suol dire, sbarchiamo il lunario. per anni ho fatto a meno di un frullatore ad immersione, finchè ho avuto i soldi sufficienti e ho trovato un’offerta vantaggiosa su un bellissimo minipimer tedesco. 100 e qualcosa euro, e la garanzia che sarà il mio minipimer per una vita. lo tengo benissimo, lo uso spesso, è stato un acquisto OTTIMO. la mia collega, messa non molto meglio di me come soldi, invece è una frequentatrice di negozi cinesi… ha la casa piena di paccottiglia, e preferisce spendere 400€ su un nuovo cellulare tutti gli anni.

non è questione di ricchi e poveri: è questione di volere tutto (a poco prezzo). quello è il problema.

ezio
ezio
24 Dicembre 2016 11:52

Spesso piove sul bagnato e chi spende poco spende il doppio.
La qualità non salva solo la salute ma tutta l’economia e l’ambiente, oltre ad essere educativa non solo per le nuove generazioni, ma anche per le attuali degenerate da un consumismo distorto e sfrenato.
La Cina sta distruggendo il proprio ambiente, l’economia mondiale, la salute dei lavoratori ed abitanti delle loro città più inquinate al mondo, esportando quest’opera in tutto il pianeta.