La pubblicità SanFruit Sant’Anna, diffusa attraverso dei manifesti nella metropolitana milanese è stata censurata dal Comitato di Controllo dello IAP e deve essere ritirato. Il messaggio mostrava l’immagine dei nuovi succhi di frutta affiancati dal fondoschiena di una donna in costume, con le mani appoggiate sui fianchi, il tutto abbinato allo slogan “Il gusto pieno della frutta”. Nella sentenza di censura la decisione viene motivata così: “il corpo femminile viene equiparato ai prodotti che si pubblicizzano accostando la pienezza del gusto a quella della parte anatomica esposta”.
Pubblicità SanFruit e comunicazione lesiva della dignità della donna
Tutto ciò in spregio a quanto previsto dall’art. 10 del Codice, secondo cui “la comunicazione commerciale deve rispettare la dignità della persona umana in tutte le sue forme ed espressioni”. Il testo prosegue dicendo Il corpo femminile nel caso di specie è ridotto alla stregua di un prodotto da consumare, realizzando un ingiustificato svilimento della sua dignità e la sua mercificazione: il particolare anatomico viene utilizzato a fini meramente commerciali, peraltro senza alcuna attinenza al prodotto ma al solo scopo di colpire l’attenzione del pubblico ad ogni costo.
In Italia non esiste una legge che permette di censurare queste forme di pubblicità sessiste. Il Comitato di controllo dell’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria è l’unico organo che si occupa di monitorare e censurare i numerosi messaggi che offendono la dignità del corpo femminile. Purtroppo si tratta di una struttura volontaria costituita da aziende e dai media che non prevede multe ammende o altri tipi di pena. Chi viola il codice deve solo interrompere immediatamente la campagna. Le sentenze dello IAP in genere arrivano quando la campagna pubblicitaria è finita, tranne quando si tratta di messaggi che violano la dignità femminile. In questi casi le decisioni vengono prese in pochi giorni.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Diciamo che quel “tranne che” è molto relativo. Anche pubblicità di colle e vernici, come Saratoga, fanno uso improprio del corpo femminile e la merce pubblicizzata proprio non ci azzecca nulla, eppure mi pare che nessuno le abbia denunciate; certamente il Giurì non le ha censurate.
Questa non è una critica alla censura di SanFruit, ma mi piacerebbe vedere più coerenza.
Noi ci occupiamo di food. Se va nel sito del Giurì ci sono molte pubblicità censurate che offendono la dignità della donna e troverà anche forse anche settore merceologico di cui parla.
Grazie di questo articolo. Purtroppo per quel che riguarda questi casi di pubblicità degradanti, noto spesso la pessima tendenza a non capire il problema ed accusare di moralismi chi chiede e auspica una maggiore dignità nei messaggi pubblicitari.