pubblicità sanfruit
Le immagini della pubblicità di SanFruit di Sant’Anna non rispettano la dignità della donna, scatta censura

La pubblicità SanFruit Sant’Anna, diffusa attraverso dei manifesti  nella metropolitana milanese è stata censurata dal  Comitato di Controllo del Giurì e deve essere ritirato. Il messaggio mostrava l’immagine dei nuovi succhi di frutta affiancati dal fondoschiena di una donna in costume, con le mani appoggiate sui fianchi, il tutto abbinato allo slogan  “Il gusto pieno della frutta”. Nella sentenza di censura  la decisione viene motivata perché:  il corpo femminile viene equiparato ai prodotti che si pubblicizzano accostando la pienezza del gusto a quella della parte anatomica esposta.

 

Tutto ciò in spregio a quanto previsto dall’art. 10 del Codice, secondo cui “la comunicazione commerciale deve rispettare la dignità della persona umana in tutte le sue forme ed espressioni”. Il testo prosegue dicendo Il corpo femminile nel caso di specie è ridotto alla stregua di un prodotto da consumare, realizzando un ingiustificato svilimento della sua dignità e la sua mercificazione: il particolare anatomico viene utilizzato a fini meramente commerciali, peraltro senza alcuna attinenza al prodotto ma al solo scopo di colpire l’attenzione del pubblico ad ogni costo.

 

sanfruit pubblicitàIn Italia non esiste una legge che permette di censurare queste forme di pubblicità sessiste. Il Comitato di controllo del Giurì della pubblicità è l’unico organo che si occupa di monitorare e censurare i numerosi messaggi che offendono la dignità del corpo femminile . Purtroppo si  tratta di una struttura volontaria costituita da aziende e dai media che non prevede multe ammende o altri tipi di pena. Chi  viola il codice deve solo  interrompere immediatamente  la campagna. Le sentenze del Giurì in genere arrivano quando la campagna pubblicitaria è finita,  tranne quando si tratta di messaggi che violano la dignità femminile. In questi casi le decisioni vengono prese in pochi giorni .

Sara Rossi

 

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Fabrizio Giudici
19 Giugno 2014 22:58

Diciamo che quel “tranne che” è molto relativo. Anche pubblicità di colle e vernici, come Saratoga, fanno uso improprio del corpo femminile e la merce pubblicizzata proprio non ci azzecca nulla, eppure mi pare che nessuno le abbia denunciate; certamente il Giurì non le ha censurate.

Questa non è una critica alla censura di SanFruit, ma mi piacerebbe vedere più coerenza.

Serena
Serena
20 Giugno 2014 15:42

Grazie di questo articolo. Purtroppo per quel che riguarda questi casi di pubblicità degradanti, noto spesso la pessima tendenza a non capire il problema ed accusare di moralismi chi chiede e auspica una maggiore dignità nei messaggi pubblicitari.