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Fino a qualche anno fa, in una serata tra amici, quando arrivava l’ora di cena c’era sempre qualcuno che diceva: “Pizza?”. Si prendeva il menu (cartaceo) della propria pizzeria di fiducia e si chiamava per ordinare. Oggi sono cambiate parecchie cose. Grazie alle app si possono trovare decine e decine di ristoranti di qualsiasi tipo e il menu si “scorre” direttamente dallo smartphone. A causa dei ritmi frenetici della giornata e della poca voglia di stare ai fornelli, il take away è diventato una quotidianità, specialmente tra i più giovani.

Le tendenze sul cibo pronto e d’asporto le ha indagate Eurispes, che ha pubblicato il “Rapporto Italia 2020”, il ritratto della situazione economica, politica e socioculturale del nostro Paese. Tra conferme, novità e sorprese spiccano anche indagini riguardo l’obesità infantile, i consumatori vegetariani e vegani, le diete senza lattosio e senza glutine e l’utilizzo di alimenti alla cannabis.

Secondo questa ricerca, l’Italia conquista il record negativo per l’obesità infantile maschile (21%), al secondo posto dopo Cipro, e al quarto per quello femminile (14%), nonostante i miglioramenti compiuti negli ultimi dieci anni. In una stima media ne deriva che i bambini in sovrappeso sono il 21,3% mentre il 9,3% risulta obeso. Per di più, i bambini sovrappeso già all’asilo hanno un rischio 4 volte maggiore di essere obesi nel corso dell’adolescenza. Inoltre, si considera che un bambino obeso a 6 anni ha più del 50% di probabilità di essere a sua volta un adulto obeso.

Negli anni a cavallo tra il 2008/2009 e il 2016, secondo gli studi di monitoraggio tra i bambini della scuola primaria di età compresa tra gli 8 e i 9 anni, l’incidenza del sovrappeso è diminuita dal 44,4% al 39,4%, mentre l’obesità è scesa dal 21,2% al 17%. Fortunatamente, l’obesità in età evolutiva è trattabile intervenendo direttamente sui fattori ambientali (come stress e ambiente sociale) e su un miglioramento dello stile di vita; infatti solo nel 5% dei casi è conseguenza di patologie (ipersecrezione di cortisolo, ipotiroidismo, iperinsulinismo) ed altre cause identificabili.

grasso obesità
Un bambino obeso a 6 anni ha più del 50% di probabilità di essere a sua volta un adulto obeso

Un altro aspetto che emerge dal Rapporto Eurispes è il numero di vegetariani e vegani, in totale l’8,9%, in aumento rispetto al 2018 e 2019. In particolare, il 6,7% degli italiani intervistati afferma di essere vegetariano mentre il 2,2% dichiara di essere vegano. Tra le motivazioni alla base della scelta si trovano soprattutto la salute e il benessere (23,2%) e l’amore e il rispetto nei confronti del mondo animale (22,2%). Nell’anno di Greta Thunberg, sorprende il dato per quanto riguarda la salvaguardia e la tutela nei confronti dell’ambiente, solo 5,1%.

Per quanto riguarda le diete “senza” il 18,7% degli italiani ha un’alimentazione priva di lattosio mentre il 14,6% mangia cibi senza glutine. Anche se quest’ultimo dato si scontra con l’ultimo rapporto dell’AIC (Associazione Italiana Celiaci), secondo cui la popolazione celiaca sia pari al 2%. Sarebbero quindi molte di più le persone che si affidano ai cibi senza glutine anche se non hanno questo bisogno. Sia nel caso del lattosio che nel caso del glutine è superiore la percentuale di donne, rispetto agli uomini, che si trovano ad eliminare l’alimento dalla dieta: 20,2% e 17,1% nel primo caso, 16,3% e 12,8% nel secondo.

rapporto Eurispes
Secondo il rapporto Eurispes il 55,4% del campione intervistato non avrebbe alcuna intenzione di provare i cibi a base di cannabis

Curiosa è la statistica del rapporto Eurispes sul consumo di cibi ottenuti dai semi o dalla farina di canapa (Cannabis sativa). Secondo il rapporto il 5,1% degli intervistati la utilizza normalmente nella dieta. Il 23,1% del campione sarebbe curioso di provare questi alimenti, mentre il 16,4% li ha già sperimentati almeno una volta. La fetta maggiore, pari al 55,4% del campione intervistato, risponde in modo negativo alla domanda e non avrebbe alcuna intenzione di provare i cibi a base di cannabis light.

Per quanto riguarda le tendenze sul cibo pronto e il food delivery, l’istituto di ricerca afferma che il 70,3% degli italiani ha l’abitudine di prendere cibi già cucinati destinati all’asporto mentre il 54% compra cibo a domicilio. Molto diffusa è anche l’abitudine di coloro che acquistano sui banchi del supermercato e della grande distribuzione prodotti industriali che richiedono qualche minuto per essere pronti (61,9%). In tutte e tre queste modalità i più grandi consumatori sono i più giovani (18-24 anni).

“La cucina casalinga sta per sparire”, queste sono le parole dell’architetto e designer francese Philippe Starck. Ma se questo si avvererà lo sapremo solo leggendo tra qualche anno il “Rapporto Italia 2030”, stando comodamente a casa a guardare Masterchef e aspettando che la nostra cena suoni al citofono.

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luigi
luigi
13 Febbraio 2020 12:48

se risulta vero il dato che il 70% degli italiani ha l’abitudine di acquistare cibo già pronto per il consumo, allora la tendenza è quella, oltre che di inseguire le consuetudini nordamericane, di abbandonare sempre più l’interesse verso la qualità di ciò che si mangia, non curandosi più di conoscerne la materia prima e delle buone pratiche per prepararle e portarle in tavola. a mio modo di vedere, ciò rappresenta un disvalore che potrebbe ripercuotersi un domani sulla propria salute…